“Sembra che si sia finalmente acceso l’interesse per i collegamenti ferroviari da attivare in tutta Italia per inserire nel circuito sociale, economico e turistico località al momento lasciate nel più completo abbandono. Nel caso della Tav o del Tav non si tratta evidentemente di mancanza di collegamenti, bensì, a quanto pare, di permettere la realizzazione di una infrastruttura veloce di rilevanza europea”.
Ad Ascoli, la sezione “William Scalabroni” di Italia Nostra e il Comitato “Un treno per Roma” non mollano. Anzi, prendono carta e penna e scrivono di nuovo al vice presidente del Consiglio dei ministri (Luigi Di Maio) al ministro delle Infrastrutture (Danilo Toninelli), al governatore del Lazio (Nicola Zinagretti), ai parlamentari eletti nell’Ascolano (Giorgia Latini,, Rachele Silvestri, Roberto Cataldi, Giorgio Fede), al commissario al terremoto centro Italia (Piero Farabollini), a tutti i sindaci dell’area del terremoto della provincia di Ascoli, al sindaco di Rieti (Antonio Cicchetti), alla vice presidente della Regione Marche (Anna Casini) e a tutte le Associazioni culturali e di tutela e agli Ordini professionali del Piceno.
“Negli altri casi – prosegue Italia Nostra – si tratta di infrastrutture che interessano perlopiù il territorio nazionale, anche se in alcuni casi i collegamenti potrebbero assumere una importanza di rilievo europeo. Ma purtroppo le proposte che vengono formulate non sono illuminate da evidente presa di coscienza di questa visione di ampia prospettiva. Appare, invece, prevalente quella di corto respiro che privilegia gli aspetti e le sollecitazioni, pur giustificabili, di respiro campanilistico e localistico. Così chi ha più forza o santi in Paradiso riesce a far emergere l’urgenza della soluzione delle proprie criticità. Gli altri, magari, pur in una condizione di maggiore sofferenza e più grave isolamento, devono accontentarsi del loro stato precario e della marginalizzazione. Così può accadere che di tutte le località si parli, mentre non si accenni mai alle condizioni di isolamento in cui versa tutto il territorio del Centro Italia per giunta colpito dalla ripetuta sequela degli eventi sismici. Succede, quindi, che mentre si parla giustamente della impossibilità di raggiungere Matera, capitale della Cultura, con il mezzo ferroviario, non si dica la stessa cosa per l’impossibilità di raggiungere con lo stesso mezzo Ascoli Piceno, città che sicuramente non è meno meritevole della città lucana di essere conosciuta e apprezzata per la ricchezza del suo centro storico monumentale e del contesto ambientale che esalta ulteriormente il suo commovente fascino”.
“Eppure, in questo caso, per inserire questa città e il territorio del centro Italia nel circuito delle località raggiungibili fruendo del collegamento ferroviario – continua – non si tratterebbe di effettuare investimenti insostenibili. Almeno in una prima battuta sarebbe sufficiente realizzare il collegamento ferroviario da Ascoli ad Antrodoco. Già questo breve tratto di linea ferrata, non più di 70 chilometri, consentirebbe di far uscire dall’isolamento la città delle 100 o 200 torri (per magari poter aspirare almeno alla nomina di Capitale della Cultura Italiana!), i due Parchi Nazionali del Gran Sasso e dei Monti della Laga e quello dei Monti Sibillini, e ridarebbe una speranza di vita alle località, da Arquata del Tronto a Montegallo, da Amatrice a Norcia, da Accumoli ad Acquasanta Terme che la violenza degli eventi simici ha praticamente ridotte spesso ad un ammasso informe di macerie. E’ quindi veramente strano e preoccupante che di tutte le altre località, pure meritevoli di interesse, si parli in continuazione, mentre di queste che vivono una condizione di abbandono e deprivazione insostenibile, non se ne parli mai e nessuno si preoccupi”.
La conclusione: “Il comitato “Un Treno per Roma”, sostenuto dalla sezione Italia Nostra di Ascoli, non può non esprimere la più profonda preoccupazione e delusione per questo sostanziale disinteresse e per la totale mancanza di una pur minima segnalazione della condizione di isolamento e di deprivazione in cui giace questa parte d’Italia anche nel momento di più grave sofferenza provocata dai ripetuti terrificanti eventi sismici”.
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