Qualcuno ci salvi dai santini…e non solo
di Luca Capponi
Prima c’erano solo l’immancabile “santino” o la più impegnativa (e provante per chi la riceve) telefonata a casa: «Dai vieni, ti presento il candidato, è un incontro aperto a chiunque abbia voglia di confrontarsi». Frasi sempre di circostanza, preimpostate, da call center, spesso inadatte a nascondere il vero obiettivo del disegno: il sacro e preziosissimo voto alle elezioni. Ecco, il segreto principale è proprio questo: nessuno chiedendo implicitamente il voto parlerà mai esplicitamente di voto. Al massimo un «mi raccomando a maggio…» o una promessa se i rapporti interpersonali sono più confidenziali della norma. Ma mai uno scarno «vota questo o vota quello o vota per me»; frase sconveniente, troppo sfrontata, lasciata alla bassa manovalanza dell’ultimo dei tirapiedi che pure a livello locale esistono e operano, e come se operano. Ghirigori ovunque, dunque, pur di infarcire la portata.
Si vota…l’importante è arrivarci vivi
Non farebbero prima, anziché arrivare a livelli da stalking spinto (e spesso anche di elevata ridicolaggine), giungendo direttamente al punto? «Guarda, riempirò di volantini la cassetta della posta, i tergicristalli dell’auto finanche le tasche dei pantaloni se mai oserai distrarti, arriverò a telefonare, messaggiare, whatsappare anche di notte ma devi fare il tuo dovere: vota per tizio!». Probabilmente sì, o forse no. Probabilmente non lo sapremo mai. Di sicuro c’è che lo scenario, con l’avvicinarsi del fatidico 26 maggio, diverrà via via sempre più apocalittico tra manifesti affissi su ogni tipo di superficie, tribune elettorali a iosa, tv, giornali, filodiffusione dalle auto a zonzo e tutto quanto può contribuire a portare sull’insana via anche l’uomo più retto.
La mitica maglietta anti-santino creata da Mimì Giovannozzi
Prima c’erano il santino o la telefonata, si diceva. Ma oggi è peggio. Oggi ci sono pure i servizi di messaggistica istantanea e i social. Lì è più dura fuggire, defilarsi, sottrarsi con classe. Anche i più convinti sostenitori del «tanto dico sì (o no, o forse) a tutti» tentennano dinanzi a quelle armi di distruzione di massa che sono i Whatsapp e Facebook nel periodo elettorale. Un’offensiva che ancora deve entrare nel vivo, ma di cui le avvisaglie sono ben chiare fin da ora. Nei 23 comuni del Piceno chiamati alle urne già si trema al sol pensiero di venire (pure) virtualmente bersagliati. Cliccare, chiudere le finestre, bloccare, togliere o mettere il “mi piace” servirà a poco, perché tanto quella faccia che non vuoi vedere te la ritroverai comunque davanti. In ogni caso. “No way out”, come il film con Kevin Costner del 1987.
Sì, perché contro l’invasività della micidiale accoppiata politica-social nulla può neanche anche il metodo più estremo di difesa, la sempiterna maglietta-antidoto concepita dal vulcanico creativo ascolano Mimì Giovannozzi: “E’ inutile che t’accosti, tanto non ti voto”. Magari ne esistesse una versione efficace anche per computer e telefonini…
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