Sono rimasti in silenzio davanti al giudice. Hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere anche gli altri indagati per la tragedia costata la vita a cinque adolescenti e a una mamma di 39 anni nella discoteca di Corinaldo.
Dopo l’interrogatorio di garanzia di Andrea Cavallari, avvenuto ieri nel carcere di Genova, oggi gli altri componenti della ‘banda dello spray’, Ugo di Puorto, Raffaele Mormone, Badr Amouiyah e Souhaib Haddada, reclusi nei penitenziari di Modena e Ravenna in custodia cautelare, sono rimasti in silenzio davanti alla domande del magistrato. Stessa strategia difensiva ha tenuto il 65enne Andrea Balugani, il settimo arrestato dai carabinieri del comando provinciale di Ancona, sul quale grava il sospetto di aver ricettato attraverso il suo ‘Compro oro’ la refurtiva razziata nei vari locali dalla gang.
Solo Moez Akari si è invece allineato con le dichiarazioni del suo amico Cavallari, considerato il capo di una delle due ‘batterie’ d’assalto che agivano spesso in simbiosi. Ha preferito non rispondere per tutti i capi di imputazione tranne per quelli legati alla tragedia della Lanterna Azzurra, dai quali anche lui prende le distanze. «Ha ribadito l’assoluta estraneità alla vicenda di Corinaldo – spiega il suo avvocato Gianluca Scalera all’Ansa – Era lì, ma non c’entra niente con il discorso dello spray. Non ha avuto alcun tipo di contatto con gli altri». «I miei assistiti non danno la colpa a nessuno», dice Scalera che difende anche Andrea Cavallari e Souhaib Haddada.
Intanto proseguono e si allarga la prospettiva delle indagini. Anche se non sono stati ancora aperti altri fascicoli in Procura, i dialoghi intercettati tra i compionenti della banda dello spray, lascerebbero intuire che nella vicenda potrebbero essere coinvolte a vario titolo altre figure, altri giovani e forse un secondo ricettatore, contattato per far valutare i diamanti rubati sulle piste da ballo. Oltre a Eros Amoruso, l’amico di Ugo di Puorto, Raffaele Mormone, morto in un incidente stradale nello scorso mese di Aprile prima di finire in custodia cautelare in carcere come gli altri 6 giovani modenesi, l’attenzione degli investigatori è concentrata su due ragazze. Potrebbero aver fatto da autiste al gruppo nei vari spostamenti per raggiungere le discoteche. Le due giovani non sarebbero però state presenti a Corinaldo, nella drammatica notte della Lanterna Azzurra, lo scorso 8 dicembre.
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