Uno strumento denominato “Bottiglia di Niskin”(dal nome dell’inventore) che si usa per prelevare e poi analizzare l’acqua del mare di proprietà dell’Arpam e prestata per un periodo ad un’azienda privata sta costando il processo ad una funzionaria ascolana dell’agenzia regionale per l’ambiente. Le accuse sono di peculato e interruzione di pubblico servizio.
Una vicenda risalente ad alcuni fa e che stamane è stata ricostruita in tribunale di fronte al collegio penale presieduto dal giudice Carlo Calvaresi. Sul banco dei testimoni si sono presentati anche il direttore dell’Arpam di Ascoli, Fabrizio Martelli, uno dei titolari della ditta privata che aveva chiesto lo strumento ed altri dipendenti pubblici. L’udienza potrebbe aver segnato un punto a favore della difesa dell’imputata, rappresentata dal penalista ascolano Alessandro Angelozzi, visto che è emerso che l’Arpam aveva comunque uno strumento di scorta in caso di emergenza. Inoltre è stato ribadito che l’azienda privata aveva rapporti di collaborazione con l’Arpam sanciti anche da un protocollo e che lo strumento era stato richiesto per alcune analisi da fare alla foce dell’Albula, che anche quest’anno è risultata essere inquinata secondo Legambiente (leggi l’articolo). Era stato prelevato in modo da provarlo prima dei campionamenti che poi non furono fatti poiché la stagione estiva era agli sgoccioli e le autorità competenti non avevano ravvisato la necessità delle analisi. L’udienza è stata aggiornata ad ottobre per la discussione finale prima della sentenza.
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