di Maria Nerina Galiè
Non c’è giorno ormai che l’eliambulanza non sorvoli i cieli del Piceno. Non sempre, per fortuna, per un evento estremamente grave. “Icaro 1” e “Icaro 2” decollano rispettivamente da Ancona o Fabriano con più frequenza dal 2016, in ragione di precisi protocolli ministeriali, recepiti dalla Regione Marche, e basati su documenti istruttori redatti da un gruppo di lavoro con specifiche competenze. L’obiettivo dei responsabili della Sanità è quello di non perdere tempo di fronte ad un paziente traumatizzato e condurlo nel più breve tempo possibile al “Trauma Center” meglio attrezzato del territorio, che nella nostra regione si trova all’ospedale Torrette di Ancona. Nel 2016 per l’Area Vasta 4 e 5, “Icaro” si alzato in volo in 168 occasioni, 244 nel 2018 caricando però il paziente 149 volte. Se riparte a vuoto è per decesso oppure trasporto in un centro più vicino.
Discutibile? Forse, ma non da parte di “profani” che possono cadere nella tentazione di criticare l’intervento “inutile” del costoso presidio. Ma se personalmente coinvolti preferiscono di gran lunga affidarsi a mani esperte e strumentazioni adeguate, in grado di far fronte a qualsiasi evenienza e che evidentemente non sono presenti nelle strutture sanitarie locali.
«L’appropriatezza dell’intervento – spiega Flavio Paride Postacchini, direttore della centrale operativa del 118 che risponde alle chiamate per le province di Ascoli e Fermo – non è relativa ai costi, di diversi milioni di euro anche se l’elicottero è a terra. Quel che si paga in più, in caso di volo, sono poche centinaia di euro di carburante. Il rischio umano invece cresce di pari passo con l’impiego del sofisticato mezzo. Parte con a bordo personale aereonautico e sanitario. Sono in quattro di cui pilota e tecnico di volo, il medico anestesista e rianimatore e l’infermiere». Si muovono quando e dove possono, sulla scorta di un mix di direttive ed esperienza. Ma il loro resta un mestiere piuttosto pericoloso. Il servizio di allertamento dell’elisoccorso è attivato dall’infermiere che risponde alla chiamata del 118 seguendo criteri predeterminati. «L’elicottero in questi casi parte insieme all’ambulanza. Per arrivare nel Piceno impiega circa 25 minuti. Sarà poi il medico dell’ambulanza a confermare la necessità del ricovero al Torrette, oppure ad annullare la chiamata. A volte si ravvisa la necessità di stabilizzare il paziente nell’ospedale più vicino prima di imbarcarlo su Icaro. Se i feriti sono più di uno, l’elicottero deve fare due viaggi. Capita poi che Icaro serva, ma sia impegnato altrove, quindi il trasporto avviene via terra, come quando l’emergenza si verifica di notte».
“Icaro 1” e “Icaro 2” al momento hanno il permesso di volare solo di giorno. Al massimo dalle 7 del mattino alle ore 20, dipende dalla stagione. E’ stato però indetto dalla Regione Marche un bando di gara per l’acquisto di aeromobili attrezzati per il volo notturno e in condizioni di scarsa visibilità che dovrebbero essere operativi entro la fine del 2019. «Volare di notte – specifica Postacchini – vorrà anche dire atterrare su basi che dovranno essere predisposte nei punti strategici del territorio». E’ impensabile di notte atterrare su un campo o veder calare il medico con il verricello nel bel mezzo dell’autostrada o sulla spiaggia, come è accaduto nei giorni scorsi.
Oltre al servizio emergenza gli elicotteri gialli, che rispondono al tenente colonnello Germano Rocchi, ufficiale medico e responsabile del servizio di elisoccorso degli Ospedali Riuniti di Ancona, fanno trasporti interni, tra gli ospedali periferici e il capoluogo di regione. Dalla base di Fabriano vengono coperte anche le aree interne dell’Umbria, con una convenzione tra le due Regioni.
Icaro d’estate si vede di più, si diceva, non è un impressione e non c’è da meravigliarsi. Così come per il fatto che il dottor Postacchini preferisce non godere dei privilegi da dirigente ed è lontano dalle ferie estive seppure obbligatorie. «Le farò a fine mese – spiega – ora non è possibile. Ci sono tante più persone nelle zone di nostra competenza ed eventi a cui dobbiamo garantire un’adeguata assistenza. Basti pensare a “Risorgimarche” o a Jovanotti a Lido di Fermo, dove ho ritenuto di essere presente di persona per quello che poteva capitare viste le dimensioni dell’evento».
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