di Adriano Cespi
Superato il ventennio, ieri Ascoli ha deciso, col voto, di affidare la città, per altri cinque anni, alla Destra. A quella classe dirigente che ha guidato il capoluogo Piceno per quattro consiliature consecutive. E, in un vero e proprio ballottaggio fratricida: Piero Celani e il suo Fronte civico e moderato di centrodestra da una parte, Marco Fioravanti e la Destra sovranista Lega-Fratelli d’Italia dall’altra, a spuntarla è stato il secondo, quello che entrerà nella storia politica cittadina come il sindaco più giovane, coi suoi 36 anni. E’ stata una campagna elettorale tesa, carica di odi e rancori quella per il secondo turno. Che ieri notte, al termine dello spoglio dei voti, è sfociata in cori da stadio, bandiere sventolanti, e hurrà di giubilo di attivisti ed elettori di Fioravanti. Entusiasmi spentisi solo intorno alle 3.30, tra fiumi di birra e slogan pro sindaco.
LA TENSIONE – Sono le 23,15 e la sede elettorale di Fioravanti, in corso Trieste, è già piena come un uovo. Attivisti, simpatizzanti, nervosi e ansiosi nell’ascoltare, in diretta, i risultati che, dalle 54 sezioni, i rappresentanti di lista trasmettevano, via telefono cellulare, a Gaetano Rozzi, responsabile della campagna elettorale. Alle 23,30 arrivano i dati delle prime tre sezioni scrutinate, tra cui quella della scuola Ceci di Porta Cappuccina, feudo dell’ex assessore all’Urbanistica, Luigi Lattanzi, leader della lista Pensiero Popolare Piceno ed esponente di spicco del Fronte civico e moderato di Celani. Per Fioravanti è subito un pieno di voti. Partono le prime pacche sulle spalle e le prime strette di mano. Pochi minuti ed arrivano i dati di altre sezioni tra cui quella di Marino del Tronto dove a fare il pieno di consensi, però, è Celani. «Ma lui lì gioca in casa, è normale» commenta qualcuno a rassicurare gli altri. E infatti, sarà l’unica sezione dove il vice presidente del Consiglio regionale ed esponente di Forza Italia vincerà. Per il resto è un copia incolla di numeri pro Fioravanti. Partono, quindi, i conteggi, con Arnaldo Giorgi alla lavagna a rendere visibile i numeri del successo e Roberto Giacomini pronto a trasformali in percentuali: «Siamo al 59%» grida.
34 sezioni scrutinate su 54: è l’annuncio del successo. Scattano gli abbracci, le urla, i cori. Sembra di essere al Del Duca. Piergianni Orsini, intanto, impugna il telefono per annunciare la presa dell’Arengo. D’un tratto corso Trieste si riempie di gente festante. Compaiono gli ex assessori e leader delle liste civiche pro Fioravanti, Giovanni Silvestri, Massimiliano Brugni a braccetto col vice sindaco Donatella Ferretti e con l’ex capogruppo di Forza Italia, Alessandro Bono. Arrivano anche Nico Stallone e Monica Acciarri, ex esponente della Sinistra ascolana, passata a Destra. Flash dei fotografi e selfie la fanno da padrone. Intanto, Andrea Antonini, commissario provinciale della Lega, appartato, rilascia le sue prime dichiarazioni. «E’ l’effetto Lega – commenta – anche ad Ascoli siamo stati decisivi per la vittoria finale. E la doppia venuta di Salvini in città è stata determinante». Antonini non lo dice, ma è evidente che l’intera coalizione adesso dovrà fare i conti con la linea politica del Carroccio (36% in città alle Europee) e con una forte presenza in giunta di assessori verdi (almeno tre).
L’ARRIVO A PALAZZO ARENGO – Mezzanotte e mezza. Il dato è ufficiale. Fioravanti è il nuovo sindaco di Ascoli. Da corso Trieste, drappi al vento e slogan intonati in stile curva sud, parte il corteo verso Palazzo Arengo. Centinaia e centinaia di persone si riversano sotto il Comune. Dove, tra le telecamere della Rai e delle tv locali e giornalisti alla ricerca di dichiarazioni post voto, scortato dai propri simpatizzanti (Mario Stella in prima linea), in zona battistero compare Fioravanti. L’entusiasmo esplode, quello stesso entusiasmo che guiderà il neo primo cittadino fino all’ingresso dell’Arengo, dove ad attenderlo, per il tradizionale passaggio della fascia tricolore, c’è il sindaco uscente Guido Castelli. Un abbraccio forte e spontaneo, e il vincitore scompare inghiottito dalla folla di cronisti e cameramen. Dichiarazioni di rito «ha vinto il popolo, basta liti, il centrodestra se va unito vince ovunque, ripartirò dal lavoro, dal centro storico, e dalla ricostruzione post terremoto», Fioravanti, al termine delle interviste, riceve, a sorpresa, la visita del nonno Arturo che, in lacrime, lo abbraccia. L’entusiasmo tracima e i cori ripartono veementi. Intanto, dai tavoli dei bar di piazza Arringo, curiosi, elettori neutrali, e anche qualche turista, assistono allo spettacolo. Le lancette dell’orologio segnano le 3, è l’ora del deflusso. Ma non per il ritorno a casa, ma per il trasferimento in piazza del Popolo. Dove, bandiere in mano, la folla festante si concentra sotto Palazzo dei Capitani. Mentre Fioravanti, Castelli e tutti gli altri raggiungono un locale davanti al Duomo per brindare al successo.
CELANI A LORETO, FIORAVANTI NELLA CRIPTA DI SANT’EMIDIO – Sono state vigilie agitate quelle dei due sfidanti. Con tanto di riti propiziatori. Entrambi a raccomandarsi, da credenti, a questo o a quell’altro Santo. Celani, sabato sera, partecipa alla maratona Macerata-Loreto, vero e proprio pellegrinaggio inteso come atto di consacrazione alla Madonna. Fioravanti, invece, ieri mattina, sceglie la cripta di Sant’Emidio, in una sorta di richiesta d’aiuto al Santo patrono della città. E, visto il risultato, forse ad essere più ascoltate sono state le preghiere del giovane neo sindaco.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati