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Scuole: il project financing,
la mancata deroga per ridurre
l’investimento privato al 30%
e la messa in sicurezza
ancora ferma al palo

ASCOLI - Dalla delibera di giunta del 3 maggio 2019 spuntano i nomi delle ditte, dei progettisti, e dei consulenti, che hanno presentato al Comune la richiesta di partenariato pubblico-privato. Il nodo dell’equilibrio economico-finanziario (49% d’investimento pubblico e 51% privato) e la deroga che avrebbe aumentato la quota d'investimento comunale al 70%. I dubbi della dirigente comunale Cristina Mattioli: «Il bilancio di previsione 2019-2021 non contiene gli eventuali riflessi finanziari, nonché economico-patrimoniali, conseguenti all’attuazione, in partenariato pubblico-privato, del piano di riordino dell’edilizia scolastica»
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La scuola media “Massimo D’Azeglio” tra le scuole che rientrano nel project financing (Foto Andrea Vagnoni)

di Adriano Cespi

E’ stato al centro del dibattito politico-amministrativo per oltre un anno. E per oltre un anno ha congelato ogni altra ipotesi di messa in sicurezza delle scuole cittadine. Tanta la fiducia che la precedente amministrativa Castelli e l’attuale Amministrazione Fioravanti avevano nutrito sull’intera operazione tecnico-finanziaria. Fino ad una decina di giorni fa, quando, sul Comune, si è riversata una vera e propria doccia gelata. Così fredda da impedire ogni altra possibilità di movimento (se non quella dell’intervento a totale capitale pubblico). In Parlamento, infatti, il 26 novembre scorso, sono stati ritirati dagli stessi presentatori, gli onorevoli Roberto Cataldi (M5S) e Giorgia Latini (Lega), quegli emendamenti (peraltro circoscritti alle regioni dell’area del cratere e rigidi da un punto di vista temporale, con durata, cioè, dell’esecutività fino al prolungamento dello stato d’emergenza), che, qualora fossero stati accolti dal Governo e inglobati nel decreto terremoto, avrebbero potuto dare il via all’operazione della messa in sicurezza delle scuole comunali. Attraverso l’introduzione di una deroga sull’obbligo di legge delle quote di capitale investito (49% pubblico e 51% privato). E sul progetto è, così, scesa la parola fine.

Stiamo parlando della proposta di Partenariato pubblico privato per il piano di riordino delle scuole di Ascoli (clicca sul primo link a fine articolo) recapitata, definitivamente, in Comune, il 25 febbraio 2019 (una precedente proposta era stata presentata il 27 dicembre 2018), da sei ditte: la capogruppo “Di Vincenzo Dino & C spa” di San Giovanni Teatino in provincia di Chieti, unica non picena, e le ascolane “Ubaldi costruzioni spa”, “Travaglini costruzioni srl”, “Saitec company srl”, “Rossetti srl”, “Impresa costruzioni Sparti Walter”. Soggetti proponenti che, secondo quanto riportato in allegato alla proposta, si sono serviti della collaborazione tecnica dei progettisti “Trend project srl”, “Asistema srl degli architetti Aleandro Orsini e Sonia Calvelli”, “Area engineering srl” e dei consulenti “Studio legale P&I Guccione e associati” e “Studio associato di geologia e geotecnica Marucci”.

La media Cantalamessa, altra scuola da demolire e ricostruire secondo il project financing

LA GIUNTA CASTELLI IL 3 MAGGIO 2019 DELIBERA LA PRESA D’ATTO DELLA PROPOSTA DI PARTENARIATO PUBBLICO PRIVATO DELLE SEI IMPRESE

Una proposta articolata e ambiziosa, quella presentata dalle sei imprese. Ma, anche, dai costi elevati, qualcosa come 50 milioni di euro circa, secondo informazioni provenienti da ambienti amministrativi. Che, qualora fosse diventata esecutiva, avrebbe potuto dare vita, con un iter burocratico dimezzato (è la prerogativa propria del project financing), alla nascita, entro quattro anni dall’apertura dei cantieri, di scuole nuove, moderne, e sicure da un punto di vista sismico. Tutte inglobate, peraltro, in cinque Poli: nuovo Polo scolastico Ceci (media Ceci, elementare San Serafino, elementare Rodari, infanzia Collodi); nuovo Polo Cantalamessa (media Cantalamessa, elementare Falcone Borsellino); nuovo Polo scolastico D’Azeglio (media D’Azeglio, elementare San Domenico); nuovo Polo scolastico San Filippo (edificio via Sardegna, infanzia San Marcello A e San Marcello B-Montessori, elementare Montessori, elementare via Napoli-Cagnucci); nuova scuola via Kennedy (elementare Don Bosco-via Kennedy, elementare San Filippo-via Kennedy). Tranne quelle sottoposte a lavori di adeguamento sismico, come la scuola Malaspina, la scuola elementare e dell’infanzia Don Giussani di Monticelli, e la scuola elementare di Poggio di Bretta. E con contenitori temporanei (naturalmente sistemati ad hoc), dove accogliere gli studenti rimasti senza istituto scolastico per via dei lavori di demolizione, ricostruzione, e messa a norma degli edifici, individuati nell’ex distretto militare e nel mercato coperto di via Recanati (entrambi di proprietà comunale). Insomma, un piano di riordino complessivo (quindici i plessi interessati), finito in un provvedimento amministrativo con la dicitura: «accordo operativo di collaborazione per la valutazione della proposta di finanza di progetto presentata ai sensi dell’ordinanza del commissario straordinario per la ricostruzione sisma 2016 del 10 gennaio 2018». E sul quale la precedente Amministrazione Castelli, il 3 maggio 2019 (assenti gli assessori Alessandro Filiaggi, Daniele Gibellieri e Luigi Lattanzi), aveva deliberato di «prendere atto del contenuto della proposta, così rimodulata» ravvisando, si legge nel documento «l’interesse all’attuazione del programma di riqualificazione del patrimonio scolastico comunale danneggiato dagli eventi sismici dell’agosto 2016». Nella delibera, inoltre, la giunta aveva anche evidenziato di «prendere atto della necessità di effettuare una complessa e definitiva analisi della proposta, finalizzata ad esaminare gli aspetti tecnico ed amministrativi, giuridici ed economici, connessi all’individuazione degli interessi pubblici rappresentati dalla stessa proposta ed alla verifica della relativa congruità rispetto alle capacità finanziarie dell’Ente». E quindi aveva dato mandato «di approvare, al riguardo, lo schema di accordo operativo da stipulare con la Fondazione Patrimonio Comune (struttura tecnica dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, ndr) al fine di realizzare le analisi istruttorie necessarie alla predisposizione della proposta di determinazione in merito alla sostenibilità e fattibilità della proposta da porre all’attenzione del Consiglio comunale».

La sede della Malaspina, per la quale è previsto un intervento di adeguamento sismico (Foto Perozzi)

IL PROJECT FINANCING E LA MANCATA DEROGA CHE AVREBBE FATTO LIEVITARE LA QUOTA PUBBLICA AL 70% E RIDOTTO QUELLA PRIVATA AL 30%

Sempre nell’atto amministrativo veniva evidenziato un passaggio normativo fondamentale, che vincola, di fatto, il rapporto di Partenariato pubblico privato (project financing) per gli interventi di riparazione, ricostruzione e ripristino degli edifici pubblici. Quello che, all’articolo 180 del decreto legislativo del 18 aprile 2016 numero 50 “Codice dei contratti pubblici”, disciplina i contratti di partenariato pubblico-privato. Si legge: «L’equilibrio economico-finanziario rappresenta il presupposto per la corretta allocazione dei rischi tra le parti, che ai soli fini del raggiungimento del predetto equilibrio, in sede di gara l’Amministrazione aggiudicatrice può stabilire anche un prezzo consistente in un contributo pubblico, ovvero nella cessione di beni immobili che non assolvano più a funzioni di interesse pubblico (…), che in ogni caso (…) non può essere superiore al 49% del costo dell’investimento complessivo». Ed è qui, proprio in quel 49% di capitale pubblico e 51% privato che si blocca tutto. Niente deroga, niente investimento privato. I circa 35 milioni di euro (contributi statali post terremoto) già disponibili, come quota pubblica del project financing, avrebbero, infatti, superato di gran lunga la soglia del 49%, visto che, secondo fonti ben informate, la quota d’investimento del Comune sarebbe dovuta lievitare al 70% e quella privata scendere al 30% (circa 15 milioni di euro): ben al di sotto, quindi, del fatidico 51%. E tutto questo, con un esborso che Palazzo Arengo avrebbe dovuto sostenere a favore del privato, una volta terminata la fase di costruzione dei cinque poli scolastici, tra gestione degli edifici (quindici) e la loro manutenzione, di 500.000 euro annue circa, per una durata trentennale del contratto. E allora l’interrogativo sorge spontaneo: cosa farà adesso l’Amministrazione Fioravanti per sbloccare la situazione e far partire, finalmente, i lavori di messa in sicurezza delle scuole comunali?

L’ingresso della scuola “Ceci” di Porta Cappuccina

LA VALUTAZIONE “CONTABILE” E LE PERPLESSITA’ ESPRESSE DALLA DIRIGENTE COMUNALE CRISTINA MATTIOLI

Una presa d’atto quella deliberata dalla precedente Amministrazione comunale su questo “accordo operativo di collaborazione per la valutazione della proposta di finanza di progetto”. Provvedimento, peraltro, contenente i pareri di due dirigenti comunali: «favorevole in relazione alla regolarità tecnica della proposta», quello espresso da Ugo Galanti, responsabile del settore Edilizia, Attività produttive, Ambiente; «favorevole, ma limitatamente alla sottoscrizione dell’accordo operativo con la Fondazione Patrimonio Comune Anci finalizzato alla collaborazione per l’analisi della proposta di finanza di progetto presentata all’Amministrazione comunale il 27 dicembre 2018, riproposta in forma definitiva il 25 febbraio 2019, la cui spesa è prevista nel bilancio di previsione 2019», quello pronunciato, come valutazione di regolarità contabile, da Cristina Mattioli, responsabile del settore Finanziario, Economato e Tributi. Ed è quel «limitatamente» che solleva dubbi. Soprattutto quando la dirigente osserva «che il bilancio di previsione 2019-2021 non contiene gli eventuali riflessi finanziari, nonché economico-patrimoniali, conseguenti all’attuazione, in partenariato pubblico-privato, del piano di riordino dell’edilizia scolastica».

PROJECT FINANCING – LA PROPOSTA INTEGRALE DELLE SEI IMPRESE AL COMUNE DI ASCOLI

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