di Luca Capponi
(foto di Andrea Vagnoni)
Alla mercè del sole cocente o sotto la pioggia battente, per i ragazzi della Festa Bella fa poca differenza. Loro ci sono sempre, a prescindere dalle condizioni climatiche, con l’unico obiettivo di preparare al meglio Spelonga al mese più importante, quell’agosto che ogni tre anni rievoca la Battaglia di Lepanto del 1571.
Poco importa se qui le cose siano inesorabilmente cambiate dal quel fatidico 2016. Poco importa se, nonostante tutto, il paese e la sua piazza principale siano ancora una specie di cantiere aperto, capace di disorientare chi quella piazza la ricordava in maniera diversa.
Va però ribadito: la forza, la passione, la determinazione e l’ospitalità che sa regalare questa gente, per vocazione abituata alla vita dura, non le spazza via nemmeno un terremoto. C’è chi torna qui tutte le settimane, pur vivendo lontano. «Abbiamo paura a volte, ma è come una calamita» racconta una signora di Roma. E poi c’è chi ci vive, o quelli che vogliono tornare a viverci: «Ma per alcuni è difficile, le cose vanno a rilento, troppo». Un ritornello tristemente noto da queste parti e che tutti vorrebbero non ascoltare più. La burocrazia è un nemico invisibile che prova a non dare speranza nemmeno a chi ce l’ha fatta.
Eppure Spelonga vive. Ha tenuto bene davanti al sisma, unica frazione di Arquata insieme a Colle (qui l’articolo), ed è una di quelle che prova a mantenere la fiammella accesa con la bellezza delle sue vie che non sfioriscono. La Festa Bella ne rappresenta un tangibile esempio. Fatica sovraumana e sforzo collettivo, segno di unione e condivisione. Accorrono qui da ogni parte del mondo per assistere allo spettacolo; taglio dell’albero, trasporto, alzata del palo atta a ricreare l’albero della nave sui cui salparono 150 spelongani alla volta del Golfo di Corinto, dove si consumò la sfida ai turchi. Il drappo di una bandiera ottomana, strappato come prova suprema, era prima conservato nella chiesa di Sant’Agata; dopo essere stato “in esilio” ad Ascoli è tornato a Spelonga, e durante i giorni della festa verrà esposto al pubblico. Non nella chiesa, dove il regista Pietro Germi girò il film “Serafino” con Adriano Celentano, che resterà purtroppo chiusa perchè inagibile.
Quello del “molleggiato” è un nome che qui torna spesso, fin da quel 1968. I più anziani narrano centinaia di aneddoti che lo riguardano, ricordano con affetto il cast tutto (c’erano anche Ottavia Piccolo e Saro Urzì, tra gli altri) e le riprese che coinvolsero il paese e i suoi abitanti; sulla piazza c’è ancora “La taverna di Serafino” con foto d’epoca, testimonianze e racconti appesi al muro, mentre in una strada vicina c’è la pietra utilizzata nel film come lapide posta sulla tomba della zia Gesuina (interpretata dalla mitica Nerina Montagnani); un piccolo cimelio dal grande valore affettivo. In molti speravano che Celentano potesse tornare qui, soprattutto dopo quello che è accaduto, come segno di vicinanza verso gente che non l’ha mai scordato, ma non è mai accaduto. Ciò nonostante il sentimento non è cambiato. Tanto che uno degli appuntamenti fissi della Festa Bella è la proiezione di “Serafino” sulla facciata di Sant’Agata, quest’anno in programma il 23 agosto alle 21.
Il via ufficiale, invece, avverrà il 2 agosto con l’arrivo in loco di RisorgiMarche; il nome del cantante che Neri Marcorè ha scelto per l’occasione è ancora segreto, ma poco importa. Dopo il live tra i prati, infatti, il dopofestival coinciderà con il via ufficiale alle Festa Bella, dalle 18 per le vie del paese. Altre date da segnare tra le tante del ricco programma; 4 agosto con il taglio dell’albero nei boschi, il trasporto dello stesso previsto per il 9 agosto con arrivo in paese due giorni più tardi, l’alzata dell’albero del 17 agosto (con concerto serale di Enrico Capuano e la Tammurriata Rock), il live dei Regina (tribute band dei Queen) del 18 agosto e lo spettacolo del comico Giovanni Cacioppo fisstao al 31 agosto.
Tanti però sono gli eventi che mescolano floklore, tradizione, storia e cultura promossi dall’associazione, omonima, che organizza la Festa Bella. Quest’anno ci saranno alcuni aspetti logistici leggermente diversi dal solito: non si potrà più parcheggiare l’auto lungo la strada ma in una apposita zona poco fuori dal paese; lo stesso accesso al centro di Spelonga sarà “controllato” in modo da non superare i requisiti relativi all’affluenza; altra novità riguarda la possibilità di campeggiare, coi ragazzi che stanno lavorando per attrezzare un’area ad hoc. Sarà poi attiva una convenzione con l’Hotel Italia di Acquasanta Terme per turisti e visitatori che decideranno di pernottare in zona.
Nessuno, dunque, provi a immaginare che qui si alza bandiera bianca. Non l’hanno fatto davanti ai turchi, davanti alle guerre, alla fame e alle rigide stagioni che qui, a quasi 1.000 metri di altitudine, non fanno sconti; gli spelongani non lo faranno oggi, nonostante da 3 anni la lotta primaria sia una sfida quotidiana con la realtà.
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