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Fioravanti prepara la proposta
Castelli: «Possiamo avere due ospedali
di primo livello ad Ascoli e San Benedetto»

SANITA' - Infuria il dibattito sulla costruzione del nuovo contenitore che il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, vuole realizzare a Spinetoli. Proposte e controproposte: battaglia infinita
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Guido Castelli e Marco Fioravanti, vecchio e nuovo sindaco di Ascoli (Foto Edo)

di Franco De Marco

Nuovo ospedale del Piceno: proposte, controproposte, confusione, strumentalizzazioni elettorali (prima con le comunali di Ascoli ora con le regionale dell’anno prossimo), petizioni, proteste e chi più ne ha più ne metta. Attenti al rischio sora Camilla: ovvero tutti la vogliono ma nessuno la piglia. Il presidente della Regione lo vuole realizzare baricentrico, solo per acuti, con una rimodulazione delle vecchie strutture di Ascoli (Mazzoni) e San Benedetto (Madonna del Soccorso) , in territorio di Spinetoli. Il sindaco di San Benedetto Pasqualino Piunti lo vuole naturalmente in territorio di San Benedetto. L’ex sindaco di Ascoli Guido Castelli, in odor di candidato presidente della Regione, domenica a Grottammare ha rilanciato l’ipotesi di due ospedali di primo livello: il Mazzoni potenziato e una nuova struttura lungo la costa picena con gestione attraverso l’Azienda Ospedaliera Marche Sud. Entrambi di primo livello però. Visione utopica? Secondo lui no perché ci sono i numeri considerando 80.000 abruzzesi gravitanti sull’Ascolano e tutto il flusso turistico estivo lungo la Riviera delle Palme oltre ai 210.000 del Piceno. E il sindaco di Ascoli Marco Fioravanti come intende muoversi? Sta elaborando una sua articolata proposta, della quale non anticipa nulla, che presenterà prossimamente. Ma è evidente che la sua idea è quella sbandierata in campagna elettorale: no al nuovo ospedale di Spinetoli, sì al potenziamento – mai e poi mai il ridimensionamento – del Mazzoni con ruolo di primo livello e con istituzione dell’Azienda Ospedaliera Marche Sud. Situazione molto complessa. Possibile che il territorio piceno debba sempre soffrire di divisione acuta e non fare mai una scelta ragionata e condivisa pensando esclusivamente alla sua crescita presente e soprattutto futura? C’è da mettersi le mani nei capelli. Di sicuro il tema sanità, insieme a quello del post terremoto, sarà quello dominante nella prossima campagna elettorale per le regionali.

Anna Casini e Luca Ceriscioli, vice presidente e presidente della Regione Marche

IL MONITO DELLA CASINI: «NESSUN MEDICO SCEGLIE PIU’ I NOSTRI DUE NOSOCOMI»

Lancia un chiaro monito il vice presidente della Regione Anna Casini anche alla luce dell’ipotesi che il primario di Chirurgia del Mazzoni Marco Catarci possa fare le valigie per Roma. «Dopo il dottor Walter Siquini – afferma – rischiamo di perdere un’ altra eccellenza che ha portato professionalità e innovazione nel Piceno. Nessun medico sceglie più i nostri due nosocomi, inadatti a contenere tecnologie avanzate per le acuzie. Quei politici che in questo anno hanno fatto solo speculazioni al fine di confondere e di impaurire i cittadini si devono assumere la responsabilità della prossima desertificazione della nostra Area vasta. Quale medico verrebbe a lavorare in un territorio dove non si vuole migliorare l’ offerta sanitaria? La Regione ha stanziato 7 milioni in più per l’Area Vasta 5 per il 2019. Ma questo nessuno lo dice».

L’ospedale “Mazzoni” di Ascoli (foto Vagnoni)

PERCHE’ DUE STRUTTURE DI PRIMO LIVELLO SECONDO CASTELLI SONO REALIZZABILI

«L’iniziativa sull’ospedale unico promossa a Grottammare dalla lista civica “Città Unica”  ha documentato – spiega l’ex sindaco di Ascoli – oltre ogni ragionevole dubbio, la solidità di tre elementi su cui sia San Benedetto sia Ascoli possono ritrovarsi per condividere una strategia unitaria di contrasto alla volontà di smantellamento dei rispettivi ospedali.
L’intervento del dottor Baiocchi, presidente del comitato di difesa del Madonna del Soccorso, e le considerazioni successivamente svolte del sottoscritto infatti consentono di affermare che: 1) La proposta di mantenere tre ospedali nel territorio provinciale (Spinetoli, Ascoli e San Benedetto) è irrealistica, strumentale e priva di qualsiasi fondamento; 2) Le caratteristiche del territorio e dell’offerta di salute dell’Area Vasta 5 ( alta mobilità attiva dall’Abruzzo, esigenza connesse alla recente crisi sismica e forte concentrazione di presenze estive) sono tali da giustificare – anche ai sensi del DM 70 – la presenza di due ospedali equiordinati di primo livello sia ad Ascoli sia a San Benedetto; 3) È fondamentale evitare la sindrome dei “capponi di Renzo” che si beccavano andando al macello. In questa partita, l’avversario di San Benedetto non è Ascoli come del resto l’avversario di Ascoli non è San Benedetto. Vero è al contrario che l’avversario comune è e resta la politica di Ceriscioli e del Partito Democratico volta a marginalizzare complessivamente l’offerta di salute del sud della regione.
Credo profondamente nella possibilità di “fare squadra” tra le due maggiori città della provincia e il confronto tra il sottoscritto e Baiocchi ne è la riprova. Solo così sarà possibile superare una proposta di costruzione di un nuovo ospedale che è completamente slegata da un quadro programmatorio capace di documentarne la funzione, il ruolo e le qualità potenziali».

L’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto (Foto Cicchini)

«Ceriscioli – afferma ancora Castelli – pensa esclusivamente ad un investimento immobiliare e non come elemento di una più ampia strategia di pianificazione della rete ospedaliera marchigiana. Se le due città più grandi sapranno condividere una strategia unitaria sarà possibile affrontare in maniera compatta l’assemblea dei sindaci dell’Area Vasta 5. Assemblea che dovrà essere convocata a breve per l’elezione del presidente visto che Flaiani non è più sindaco e che, con le recenti elezioni, sono stati rinnovati i vertici di molti Comuni. Magari in quell’occasione sarà anche possibile varare il regolamento per l’espressione del voto ponderato in seno all’assemblea che potrebbe modificare in modo sensibile le maggioranze della conferenza dei sindaci. La battaglia contro l’ospedale unico è ancora tutta da giocare. È ancora possibile vincerla».


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