Quattro nigeriane sono state arrestate dalla Squadra Mobile della Questura di Teramo che ha chiuso, per ora, l’Operazione “Subjection”. Gli arresti salgono a cinque con il 61enne G.D. residente a Teramo e finito ai domiciliari, proprietario degli appartamenti di Martinsicuro dove vivevano alcune delle giovanissime nigeriane costrette e prostituirsi. Gli arrestati saranno sei quando la Polizia riuscirà e far scattare le manette ai polsi di una quinta donna nigeriana, al momento ricercata. Per tutti le accuse sono pesantissime: tratta di essere umani, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, immigrazione clandestina. Dietro alle robuste sbarre del carcere femminile di Castrogno (Teramo) sono finite Elizabeth Rashidat Olomon di 40 anni, Vera Obanor di 43 e Succes Adam di 32 chwe abitavano a Martinsicuro, più la 35enne Kate Osazuwa residente a Monsampolo del Tronto.
Le indagini, condotte dalla Mobile di Teramo sono coordinate dalla Procura Distrettuale di L’Aquila. Nella lente degli investigatori, manco a dirlo, l’ormai famigerata Provinciale Bonifica dove i movimenti erano monitiorati da diverso tempo. Le giovanissime donne venivano reclutate in Nigeria, fatte giungere clandestinamentein Italia e poi, come se non bastasse, sottoposte a riti juju (simile al voodoo) per la garanzia del pagamento del debito per il viaggio, cifra che sembra oscilli tra i 25.000 e i 30.000 euro. Giunte in Italia venivano costrette, con violenza e minacce, a prostituirsi. E i proventi del loro “lavoro” finiva nelle tasche di chi le aveva reclutate e le “gestiva”, in questo caso sulla Bonifica, strada in parte ascolana e in parte teramana.
Uomini e donne della Mobile hanno individuate e identificate dodici ragazze, vittime di questi terribili soprusi, che vivevano in quattro appartamenti di Martinsicuro e in uno di Monsampolo che erano affittati alle loro connazionali che ora sono in galera. Una di loro, la 35enne Kate Osazuwa che abitava a Monsampolo, per farsi pagare il debito addirittura le picchiava, minacciava ritorsioni nei confronti dei familiari in Nigeria e di riportarle in patria.
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