di Bruno Ferretti
«Mio fratello Mario era solo in casa quando sono arrivate due persone. Lui è andato incontro chiedendo cosa volessero e loro hanno tirato fuori le pistole. Gli hanno ordinato con tono minaccioso di consegnare la lista di coloro che lo aiutano a contrastare la deforestazione, una battaglia ambientale che Mario conduce da tanti anni a fianco degli indios locali. Ha reagito ma era da solo contro due. Lo hanno steso per terra legandogli mani e piedi, poi lo hanno preso a calci procurandogli varie contusioni e ferite».
Così racconta Francesco Bartolini, fratello gemello di padre Mario, il missionario ottantenne di Roccafluvione che da 43 anni vive in Perù dopo averne trascorsi 9 in Indonesia. «Richiamato dal trambusto è arrivato il padre missionario che abita con mio fratello, c’è stata una colluttazione ed è riuscito a disarmare uno dei due rapinatori – prosegue il racconto di Francesco Bartolini, ex meccanico di mezzi agricoli in pensione – a quel punto l’altro ha puntato la sua arma contro mio fratello gridando: lascia la pistola altrimenti gli sparo. Il missionario, per non mettere in pericolo la vita di mio fratello, ha consegnato la pistola. Lo hanno ferito alla testa e più tardi in ospedale ha avuto sette punti di sutura».
I due aggressori, una volta trovati i documenti che cercavano, se ne sono andati portando via il poco denaro che i due religiosi avevano in casa, nonché strumenti tecnici usati da padre Mario Bartolini per parlare alla radio di Barranquita, piccolo centro nella provincia di Lamas. Un chiaro avvertimento: non devi parlare più.
«Visto il grave pericolo corso, ho invitato mio fratello a tornare a Roccafluvione, l’ho supplicato perché vivere in Perù è diventato troppo pericoloso per lui – aggiunge Francesco da Valcinante, la frazione di Roccafluvione dove vive – mi ha detto che ci penserà, ma temo che deciderà di restare ancora per qualche anno a Barranquita perché si sente molto legato a quella terra, a quella gente cui ha dedicato oltre quaranta anni della sua vita. Mario non è tipo che si intimorisce facilmente. In passato è stato più volte minacciato, perfino processato e condannato agli arresti domiciliari. Gliene hanno fatte di tutti i colori per impedirgli di portare avanti le sue idee ambientalistiche ma lui non si è mai spaventato».
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