di Maria Nerina Galiè
I giochi sono fatti, la Whirlpool venderà Napoli. Lo hanno comunicato oggi, 17 settembre, i vertici aziendali nel corso del tavolo nazionale al Mise, davanti agli esponenti del nuovo Dicastero allo Sviluppo Economico, il sottosegretario Alessandra Todde e il vice capo di Gabinetto Giorgio Sorial, e le rappresentanze sindacali. All’incontro, a cui hanno preso parte anche le Rsu dello stabilimento di Comunanza accompagnate dai segretari provinciali della Fiom di Ascoli Alessandro Pompei e Domenico Abrami, hanno riferito la data prevista per la transazione, il 31 ottobre, il nome dell’acquirente, «la società Passive Refrigeration Solutions (PRS), attiva nel campo della produzione e vendita di sistemi di refrigerazione passiva», e il costo dell’operazione, 20 milioni di euro.
«Non hanno lasciato spazio a nessun margine di trattativa -racconta Pompei- decretando di fatto la decadenza di tutti gli accordi sanciti il 25 ottobre 2018, dopo mesi di lavoro. L’atteggiamento che hanno dimostrato a nostro avviso è pericolosissimo. Alla precisa richiesta di avere dati, e soprattutto previsioni, relativi agli altri siti italiani, abbiamo ricevuto in risposta solo bocche cucite. Ci viene il dubbio che lo stesso amministratore delegato Luigi La Morgia sia stato chiamato semplicemente a riferire decisioni prese altri livelli. Ma noi non rimarremo a guardare e promettiamo aspre proteste. I sindacati non sono semplici ratificatori di decisioni prese altrove. Giovedì 19 settembre è stato indetto a Roma un coordinamento nazionale delle sigle riunite, dove decideremo le azioni da intraprendere». A sconvolgere ulteriormente i sindacalisti locali, ma probabilmente anche i colleghi di tutta Italia, è stata la nota della Whirlpool, sull’avvio della procedura di cessione, arrivata in concomitanza con la fine della riunione. «Avevano già tutto pronto -ribadisce Pompei- non avevano alcuna intenzione di discuterne».
LE MOTIVAZIONI DELLA WHIRLPOOL
«Il trasferimento del ramo d’azienda – recita la comunicazione a cui si riferisce il sindacalista ascolano e che riporta la posizione dell’azienda – rappresenta l’unico modo per tutelare la massima occupazione a Napoli (si tratta di 410 operai, ndr) e offrire un futuro sostenibile allo stabilimento che, in alternativa, avrebbe cessato ogni attività produttiva. Come già più volte ribadito, il drastico declino della domanda di lavatrici di alta gamma a livello internazionale e il conseguente calo della produzione hanno portato lo stabilimento di Napoli ad operare al di sotto del 30% della propria capacità produttiva, determinando così una situazione non più sostenibile. Tali condizioni, non previste né in alcun modo prevedibili al momento della sottoscrizione del piano industriale del 25 ottobre 2018, sono imputabili in particolare a un contesto macro economico generale di crisi che ha investito i mercati più rilevanti tra cui Stati Uniti, India, Argentina e i principali in ambito Emea (Europa, Medio Oriente e Africa, ndr). Nonostante gli ingenti investimenti realizzati negli ultimi 10 anni per circa 100 milioni di euro e le strategie commerciali messe in atto, dal 2009 ad oggi i volumi di produzione del sito si sono ridotti da circa 700.000 a circa 250.000 pezzi annui con un calo delle vendite nel primo semestre del 2019 pari al 36% a livello di export internazionale e del 19% nella sola area Emea. Nelle prossime settimane, Whirlpool e PRS sono disponibili a effettuare con i sindacati e le controparti istituzionali l’esame congiunto del trasferimento del ramo d’azienda e del piano industriale che garantirà nuova vita allo stabilimento di Napoli e ai suoi 410 dipendenti».
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