di Renato Pierantozzi
C’è una scuola dove la chimica non si ferma ai libri o al laboratorio, ma diventa pratica e produzione agricola fortemente ancorata alle tipicità del territorio. E’ la chimica del professor Leonardo Seghetti, docente all’Istituto ascolano Celso Ulpiani con un curriculum impressionante: oltre 65 pubblicazioni riguardanti il settore viticolo , docenze universitarie, premi nazionali come il “Cangrande” al Vinitaly 2001 assegnato ai “Benemeriti della vitivinicoltura italiana” e la presenza in numerose accademie (dalla cucina all’olio). L’ultimo riconoscimento è arrivato da un progetto internazionale portato avanti dall’Università Politecnica delle Marche (denominato “Profiles” a cura del docente Liberato Cardellini) che ha selezionato una serie di “Buone Notizie dalle Scuole”. E così nella newsletter numero 20 del 3 luglio c’è finita anche la chimica del professor Seghetti. «Quali sono i criteri per valutare gli insegnamenti e le scuole? -chiede il professor Cardellini- La lista potrebbe essere lunga, ma se confrontiamo la scuola con altre aziende, forse il criterio più importante è la qualità del ‘prodotto’. La crescita umana e mentale, la preparazione degli studenti alla fine degli studi dovrebbe fare la differenza. La scuola sta migliorando perché sono in aumento gli insegnanti che ambiscono ad accrescere la loro professionalità, che trasformano gli studenti, mettendo il loro apprendimento al primo posto. Però, gli insegnanti sono parte di un sistema, ove colleghi, genitori e dirigenti hanno un ruolo importante».
Le sette meraviglie – “Innamorarsi della Chimica mettendola in pratica”. E’ il titolo del capitolo dedicato alla scuola ascolana e in particolare al professor Seghetti. «Diversi studenti dell’Istituto Agrario -si fa presente- hanno intrapreso attività lavorative mettendo a frutto ciò che avevano appreso o fatto nel corso di Chimica, anche seguendo i consigli del docente. Anche tenendo in considerazione suggerimenti e interessi degli studenti e le possibilità del territorio sono state considerate sette produzioni diverse. L’insegnante ha offerto suggerimenti e idee per le procedure ed ha chiesto agli studenti di approfondire gli argomenti e pianificare le procedure, considerare le materie prime necessarie e le possibilità del laboratorio e fare una agenda con la successione delle operazioni. Gli studenti organizzati in gruppi cooperativi si sono divisi compiti e responsabilità, tenendo conto della successione degli eventi».
Poi vengono passate in rassegna le produzioni: dall’oliva “leucocarpa” (bianca) in salamoia alla trasformazione del miele in idromele, aceto e addirittura spumante. E ancora: la birra prodotta, analizzata, imbottigliata ed etichettata; l’arancio biondo del Piceno che cresce lungo il 43° Parallelo (Grottammare) che diventa marmellata; lo yogurt misto a sette spezie (rosmarino, prezzemolo, alloro, basilico, timo, maggiorana ed origano) consigliate dagli stessi studenti. Per finire ecco il frutto simbolo dei Sibillini: la mela rosa che non è solo frutto fresco, ma anche confettura, spumante, aceto, chips e tanto altro.
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