di Gianluca Ginella
Omicidio di Pietro Sarchiè, i Farina testimoniano in aula al processo per favoreggiamento e ricettazione in cui è imputato il 46enne Santo Seminara. I tanti non ricordo di Giuseppe Farina hanno fatto sì che il Tribunale disponesse la trasmissione degli atti in procura. Sia lui che il figlio sono già stati condannati per il delitto del commerciante di pesce di San Benedetto. Per il padre ergastolo, per il figlio 20 anni (entrambi sono stati condannati in Cassazione). Il delitto di Sarchiè risale al 18 giugno 2014. Il furgone del commerciante di pesce venne bloccato a Seppio di Pioraco e il cadavere fu poi seppellito a San Severino, di fronte ad una chiesetta a Valle dei Grilli. Il furgone invece venne smontato nel capannone di proprietà di Seminara, a Castelraimondo.
L’uomo era stato ucciso, secondo quello che è stato ricostruito nel corso dei processi, per una rivalità sulla vendita del pescato (Sarchiè serviva diversi comuni dell’entroterra Maceratese). Seminara deve rispondere di favoreggiamento perché, secondo l’accusa, avrebbe aiutato Giuseppe Farina a eludere le indagini consentendogli di nascondere il furgone all’interno del capannone della società di cui era amministratore di fatto e consentendo a Farina senior e al figlio di occuparsi dello smontaggio del furgone. Il furgone sarebbe stato in parte bruciando proprio nel capannone, prosegue l’accusa, e il resto sarebbe stato eliminato spargendone i pezzi in vari luoghi. Seminara deve anche rispondere di ricettazione del furgone di Sarchiè. Oggi sono stati sentiti Farina padre e figlio, che stanno scontando la pena in carcere, per essere sentiti. Farina senior alle domande dei pm Stefania Ciccioli e Claudio Rastrelli ha risposto con dei «non ricordo». Ha detto di non ricordare nemmeno come mai si trovasse lì, nè dell’omicidio, nè come si chiama. Anche sul fatto se Seminara avesse aiutato a smontare il furgone ha risposto che è passato troppo tempo e non si ricordava.
Alla fine della testimonianza il presidente del collegio, Roberto Evangelisti, ha disposto la trasmissione degli atti in procura. Salvatore Farina ha pure lui detto di non ricordare molte cose ma ha comunque confermato quanto a suo tempo disse negli interrogatori e verbali di sommaria informazione. Entrambi per le loro testimonianze sono stati assistiti da un legale, l’avvocato Luca Sartini. Sentita anche la compagna di Seminara, che ha spiegato che il capannone aveva più ingressi e che non essendo chiusi a chiave poteva entrare chiunque. L’imputato è difeso dall’avvocato Nicola Pandolfi. Parte civile si sono costituiti i figli di Sarchiè, Jennifer e Yuri, e la moglie Ave Palestini, assistiti dagli avvocati Serena Gasperini e Daniele Fabrizi. «Per noi è colpevole come i Farina» dice Jennifer. Il processo è stato rinviato al 29 ottobre.
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