di Claudio Felicetti
Il pauroso incendio avvenuto due giorni fa alla Finproject, azienda che produce materie plastiche situata a ridosso dell’abitato di Villa Sant’Antonio, ha fatto scattare un nuovo allarme inquinamento tra i residenti della popolosa frazione divisa a metà tra i comuni di Ascoli e Castel di Lama, costretti da decenni a subire disagi e rischi per la propria salute a causa di insediamenti realizzati, colpevolmente, a un passo dalle loro abitazioni. Senza dimenticare le discariche abusive, le 38.000 tonnellate di scorie pericolose sul piazzale dell’Ocma e i fumi sospetti che si diffondono spesso nell’aria.
Il rogo alla Finproject, che ha causato una colonna di fumo denso e nero diffusosi subito nei dintorni, è l’ultimo caso dei tanti che hanno messo in allarme la popolazione e a rischio la salute e l’ambiente. Le rassicurazioni dell’azienda, e i primi provvedimenti adottati dal Dipartimento di Prevenzione dell’Asur con ordinanza del sindaco Guido Castelli (divieto di utilizzo dei prodotti ortofrutticoli coltivati nel raggio di 500 metri), non tranquillizzano affatto i residenti, che si sono rivolti all’Arpam per avere certezze sulla non pericolosità delle polveri ricadute sul terreno.
«Appare inverosimile quanto dichiarato dalla Finproject – sostengono gli agguerriti rappresentanti del comitato civico “Aria pulita”- atteso che erano evidenti fumi intensi e neri notoriamente prodotti dalla combustione di materiali plastici. Per tale ragione, chiediamo la verifica dei controlli effettivamente eseguiti dall’Arpam. Vogliamo conoscere su cosa si fondano realmente le velocissime e sorprendenti rassicurazioni che gli enti preposti si sono prodigati in brevissimo tempo a fornire. La popolazione di Villa Sant’Antonio e Castel di Lama, continuamente soggetta a questi eventi, è particolarmente vulnerabile, vista la vicinanza alla zona industriale».
«Un tempo -proseguono gli esponenti del comitato – le amministrazioni (Regione e Provincia, ndr) avevano dotato la zona di una centralina di monitoraggio delle polveri, ma proprio perché dava valori allarmanti, invece di provvedere alla tutela della salute dei cittadini con provvedimenti adeguati, si è proceduto allo spegnimento della centralina stessa. Per autodifesa, vista la latitanza delle istituzioni, la popolazione in breve tempo ha raccolto già la somma necessaria per l’acquisto e l’installazione di due centraline nella zona. E la raccolta di fondi prosegue».
«La sensibilità e l’attivazione corale della popolazione -incalzano i residenti- devono tuttavia far capire alle istituzioni che non possono rimanere colpevolmente assenti e che si deve provvedere con interventi pubblici in tempi celeri. Va installata nuovamente e al più presto la centralina pubblica con i controlli costanti dell’Arpam e, in caso di superamento dei limiti di legge, vanno adottati i provvedimenti del caso. La zona è altamente a rischio e la salute dei residenti, ormai esasperati a causa di miasmi, polveri e inquinamenti vari, va assolutamente tutelata».
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