1999-2019, al voto come 20 anni fa
Il mondo è cambiato, la politica forse

ASCOLI - Le ultime elezioni prima del nuovo millennio sancirono l'inizio del dominio incontrastato del centrodestra prima con Piero Celani, poi con Guido Castelli. Ai tempi c'era ancora la lira, l'Ascoli Calcio era in serie C e si cantava col Festivalbar. Quello che sembra rimasto immutato è il panorama politico, con nomi pronti a candidarsi oggi come allora
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di Luca Capponi 

Nel 1999 c’era ancora la lira. Il ciclista Marco Pantani veniva fermato dall’antidoping a Madonna di Campiglio. A giugno moriva il grande presentatore Corrado, mentre De Andrè se ne era andato già da qualche mese. Benigni vinceva l’Oscar per “La vita è bella”, Celentano portava in tv, con successo, “Francamente me ne infischio” ed in testa nelle hit parade spopolavano i Lùnapop di Cesare Cremonini.

Pantani fermato a Madonna di Campiglio durante il Giro d’Italia 1999

Al comando negli Stati Uniti c’era Bill Clinton, in Italia il presidente del consiglio era Massimo D’Alema. Cominciavano a diffondersi i telefoni cellulari, la connessione Internet andava a rilento (laddove c’era) col modem a 56K, non si chattava ma spesso si telefonava dalle cabine, non c’erano i suv e non c’era nemmeno Wikipedia, che fedelmente ricorda come, sempre nel 1999, Cristiano Ronaldo giocava nelle giovanili dello Sporting Lisbona, Mbappè aveva qualche mese di vita e l’attaccante della Juve Moise Kean non era neanche nato.
Ad Ascoli si attendeva il ritorno del Festivalbar, il parcheggio di Porta Torricella era appena stato costruito, il centro commerciale “Al Battente” con annesso supermercato “Oasi” non c’era e nemmeno “Città delle Stelle”, per le strade era facile incontrare Pino Barba che cantava, in corso Trieste si ironizzava su “Beirut” (il diroccato complesso Di Sabatino, che poi fu ristrutturato), nel weekend c’era lo struscio serale in una piazza del Popolo gremita, l’Ascoli Calcio navigava nelle brutte acque della serie C ed alla guida di Enzo Ferrari, con Sossio Aruta in attacco, sfiorava i playoff arrivando ottava.

Cristiano Ronaldo ai tempi dello Sporting Lisbona

Il mondo stava cambiando. E sarebbe continuato a cambiare negli anni a venire. Anche attraverso il voto. Quell’anno, come oggi, elezioni europee e comunali erano in previsione nello stesso turno così come le provinciali, allora ancora appannaggio del suffragio popolare.
Il 12 giugno 1999, dunque, gli ascolani furono chiamati alle urne per ridisegnare Palazzo San Filippo e Arengo. Nel primo caso, finì con il ballottaggio tra Pietro Colonnella per il centrosinistra (sfiorò la vittoria al primo turno con il 49,89%) e il futuro sindaco di Ascoli Guido Castelli per il centrodestra: vinse il primo, riconfermandosi con il 52,5% dei voti.

Aruta con la maglia dell’Ascoli

Al Comune, invece, altra situazione. Roberto Allevi (Democratici di Sinistra, Democratici, Comunisti Italiani, Socialisti Democratici Italiani, Cristiano Sociali), tentava anche lui il bis, ma era insidiato da un Piero Celani alla sua prima esperienza politica di peso (supportato da Alleanza Nazionale, Forza Italia, Centro Cristiano Democratico-Cristiano Democratici Uniti), Davide Aliberti (Crescita), Domenico Procaccini (Partito Popolare Italiano, Rinnovamento Italiano), Maria Laura Olimpi (La Via Radicale) e Sestilio Meloni (Patto per Ascoli, Rifondazione Comunista, Federazione dei Verdi). Qui finì con la vittoria al primo turno di Celani con il 52,73%, mentre Allevi si fermò al 29,12%. Distanziati Procaccini (7,33%), Meloni (5,69%), Aliberti (4,10%) e la Olimpi (1,03%).
Celani, pochi giorni dopo il voto, dettava le priorità: «Riaprirò piazza Arringo al traffico, con senso unico oppure a fasce orarie».

Un ritaglio di giornale (Corriere Adriatico) coi risultati delle comunali 1999

Per quanto riguarda le preferenze per il Consiglio comunale, i più votati risultarono Amedeo Ciccanti del Ccd-Cdu (543 voti) e Andrea Antonini di Alleanza Nazionale (457 voti). Oltre a loro, nell’assise entrarono: Massimiliano Brugni, Achille Buonfigli, Gerardo Cipriani, Pietro Seghetti, Nico Stallone, Vittorio Fusetti, Alessandro Galosi, Massimo Mancini, Paolo Micucci e Giulio Natali per An, Giuseppe Mercuri, Fernando Manes, Valeriano Camela, Pietro Andolfi, Renato Gabrielli, Giuseppe Pati, Gabriella Piccioni e Gianni Silvestri per Forza Italia, Giovanni Angelini, Cesare Celani, Luigi Lattanzi, Achille Marcucci per Ccd-Cdu, Domenico Procaccini, Nello Censori e Alessandro Filiaggi per il Ppi, Aliberti per Crescita, Allevi, Domenico Bachetti, Gianfranco Bastiani, Stefano Corradetti, Nazzareno Firmani e Mauro Gionni per il centrosinistra, Meloni e Domenico Ciannavei (Patto per Ascoli), Luca Urzì, Francesco Leccesi e Luciana Moretti (Asinello) e Luciano Speranza del Pdci.
Tra i non eletti, nomi importanti come Claudio Sesto Travanti (assessore nel Celani bis e col primo Castelli, prima di passare all’opposizione), Maria Vittoria Minola, Gaetano Rinaldi, Raniero Isopi, Donatella Ferretti (già assessore ed attuale vicesindaco), Igino Cacciatori, Fabrizio Cipollini, Simona Flammini, Maurizio Frascarelli, Fulvio Mariotti, Monica Acciarri, Anna Maria Rozzi, Franco Laganà, Paolo Prezzavento.

Immagini sfocate (anche nei ricordi) per il Festivalbar in piazza del Popolo

Questo il quadro, più o meno sintetico, di due decenni fa. Un anno spartiacque, soprattutto per il centrodestra che da lì iniziò un dominio incontrastato: Celani farà il bis nel 2004, seguito da dieci anni di Castelli, col secondo mandato da percentuali record (58,92%). Molti degli eletti di allora sono ancora in pista e pronti a riproporsi (nel lotto dell’annata 1999 manca Pietro Frenquellucci, oggi candidato Pd, solo perché fu assessore più di dieci anni prima, nel 1987), altri si sono ritirati dalla politica, altri hanno cambiato casacca (in alcuni casi più di una…), altri ancora sono diventati stakanovisti del Consiglio comunale o della candidatura e siedono in assise (o almeno ci provano) ininterrottamente da quel 1999. Nel frattempo sono nati nuovi partiti, nuovi movimenti, nuove liste, e si sono affacciate anche figure diverse, com’è normale che sia. Gli slogan sono però gli stessi di sempre, al netto delle alleanze, dei litigi più o meno noti, delle lotte interne e delle convenienze. “E’ la politica, bellezza” si potrebbe dire mutuando una nota citazione cinematografica. E, al netto di ogni gattopardismo, ricordarsi come spesso tutto sembra cambiare per restare esattamente com’era.

 


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