di Adriano Cespi
(fotoservizio di Andrea Vagnoni)
Lo hanno atteso un’ora e un quarto. Sotto al palco. Lo hanno aspettato in paziente silenzio in un chiostro di San Francesco gremito. Poi quando alle 22,15, invece che alle 21 previste, è arrivato, la folla leghista è esplosa in un applauso unico. Con cartelli alzati al cielo e slogan da stadio. E’ stata una due giorni di incontri e dibattiti quella conclusasi poco fa col comizio di Matteo Salvini. Una due giorni dedicata alla Festa regionale del Carroccio con delegazioni giunte ad Ascoli da tutte le Marche e l’incontro collettivo con il loro “Capitano”.
«Non dovete ringraziarmi – esordisce subito Salvini – perché devo essere io a ringraziarvi per avermi dedicato una parte della vostra giornata. Viva Ascoli, viva le Marche. E vi prometto una cosa: se non mollate voi, io non mollo e alla fine il Governo del Paese ce lo riprenderemo». Va in onda, così, il terzo appuntamento, in cinque mesi, con Matteo Salvini, diventato ormai un habitue del capoluogo Piceno. Dopo quelli di maggio e giugno, in occasione del voto comunale ed europeo, ecco questo di settembre per celebrare la seconda reunion leghista marchigiana.
«Scusate per questo ritardo – puntualizza Salvini – ma è stata una giornata ricca di appuntamenti e di lavoro, ma bella. Sono stato, prima, dagli agricoltori della Coldiretti a Bologna e c’era tantissima gente. Mi hanno detto che con Conte, ieri, erano meno della metà. Poi sono stato a Riccione e abbiano riempito viale Ceccarini. In tanti mi hanno detto che voteranno Lega alle prossime regionali dell’Emilia Romagna, gente di sinistra che ha sempre votato per il Pci per tradizione e che ora ne ha piene le scatole di questa sinistra. Questa sinistra che da Enrico Berlinguer è passata agli Zingaretti, alle Boldrini, ai Fazio e ai Saviano».
Conosce il suo popolo Salvini e sa che appena cita certi nomi la gente fischia e mugugna. Così in una piazza già calda è sufficiente parlare di sbarchi a Lampedusa «nel solo mese di settembre ne sono sbarcati già 2000 contro i 947 dello scorso anno», che i decibel schizzano all’impazzata. Come con le «case popolari agli italiani», e giù applausi. O come con la famiglia “tradizionale” «composta da una mamma e un papà naturali», e via con un’altra ovazione.
Fino al boato più lungo e sentito quando Salvini affonda il colpo contro il Governo M5S-Pd: «Fate sentire la vostra voce ovunque, venite in piazza San Giovanni, a Roma, il 19 ottobre (il commissario regionale Arrigoni ha annunciato che dalle Marche partiranno almeno 20 bus, ndr), perché questo Governo di abusivi e poltronari deve capire che il popolo italiano ce l’ha contro e che è ora di restituire la parola agli elettori».
Giovani, anziani, famiglie: tutti sotto un unicum cromatico blu, a dimostrazione che il verde della vecchia Lega è ormai un lontano ricordo. Non campeggia sulle bandiere, non campeggia sui fazzoletti, non campeggi sui cartelli alzati al cielo. Non campeggia nemmeno sull’enorme fotografia posizionata dietro il palco che riproduce la folla leghista in piazza. Il colore predominante è il blu, con sfumature bianche. «Mi accusano di essere razzista, di essere fascista – attacca Salvini- e invece sono semplicemente uno che pensa prima ai problemi dei propri connazionali e si batte per risolverli. I razzisti casomai sono gli altri, quelli che vogliono fare arrivare qui dei clandestini per poi farli finire in quelle sacche dove la fa da padrone il lavoro nero e lo sfruttamento se non, ancora peggio, la delinquenza».
E’ un Salvini che gioca all’attacco quello che ascoltano gli ascolani e le centinaia di marchigiani giunti, già intorno alle 20, nel chiostro di San Francesco. «Il 27 ottobre si voterà in Umbria – ricorda – e un sondaggio ci dà vincitori. Vedrete che piano piano li manderemo a casa. Nonostante adesso si siano inventati questa innaturale alleanza M5S-Pd che dal Governo del Paese vogliono riproporre anche a livello regionale, in Umbria ma, magari, anche qui da voi nelle Marche. Ma se continuerete ad essere con noi ce la faremo e li cacceremo dalla Regione Marche». Poi, tra slogan e attacchi anche pesanti contro gli avversari politici del M5S e del Pd, Salvini tira poi fuori tutto il suo essere politico navigato: parlamentare europeo e italiano dal 2004 ad oggi: «Pensate – va già duro Salvini – che fenomeno il ministro all’Ambiente, che per ridurre l’inquinamento aumenta le tasse sul gasolio per trattori e furgoni. Senza pensare minimamente che dietro a quei mezzi da lavoro ci sono agricoltori, piccoli imprenditori, che, magari, non hanno i soldi per cambiarli quei mezzi. Ma si può? Aiutali invece a comprarne de nuovi abbassandogli le tasse. Ma, del resto, da una classe politica che per aumentare lo stipendio ai professori decide di aumentare le tasse sulle merendine e sulle bibite gasate, o addirittura per combattere l’evasione fiscale pensa di aumenare le tasse sui prelievi di denaro contante dai bancomat, a tutto vantaggio delle banche, cosa vogliamo aspettarci?».
E rilancia: «Io gli sbarchi dei migranti li ho bloccati, questi qui (riferito al nuovo governo giallorosso, ndr) li hanno, invece, rinvigoriti con le loro politiche sbagliate». E poi sulla Sanità: «Qui nelle Marche la politica sanitaria del Pd ha creato solo lunghe e insostenibili file d’attesa. Con noi tutto questo non accadrà più». Quindi il tema Ricostruzione post-sisma. «Secondo voi è normale mettere al ministero delle Infrastrutture quella che fino a ieri è stato l’inoperoso commissario alla ricostruzione? Da Toninelli, che io ho definito il signor No per via dei dinieghi su tutto sulle strade da fare e sulle opere da realizzare, alla De Micheli. Insomma, è tutto un programma».
Infine, il tocco da maestro: «Guardatevi, guardate quanti siete – quasi a mantenere alta l’appartenenza leghista anche una volta terminato il comizio – ricordatevi che queste cose qui, questa piazza così piena, nei tg nazionali non le vedrete di certo». Fino alla chiosa finale: «Noi della Lega che siamo per il fare non potevamo restare al Governo con quelli che dicevano sempre di no. Su ogni cosa (il, riferimento è ai 5 Stelle, ndr). Meglio saper dire basta e riscoprire la propria dignità politica, invece che aggrapparsi alle poltrone e allearsi col Pd col quale fino a pochi giorni prima te ne dicevi di tutti i colori».
LA FOTOGALLERY DI ANDREA VAGNONI
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