di Walter Luzi
Buona musica e buona tavola. Fabio sarà contento. Gli Zigatrio e i Fagiani ricordano Fabio Zeppilli, un maestro, un amico, al “Black and White”, a due anni dalla scomparsa. Passioni per la musica condivise, amicizie autentiche, e ricordi che si intrecciano vivi. Come le vite di ognuno di loro hanno incrociato quella del maestro. In una bella serata fra amici dove, dopo la cena, si suona e si canta insieme. Come sempre, ogni volta, prima che lui li lasciasse. Serata speciale per spettatori speciali: tanti altri amici di Fabio, con i figli Dario e Valentina, il fratello Bruno, la moglie Rita. Che non sono voluti mancare all’appuntamento. Fabio Zeppilli c’è anche lui. Nei cuori. E, sorridente, dalla gigantografia alle spalle delle band più amate riunite per lui.
Gli “Zigatrio” si fanno apprezzare da cinque anni. Matteo Maria Mariani, violino e sassofono, è stato allievo di Fabio alla scuola “Alaleona”. Ricorda il suo maestro di solfeggio soprattutto come un campione di generosità. Uno che se ti poteva dare una mano te la dava. Roberto Rosati alla fisarmonica, ne ricorda la professionalità di compositore, la cura nel trovare i giusti accordi e la richiesta che i brani venissero sempre eseguiti così come lui li aveva composti. Musica popolare, dialettale, l’ancora delle proprie radici per questo gruppo musicale emergente che attinge molto del proprio repertorio alle sonorità tipiche del Salento. Fabio adorava le sorelle gemelle Federica e Laura Romanelli, le voci di Zigatrio, voce, tamburi a cornice la prima, cori e castagnette la seconda. Federica è cresciuta artisticamente nei Kamafei di Cutrofiano, terra leccese, culla di pizzica e taranta. Scelgono “amorevole” come aggettivo per meglio definire Fabio, grande musicista e grande buongustaio, maestro anche nel cucinare le sue rinomate salsette. Cinquanta serate per gli Zigatrio dall’inizio dell’anno, hanno aperto il concerto de La Rua all’ultima Notte Bianca di Ascoli, e si esibiranno anche alla prossima grande festa d’autunno di Acquasanta. Di Fabio Zeppilli, da quando non c’è più, hanno raccolto anche l’eredità dell’Alstadt Fest di Treviri. La loro è world music, e piace.
Giulio Spinozzi invece è tromba e voce dei “Fagiani”, anche lui allievo di Zeppilli alla scuola privata di musica “Domenico Alaleona”. Elenca lo smisurato repertorio del maestro, grande estimatore di musica popolare, ma anche etnica, balcanica, africana, galiziana. Berardo Piccioni, fisarmonica, ne ricorda gli esordi jazzistici e la comune, breve ma intensa esperienza anche come autore, nel gruppo Fleur Noir, prima della successiva fondazione dell’Orchestrina popolare. E l’invito, arrivato nel 2004, ad esibirsi al prestigioso Montelago Celtic Festival, l’abilità del maestro a cambiare gli arrangiamenti in base agli strumenti disponibili. Maurizio Celani è il batterista dei Fagiani, folk-band dalle diverse formazioni, che ha avuto in Mario Luzi e Paolo Massa, voci e percussioni, i fondatori, nel 2012, insieme, e soprattutto grazie, a Fabio Zeppilli. Autore, arrangiatore, diplomato in sassofono al conservatorio di Perugia ma buon esecutore anche con fisarmonica, flauti dolci e zampogna.
Ma Franco Laganà se lo ricorda ancora al vecchio Liceo Scientifico quando improvvisava mini concerti di flautino durante l’ora di religione di Don Cardarelli. Oppure ai giardini pubblici, quando il passa parola vi faceva riunire piccole folle ad assistere alle estemporanee esibizioni di Fabio con il suo sassofono. La giunta Allevi li riunì fra il ’95 e il ’99 con la riapertura del Teatro Ventidio Basso, di cui il papà di Fabio era stato un tempo custode. Franco, allora assessore, ricorda i sigari fumati insieme, come i “Vaffantours”, le gite istruttive ideate per i più piccoli, e il Festival della canzone ascolana al quale Fabio non volle partecipare, lui che era un dirigente comunale, con “Tallacà” solo ad evitare polemiche per… confitto di interessi. Festival, premi e riconoscimenti d’altronde a lui interessavano poco.
Dall’infanzia alla Piazzarola fino al buen retiro di Cavignano, approdo sicuro per tutti i suoi gruppi musicali, attraverso l’intero arco della sua troppo breve esistenza, per lui hanno contato di più la musica, intesa come passione immensa e condivisa, l’esecuzione vissuta come momento di aggregazione, le prove una sorta di festosa comunione. Note e sapori, suoni ed emozioni, armonia di canti e, soprattutto, di cuori, una volta imbracciati gli strumenti, spesso ancora seduti alla buona tavola. Musica e gastronomia, entrambe d’autore, con Fabio Zeppilli e i suoi discepoli sono andate sempre a braccetto. L’invito arrivava, immancabile, agli amici della band quasi sempre con le stesse parole: «Venite da me domani sera. Vi preparo qualcosa di buono, poi, dopo cena, ci facciamo due provette». Pare ancora di sentirlo.
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