di Luca Capponi
Nel loro nome c’è il destino di una leggenda. Dici Nomadi e l’epopea ti scorre davanti agli occhi, ma soprattutto nel cuore. Proprio lì dove è rimasto il grande Augusto Daolio, andato via troppo presto. Uno di quelli che manca, e tanto. Con lui, nell’anno di fondazione ufficiale, 1963, c’era anche Beppe Carletti. Che ancora oggi tiene su il vessillo della band, che sventola su una storia unica. Le formazioni inevitabilmente cambiano, ma alla tastiera lui c’è sempre.
Pronto insieme ai suoi a salire sul palco della Festa di Sant’Anna di Centobuchi, lunedì 29 luglio alle 22, quando il complesso di “Io vagabondo” e “Dio è morto” darà vita all’ennesimo sogno live.
Qualche numero dei Nomadi, giusto per rendere l’idea, anche se fare i conti con loro, data la mole di informazioni, non è mai facile: 82 album pubblicati, 15 milioni di dischi venduti, 56 anni di carriera, 90 concerti l’anno e la media di 1 milione di spettatori che, e qui i numeri contano poco, oltrepassa le generazioni.
Inutile snocciolare i pezzi forti di un repertorio imparagonabile, perchè poi alla fine, come si dice quando il genere è davvero popolare nel senso più nobile del termine, “ognuno ha le sue preferite”, che sia la gemma “Tutto a posto“, il rimpianto di “Canzone per un’amica” o la cover “Ho difeso il mio amore”, in cui sono riusciti ad esprimersi ai livelli dell’originale (il capolavoro “Nights in white satin” della band inglese The Moody Blues, 1967). Dunque, non resta che lascirsi andare e tuffarsi di nuovo in questa avventura musicale di cui l’Italia può davvero andare fiera.
L’ingresso al concerto è gratuito.
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