di Maria Nerina Galiè
In dieci anni la parola microzonazione sismica è passata dall’essere conosciuta, forse, da un’elitaria comunità scientifica a strumento indispensabile per la ricostruzione nei territori colpiti dal terremoto e, si spera, futuro vademecum per ogni nuova pratica edilizia. Quella di terzo livello, per cui sono stati stanziati 6 milioni e mezzo per i 140 Comuni del cratere, è l’unico strumento al momento che permette, se non di prevenire il terremoto, almeno di costruire o ricostruire in maniera che la prossima scossa faccia un po’ meno paura. E meno danni. Perché con il terremoto ci dobbiamo convivere. Così, tra dati allarmanti ma reali ed azioni mirate a ridare una significativa speranza, nella giornata formativa sul ruolo della “Microzonazione nelle politiche di riduzione del rischio sismico” di venerdì 12 aprile nella sede municipale di Force, si sono susseguiti gli interventi di Piero Farabollini, commissario straordinario per la ricostruzione; David Piccinini dirigente del servizio di Protezione Civile della Regione Marche; Dario Albarello presidente del Centro nazionale di microzonazione; Mauro Dolce consulente scientifico del Capo Dipartimento Nazionale di Protezione Civile.
A fare da moderatore Pierpaolo Tiberi, responsabile del programma regionale per gli studi di microzonazione sismica, da padrone di casa invece il sindaco Augusto Curti. Quest’ultimo ha aperto i lavori e, dopo i saluti ed i ringraziamenti di rito, ha lanciato una proposta pertinente: «Lo studio aiuta a capire come reagisce una zona alle scosse e seguendolo possiamo ricostruire in maniera sicura. Laddove abbiamo accelerazione sismica maggiore, perché non prevedere un contributo per la ricostruzione di almeno il 10% in più?». Sergio Fabiani, presidente della Provincia di Ascoli e Maurizio Mangialardi, presidente dell’Anci Marche, hanno introdotto l’argomento come rappresentanti Istituzionali. Presenti in sala anche numerosi sindaci dei Comuni vicini, sia del Piceno che del Fermano, e diversi tecnici.
«La Microzonazione deve camminare a braccetto con la ricostruzione – ha detto Mangialardi – per la quale attendiamo un decreto che non sia Genova o Catania, ma parli del terremoto della nostra regione e contenga i suggerimenti che abbiamo dato». L’idea di ricostruzione di Farabollini è lontana dal concetto di “dov’era e com’era”. «Mi ritrovo meglio nella frase “autentico ma non identico” che ho mutuato dal vescovo di Rieti» ha confessato, ribadendo la necessità di ricostruire in sicurezza, «perché il terremoto si farà sentire di nuovo e dobbiamo tenerne conto iniziando un percorso che dovrà coinvolgere sindaci, professionisti e cittadini».
«Come geologo e commissario – ha continuato – ho voluto, all’interno del nuovo decreto che ha accorpato lo sbloccacantieri e Catania e ormai prossimo all’emanazione, una norma che permetta di aumentare il compenso per le relazioni specialistiche di risposta sismica. Inoltre sto lavorando ad una nuova ordinanza per utilizzare i 900.000 euro residui dalle microzonazioni di terzo livello per studiare quelle instabilità classificate ed evidenziate ma non ancora investigate». «Qualità nella ricostruzione, mal si sposa con velocità, ma non per questo dobbiamo prendercela comoda – ha aggiunto – all’Aquila la ricostruzione è pari al 60% dopo dieci anni. Noi non vogliamo andare in questa direzione ma accorciare i tempi. Probabilmente riusciremo a inserire nel nuovo decreto, come emendamenti in conversione, una norma che porti al 50% le anticipazioni ai professionisti. Adesso ci sono circa quattromila domande per la ricostruzione leggera su settemila attese, di cui molte ferme».
Dolce ha evidenziato l’importanza della microzonazione, a cui la Protezione Civile ha dato un prezioso contributo, nel programma di prevenzione sismica: «Conoscendo l’indice di accelerazione, la risposta sismica di una zona e gli indici di probabilità che un evento si verifichi, possiamo meglio programmare i piani di emergenza ed offrire strumenti adeguati agli amministratori locali». «Nel 2012 – ha spiegato Piccinini – è stato aggiunto il Cle, manuale per la condizione limite delle emergenze. In caso di evento calamitoso ogni Comune deve avere un centro di raccolta, un edificio in grado di resistere e di facile accesso. Tutto rientra nel programma per la prevenzione e la mitigazione del rischio per cui abbiamo un portale a disposizione dei Comuni. Dal 2016 al 2018 nel Centro Italia sono state registrate venti scosse di magnitudo superiore a 4,5 e 13.000 di oltre 2. Questi sono i dati. Dobbiamo tenerne conto».
Albarello, nell’evidenziare l’enorme lavoro svolto con le microzonazioni che hanno introdotto un nuovo linguaggio in fatto di terremoto e prevenzione, ha sottolineato la differenza tra pericolosità di una terremoto e il rischio: «Sulla prima si può intervenire con un’adeguata pianificazione territoriale, perché non si può arginare. Il rischio invece può essere contenuto perché riguarda la costruzione degli edifici e la risposta sismica locale che agisce su di loro».
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