di Maria Nerina Galiè
Ricorre, ancora una volta, l’importanza della precocità nella diagnosi per una maggiore efficacia e la garanzia di una migliore qualità di vita. Stavolta l’argomento su cui ha puntato la direzione di Area Vasta 5, e presentato oggi 15 novembre dal direttore Cesare Milani alla presenza del sindaco di Ascoli Marco Fioravanti e dell’assessore ai Servizi Sociali Massimo Brugni, è il deficit visivo che riguarda in particolare i bambini nati prematuri.
L’iniziativa, promossa dal Centro Officina dei Sensi, inserisce gli ospedali di Ascoli e San Benedetto, “Mazzoni” e “Madonna del Soccorso”, unici nelle Marche, nel network nazionale, realizzato dal Polo di ipovisione dell’ospedale “Gemelli” di Roma, rappresentato da Daniela Ricci, responsabile del Centro di riabilitazione visiva. L’obiettivo, reso possibile dalla Fondazione Mariani di Milano, è quello di uniformare la metodologia di diagnosi precoce del deficit visivo riconducibile a lesioni cerebrali nei prematuri. A mettere in contatto i vertici della sanità pubblica picena, trovando ampio consenso anche tra i direttori dei reparti interessati, con la dottoressa Ricci, è stato Mirco Fava, responsabile della sezione ascolana dell’Officina dei sensi.
«Ci occupiamo della vista sotto ogni aspetto – ha spiegato Fava – puntando a rendere autonome le persone che seguiamo, in un percorso condiviso con le famiglie, dal primo momento in cui si manifesta il problema. Spesso però questo accade a tre o quattro anni. Vogliamo invece aiutare i bambini fin dai primissimi mesi di vita». Ecco allora l’idea di coinvolgere la direzione di Av5 che senza indugi, come pure il dottor Ermanno Ruffini, direttore Pediatria e Neonatologia dell’Area Vasta 5, ha accolto l’iniziativa, estesa anche all’ospedale “Murri” di Fermo. «L’intervento tempestivo – ha sottolineato Milani – permette a questi bambini di elevare il livello della qualità della loro vita».
«In Italia – ha detto Ruffini – nasce prima del termine il 7% dei bambini, di cui l’1% prima delle 32 settimane. Sebbene ora la sopravvivenza sia pari al 90%, il 10 % di loro ha problemi neurologici che si manifestano in una fase successiva. Dal 2005 forniamo un servizio di follow up sui prematuri che nascono ad Ancona, per poi tornare qui dove li seguiamo fino ai 3 anni. Sono più di 200 quelli presi in carico fino ad ora con oltre 100 visite l’anno. Con questo protocollo innovativo, che è un eccellenza nel nostro territorio, in pochi passaggi si identificano i primi segni su cui eventualmente intervenire».
Con il primario, a sottolineare l’importanza del progetto, per i piccoli pazienti e nell’affiancamento dei loro genitori in un percorso già difficile perché inaspettato, e ancor di più se tardivo e caratterizzato dalla confusione, c’erano anche Valeria Filippini, direttore di neuropsichiatria del “Mazzoni”, Luisa Pieragostini, direttore di pediatria e neonatologia del “Murri” di Fermo e Tiziana Capriotti, neuropsichiatra infantile dell’Unità multidisciplinare dell’età evolutiva (Umee) di San Benedetto del Tronto.
«Il 70% di bambini che manifestano problematiche di tipo motorio o comportamentale – è stata la volta della dottoressa Ricci – ha deficit visivi non diagnosticati. Il nostro impegno è quello di ampliare la valutazione neonatale, nei punti nascita e nei reparti di neonatologia, con appositi screening che devono diventare di routine e con metodi uniformi e non essere straordinari. Il protocollo è volto a capire precocemente se lo sviluppo delle competenze visive corrisponde all’età o se rimanda a possibili problemi neurologici, segnalandoli nel caso e dando precise indicazioni alle famiglie sulle strutture presenti nel territorio».
«Questo progetto avvicinerà le famiglie agli attori sociali e sanitari – ha commentato il sindaco Marco Fioravanti – e segnerà un punto importante in fatto di prevenzione agendo su due livelli: uno direttamente sulla salute del bambino, l’altro sui costi della Sanità».
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