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Una nuova cantina a Pescara
“Surpicanum” e “Il Torrione”:
rinascere attraverso il vino

ARQUATA - Il progetto si chiama "Terra divina" ed è fra gli 11 premiati nelle Marche dal bando Centro Italia Reload di Legacoop. Una cooperativa di 14 soci per produrre il Pecorino e coinvolgere il territorio nel rilancio della filiera dei prodotti della terra
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L’agricoltura per risorgere dal sisma. Ed un nome evocativo, che racconta di un legame inscindibile: Terra Divina. Rinascere si può, se la determinazione non viene meno, e se si punta sul quel binomio con la terra e i suoi frutti. Come nella tradizione di Arquata. Uno dei luoghi da cui il vino Pecorino, tra i più noti a livello nazionale, trae le sue origini.
Nasco così Agriarquata, cooperativa agricola di 14 soci che aderisce a Legacoop Marche e che ha preso vita su iniziativa dell’associazione culturale Alto Tronto. Un percorso imprenditoriale partito nel marzo 2018 e che, con grande coraggio, vede come primo passo la costruzione della cantina.

Da qui nasce il buon vino

Un’idea che ha permesso ad Agriarquata di essere fra le 11 realtà cooperative che si sono aggiudicate il bando nazionale “Centro Italia Reload rigenerare comunità”, voluto da Legacoop proprio per contribuire alla rinascita dei luoghi colpiti dal terremoto. Dopo un periodo di affiancamento per l’avvio dell’impresa, Agriarquata ha presentato il progetto della nuova cantina che sarà realizzata proprio a Pescara del Tronto, frazione simbolo della tragedia che ha colpito queste terre tre anni fa.

Agriarquata per rinascere

Un primo passo cui seguirà la creazione di una struttura per la trasformazione e la commercializzazione delle uve Pecorino, la realizzazione di un punto espositivo, di degustazione e di vendita dei prodotti tipici del territorio. Il vino bianco si chiama Surpicanum, il nome latino di Arquata del Tronto, quello rosso Il Torrione. L’obiettivo è infatti quello di coinvolgere le microimprese dei Comuni di Arquata del Tronto, Acquasanta Terme, Montegallo e Roccafluvione prima nella valorizzazione del vino Pecorino e poi in quella della filiera del miele, delle castagne e dei marroni, della coltivazione di meli autoctoni, prodotti che sono l’oro dell’Appennino, per arrivare a coinvolgere nell’iniziativa il territorio fino ad Accumoli e Amatrice.

Arquata del Tronto (foto Vagnoni)

Una grande area del cratere pronta a rilanciare l’economia attraverso la propria identità, magari per portare le proprie eccellenze fino a Roma su quella che era una strada storica, la Salaria, ancora valido legame con il mercato della capitale italiana e oltre. Il progetto di Agriarquata si sta realizzando su 12 ettari di terreno autorizzati dalla riserva nazionale per la coltivazione del vitigno Pecorino dal ministero dell’Agricoltura tramite la Regione Marche.
«Il futuro ha radici antiche per noi -dice Giacomo Eupizi, presidente Agriarquata-,  il vitigno Pecorino è da sempre raccontato dalle nostre genti e chi lo impianta oggi pianta Arquata perché i cloni utilizzati provengono da qui. Per questo lavoriamo per riscoprire, salvaguardare e valorizzare l’agrodiversità del nostro territorio. Abbiamo bisogno di rendere ancora vivibile la montagna e questo è possibile solo retribuendo al meglio chi vi abita e lavora e per rendere questo luogo attrattivo per chi vorrà avvicinarsi».

La presentazione di Agriarquata

Una vicinanza a queste zone subito espressa da Legacoop all’indomani del terremoto. «Scuole, fabbriche e imprese sono i primi interventi necessari per la ricostruzione, per far sì che le famiglie possano continuare a vivere su questi territori che sono a rischio spopolamento -aggiunge il presidente Mauro Lusetti -, zone che invece sono ricche di quello che possiamo considerare il nostro petrolio, l’agricoltura, il turismo, la cultura. Una ricchezza da tenere viva tutti insieme con iniziative come quella di Agriarquata, fatta da giovani che hanno scelto la cooperazione».
«Aiutare il cuore di questo territorio ferito, va in questa direzione l’iniziativa di Agriarquata – ha detto Anna Casini, vicepresidente Regione Marche -, che rappresenta una connessione fra tradizione e innovazione in una filiera agricola di eccellenza. E’ un segno del fermento che vediamo giorno dopo giorno crearsi in queste zone ed un segno di rinascita, pur simbolico, che possiamo dare per ricordare tutte le persone che sono scomparse a causa del terremoto».
A fianco del progetto di Agriarquata c’è Vinea, con il suo presidente Ido Perozzi: «L’obiettivo è creare nel centro servizi che sarà realizzato uno spazio a disposizione anche dei piccoli produttori per la trasformazione».

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