E’ l’unione che fa una buona operazione. In sintesi è stato questa unione di medici dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli i quali hanno reso possibile un “intervento chirurgico combinato eccezionale” che ha permesso l’asportazione di una massa tumorale del peso di una decina di chili (!) in una paziente di 47 anni, senza ricorrere a trasfusioni di sangue, per necessità operative e non per fede religiosa.
Nel comunicato di Area Vasta 5 si legge: “Il problema relativo al trattamento di masse di tali dimensioni risiede non tanto nelle innegabili difficoltà tecniche legate alle dimensioni abnormi della lesione, quanto alla opportunità di ridurre al minimo le perdite intra- e postoperatorie di sangue, che hanno un impatto fortemente negativo sulla prognosi immediata e a distanza”. In parole povere, l’equipe coordinata e diretta dal dottor Marco Catarci ha dovuto bloccare l’afflusso di sangue alla massa da asportare, aspettare che quest’ultima si vuotasse dello stesso, e poi togliere la massa tumorale. Solo poi si è proceduto al ripristino del flusso sanguigno, grazie al fatto che lo stesso era rimasto in circolo nel resto del corpo.
Detto così sembra “una passeggiata”. Invece: “due settimane prima della data concordata per la procedura, il caso della donna è stato sottoposto ad un consulto interdisciplinare – si legge nel comunicato – nel quale è stata concordata la strategia di trattamento. Il giorno dell’intervento la paziente, in anestesia generale, è stata dapprima sottoposta al posizionamento di due stent ureterali (due tubicini inseriti per via endoscopica dall’urologo negli ureteri, i condotti che portano l’urina dal rene alla vescica, con la finalità di facilitarne il riconoscimento e la preservazione durante l’intervento); quindi i radiologi interventisti hanno embolizzato le arterie uterine e posizionato un catetere a palloncino a livello della biforcazione tra aorta e arterie iliache (tramite un accesso percutaneo in arteria femorale a livello dell’inguine hanno iniettato un gel di fibrina nelle arterie uterine e quindi posizionato il catetere a pallone, pronto ad essere gonfiato durante l’asportazione chirurgica della massa in modo da bloccare temporaneamente l’afflusso di sangue alla stessa). Infine i chirurghi, in collaborazione con il ginecologo, hanno asportato la massa in blocco con le ovaie e l’utero, da cui prendeva origine. Tutta la procedura, durata globalmente circa 5 ore, si è svolta senza complicanze e la paziente è stata risvegliata senza difficoltà e riportata nel reparto di degenza ordinaria. La mattina successiva è stata mobilizzata e ha fatto colazione; dopo 4 giorni è stata dimessa senza necessità di trasfusioni”.
Questa l’équipe multidisciplinare cooordinata da Marco Catarci, direttore della UOC Chirurgia Generale: Gianluca Guercioni (chirurgo), Fabio D’Emidio e Paolo Pagano (radiologi interventisti), Andrea Chiari (ginecologo), Antonio Avolio (urologo) e Claudia Acciarri (anestesista).
“Ancora una volta – la conclusione del comunicato – una dimostrazione di eccellenza della tanto bistrattata Sanità picena, confermando che passione, professionalità, competenza e collaborazione possono condurre ad ottimi risultati anche in condizioni di risorse limitate”.
(epi)
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