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Centro recupero rifiuti pericolosi
all’ex Ocma: le osservazioni
del comitato “Aria pulita”

CASTEL DI LAMA - Nel mirino le 38.000 tonnellate di scorie di lavorazione che dal 2014 sono stipate nei capannoni situati al confine con il territorio comunale di Ascoli. Tutti i dubbi e le incongruenze rilevate su diversi passaggi della relazione Osi
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La struttura della ex Ocma (Foto Vagnoni)

di Claudio Felicetti

“Aria pulita” si mobilita di nuovo. Stavolta contro la ventilata realizzazione di un mega impianto di recupero di rifiuti pericolosi all’ex Ocma, la fonderia dismessa situata a un passo dal centro abitato di Villa Sant’Antonio. Per ora il comitato civico mette sotto la lente di ingrandimento la relazione relativa al progetto e invia in Provincia un documento con 14 osservazioni sulla procedura di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale (VIA) chiesta dalla ditta Osi srl nel luglio scorso.

Come si ricorderà, la società, attuale proprietaria del sito, intende realizzare un impianto per il recupero delle 38 mila tonnellate di rifiuti pericolosi (rimaste intatte nei capannoni a seguito delle diverse proroghe per lo smaltimento concesse da Arengo e Regione) prodotte dall’attività lavorativa dell’ex Ocma “consistente nella fusione e lega di metalli non ferrosi compresi i prodotti di recupero (affinazione, formatura in fonderia)”. L’operazione che Osi vuole avviare è finalizzata ad ottenere materia prima secondaria destinata alla vendita. Insomma, una lucrosa attività che rientra nella elegante e asettica definizione “economia circolare”.

Ma “Aria pulita” teme che il recupero delle 38 mila tonnellate di scorie sia il classico “cavallo di Troia” per realizzare successivamente un megacentro permanente di lavorazione di rifiuti industriali di ogni tipo e provenienza, e lancia l’allarme sui possibili rischi ambientali e sanitari con un volantinaggio iniziato nei giorni scorsi.

Nelle osservazioni presentate, il comitato manifesta dubbi e rileva incongruenze su diversi passaggi della relazione Osi. In particolare, Aria pulita rimarca la mancanza di “una descrizione dei possibili effetti rilevanti sull’ambiente dovuti alle emissioni di inquinanti, alla produzione di sostanze nocive e allo smaltimento dei rifiuti”. Inoltre, “in merito alla produzione di acque reflue viene indicato che nell’impianto di trattamento non si producono reflui derivanti dalle lavorazioni di processo, ma che le uniche acque reflue prodotte risultano di tipo domestico o assimilabile al domestico e pertanto non soggetto a regime autorizzativo”.

Aria pulita chiede “di verificare la produzione di acque reflue derivanti dalla pulizia degli impianti e macchinari, e di verificarne le caratteristiche per un corretto smaltimento. Il trattamento dei rifiuti che si andrà a realizzare può potenzialmente produrre un refluo avente caratteristiche tali da non poterlo considerare assimilabile alle acque reflue domestiche”. In merito alla localizzazione, ove si fa riferimento al rischio idraulico definito dal Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) del fiume Tronto, “si indica che l’attività verrà svolta all’interno del fabbricato già esistente ove risiedeva la ditta Ocma spa e che ha carattere di tipo transitorio e non definitivo, ma il sito risulta rientrante nel Piano Stralcio Difesa e Alluvioni in Area E3, cioè in un’area a rischio elevato.

Nella relazione – si legge ancora nelle osservazioni del comitato – viene citato anche un studio geologico-idrogeologico (commissionato dalla stessa Ocma) eseguito da professionisti abilitati che afferma “la sicurezza idraulica nei confronti di fenomeni caratterizzati da tempi di ritorno pari a 200 anni, riferiti sia al fiume Tronto che al reticolo secondario e minore”. Il paragrafo si conclude asserendo che è ragionevole affermare la compatibilità con il PSDA”. Il comitato, quindi, chiede che vengano forniti e descritti “gli strumenti di protezione adottati per proteggere il sito che risulta in area a rischio elevato di esondazione”.

In relazione al Piano per il risanamento e mantenimento della qualità dell’aria, l’Osi afferma che la stazione di monitoraggio degli inquinanti più vicina è quella di Monticelli, a circa 10 km dal sito. Aria pulita ritiene che tale centralina, “oltre a d essere ad una distanza troppo elevata dal luogo dell’impianto, in virtù del suo posizionamento è una stazione destinata a misurare i valori di fondo delle polveri sottili e non i livelli del traffico o dell’inquinamento industriale. I centri abitati più vicini sono Villa Sant’Antonio e Castel di Lama, che si trovano a 500 metri dal sito di recupero rifiuti. In zona vi sono anche numerosi centri commerciali che generano un notevole traffico veicolare”.

Il comitato perciò richiede “l’installazione di apposita centralina di misurazione in prossimità dell’abitazione più vicina al sito; osserva altresì che nel trattamento del rifiuto verrà installato un filtro a maniche che, per funzionare correttamente deve essere continuamente controllato e manutenuto; evidenzia infine un rischio elevato per la cittadinanza dovuto ad eventuali malfunzionamenti del sistema di filtrazione aria e carenza di monitoraggio dell’aria in prossimità del sito (prima centralina a 11 km)”. Visto il processo di lavorazione dei rifiuti, riscontrando che l’unica emissione dichiarata risulta quella in atmosfera, secondo il comitato “occorre prestare molta attenzione al sistema proposto al fine di garantire e preservare la salubrità dell’aria”. Il comitato dei residenti evidenzia anche una incongruenza: “se da un lato si dice che non ci saranno emissioni diffuse, dall’altro (al rigo successivo) si prevede un punto di emissione controllata, che in base alle caratteristiche descritte, se funzionasse a portata piena per 24 ore al giorno, emetterebbe in atmosfera circa 25-30 kg di polveri al giorno contenenti anche metalli di pericolosità elevata”.

Dubbi anche sul processo di trattamento dei rifiuti descritto nello studio preliminare di Osi in quanto “non risulta di facile individuazione la destinazione finale degli scarti di lavorazione”.  Infine, “manca del tutto uno studio preliminare dell’impatto acustico dell’impianto, che sembrerebbe di capire, lavorerebbe 24 ore al giorno su tre turni da 8 ore”. Perplessità anche sulla classificazione del materiale recuperato dopo la lavorazione.

“Alla luce di tutte queste osservazioni e delle mancanze evidenziate nei documenti prodotti dall’azienda – concludono gli esponenti di Aria pulita – si chiede che la richiesta di autorizzazione sia sottoposta a procedimento di Valutazione di impatto ambientale, e si chiede fin d’ora, nel caso di una convocazione di una conferenza di servizi, di essere invitati a partecipare al procedimento”.

 


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