di Walter Luzi
Esistono posti che diventano speciali solo grazie alle persone, altrettanto speciali, che li hanno creati e amati. Lo chalet Zodiaco di San Benedetto è uno di questi. Una storia, una magia, un amore appunto lungo quei 60 anni che sono stati degnamente festeggiati in una affollata serata-evento che la prima pioggia di agosto ha disturbato, ma senza rovinarla.
È venuto anche il sindaco Pasqualino Piunti a portare il saluto dell’Amministrazione comunale al padrone di casa, Mimmo Vagnoni, titolare di una delle realtà più longeve della Riviera. Ma soprattutto sono arrivati, muniti dell’indispensabile ombrello, loro: i tantissimi amici, vecchi e nuovi habitué dello Zodiaco, ai più fedeli dei quali sono state consegnate anche targhe personalizzate celebrative dell’anniversario. Il giornalista Filippo Ferretti ha scandito i tempi della serata amarcord ricordando con Mimmo i tanti aneddoti e personaggi che hanno fatto la storia dello chalet. Sessant’anni volati via troppo in fretta, come tanti che questo luogo magico hanno fatto nascere, o contribuito a far crescere.
La leggenda dello Zodiaco nasce all’alba degli anni ’60. Quando il litorale sambenedettese è una sorta di nuova frontiera per i primi pionieri come Giuseppe Vagnoni ed Enrico Grossi. Peppe e Reòcce. Sono loro i capostipiti della grande famiglia allargata che diventerà a tirare su le mura senza tempo dello Zodiaco. Peppe, sambenedettese di Santa Lucia, anima contadina e una esperienza traumatica da camionista, ha una grande ricchezza in famiglia: cinque sorelle. Evelina, Leda, Nervina, Annina e Mariuccia. È lui che fa la scelta di vita. Vende i terreni e scommette sul futuro in riva al mare. Dove tutto ancora deve essere inventato, costruito, sudato, conquistato, giorno dopo giorno. Con entusiasmo, con gioiosa fatica, con orgoglioso sacrificio, con smisurato amore. Per il mare e per la propria grande famiglia.
Reòcce è invece un marinaro vero, conosce il mare, il pescato, e i mille modi per cucinarlo, i segreti antichi della tradizione culinaria sambenedettese da insegnare e tramandare. Alle tante donne di casa innanzitutto che, in cucina e non solo, rappresenteranno sempre una sorta di dolce, gioiosa, fondamentale e inarrestabile macchina da guerra. Dal suo matrimonio con Evelina nascono Pinuccio, Lisetta e Francesca che sono un tutt’uno con i cugini, i figli di Peppe e Maria: Mimmo, Eliseo, Nicola e Davide. Legami affettivi che vanno ben oltre i vincoli di parentela.
Con lo scorrere degli anni si cementa la filosofia di vita dello Zodiaco, un luogo dell’anima, un punto di riferimento, un porto sicuro, in estate come in tutte le altre stagioni, quando i villeggianti tornano a casa, le spiagge si fanno deserte e il mare ancora più bello. Il sogno, il progetto, la visione dei due grandi padri fondatori si tramandano naturalmente alle generazioni successive. L’amore per il proprio lavoro, per il far bene, in armoniosa unità di intenti, oltre ogni logica di egoistico interesse, di profitto fine a sé stesso.
Il cuore dello Zodiaco, che batte sempre forte, finisce per coinvolgere, inevitabilmente, anche i clienti. Se ne accorgono anche loro, estate dopo estate, di non essere affatto considerati tali in questo chalet. Non si sentono clienti, ma ospiti, e, in moltissimi casi, amici. Destinatari di una cortesia non comune, un rispetto che devono saper ricambiare. Per esempio a tavola, dove non ci si deve mai sedere a torso nudo. Se una maglietta non ce l’hai te la danno loro. Da sempre. Da quando nonno Mico realizzava artigianalmente i legnetti appuntiti per confezionare gli spiedini di pesce e intrecciava a mano la paglia dei fiaschetti per il vino da servire a tavola. Da quando, esaurita la scorta di cozze in cucina, si andava direttamente in mare, a pescarle.
Lo Zodiaco è il primo ristorante di pesce della riviera sambenedettese in uno stabilimento sul mare. Un’altra sfida, un’altra scommessa vinta. Qui il lavoro e l’ignoto non spaventano. È gente di mare. Uniti poi si vince sempre. Vi si tengono banchetti nuziali e ricevimenti. Ai suoi tavoli si siedono molti vip dell’epoca. Il prefetto di Ascoli vi fa installare a tempo di record la prima linea telefonica della zona per poter essere sempre contattabile, in caso di necessità, anche durante le ferie. Dal 1969 parte anche l’albergo, lo Zodiaco 2, di cui va ad occuparsi una appena diciannovenne Lisetta. L’apertura del secondo fronte sancisce divisioni solo di compiti, non certo di comuni intenti che, anzi, si rinsaldano.
La grande famiglia della Zodiaco resterà sempre unita. E anche chi farà scelte professionali o di vita diverse, qui tornerà sempre molto volentieri, accolto da un abbraccio. Qui nasce il primo campo di beach-volley della riviera. Qui le iniziative estive di intrattenimento e svago per i clienti si moltiplicano. Qui tutti tornano. Principalmente, forse, per quel calore, quella calda sensazione di sentirsi a casa che solo lo Zodiaco sa trasmettere. Vi lasciano un impronta profonda anche altri personaggi, come Nicola Matteo Scarponi detto “Burì”, cuoco e marinaio come Enrico, di cui raccoglie degnamente la pesante eredità. O anche Susy ed Emanuela, entrambe turiste venute del profondo Nord, che allo Zodiaco incontrano l’amore e mettono radici sposando, rispettivamente, Mimmo e Pinuccio.
Peppe e Reòcce, lasciano troppo presto, purtroppo, la loro creatura. Ma in buone, buonissime mani, passa il testimone. Mimmo, cuore dello Zodiaco di oggi, continua il nobile cammino tracciato dal padre affiancato da Eliseo, Nicola e Davide. Altre donne, Emanuela e Susy, degne eredi delle prime, instancabili artefici del fenomeno Zodiaco, ne sono ancora l’anima, e il potente motore propulsore con Mary e Paola.
I tempi sono cambiati ma lo Zodiaco è sempre lo stesso di allora. Nulla qui è mutato. E’ intoccabile come tutti i monumenti, ma nessuno ha mai sentito il bisogno di restyling. Avrebbe significato, forse, rinnegare i valori che ne hanno ispirato la nascita, snaturarne l’anima. Immutati i colori, giallo e rosa, di quella sagoma inconfondibile, i mattoni a faccia vista e i profumi della cucina, la tradizionale, squisita, accoglienza. L’amore e l’orgoglio delle proprie radici, della propria storia, raccontata, per l’occasione, anche in un bel libro firmato da Nicoletta Vallorani. La presenza, impalpabile, ma forte, nella memoria di ciascuno, di chi non c’è più, ma continua a sorridere da Lassù. Sembra quasi di vederli, tutti intorno a Mimmo, sulla spiaggia, a scrutare il mare e l’orizzonte. Tutti a sognare ancora, come sessanta anni fa, oggi forse più di allora, un futuro migliore per i propri figli.
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