di Franco De Marco
Slitta probabilmente alla prossima settimana, a meno di un colpo di scena, l’indicazione, da parte di Giorgia Meloni leader di Fratelli d’Italia, del candidato presidente della Regione Marche. In un prima momento sembrava che la fumata bianca ci dovesse essere in questa settimana ma, evidentemente, ancora non è stata raggiunta l’intesa che coinvolge anche la Lega e Forza Italia componenti della ritrovata alleanza di centrodestra. I “cavalli” in corsa sono l’ex sindaco di Ascoli Guido Castelli, che ha aderito a Fdi, profeniente da Fi, prima delle passate amministrative, e l’onorevole Francesco Acquaroli, da sempre organico a Fratelli d’Italia, ex sindaco di Potenza Picena, eletto alla Camera nel 2018.
Secondo i “bookmaker” le quotazioni di Castelli sarebbero in ribasso. Ma non è detto. L’ex sindaco di Ascoli ha dalla sua una magiore notorietà, anche per le sue apparizioni televisive (stamattina ancora su La 7 a Coffe Break), e una maggiore esperienza amministrativa con alle spalle dieci anni come sindaco del capoluogo piceno e come presidente Ifel la Fondazione dell’Anci. Acquaroli può contare su un maggiore appoggio all’interno di Fratelli d’Italia e in alcuni ambienti vicini al partito di Giorgia Meloni. Chi è più forte elettoralmente almeno sulla carta? Molto difficile dirlo. Castelli potrebbe rappresentare la scommessa del sud delle Marche sempre politicamente poco rappresentato nel governo regionale. Acquaroli il volto che piace di più alla destra destra e alle politiche ha realizzato una bella performance. Castelli potrebbe inoltre essere mal digerito da Forza Italia. Chissà quanto potrebbe pesare, a sfavore ma anche a favore (almeno in certi ambienti di destra estrema) di Acquaroli la sua partecipazione alla famosa “cena fascista” di Acquasanta Terme, che tanto scalpore ha suscitato a liello nazionale, per alcune presenze istituzionali come il sindaco di Ascoli Marco Fioravanti e il vice Gianni Silvestri. Se Fioravanti si è dissociato da nostalgie autoritarie, altrettanto non ha fatto Acquaroli almeno fino ad oggi.
A svantaggio di Acquaroli ci potrebbe poi essere il fatto che anche nelle regionali del 2015 si presentò candidato governatore con Fratelli d’Italia e la Lega (Forza Italia sosteneva invece Gian Mario Spacca) e giunse terzo con il 18,98% dietro Luca Ceriscioli (Pd, 41,07%, eletto presidente) e Gianni Maggi (Movimento 5 Stelle, 21,18%). I cavalli di ritorno spesso non hanno fortuna. Partita ancora aperta insomma. E’ testa a testa. All’interno di Fratelli d’Italia si sta approfondendo la questione. Comunque, al di là di come andrà a finire, sia Acquaroli sia Castelli appaiono, elettoralmente, le punte di diamante di Fratelli d’Italia nelle Marche con terzo soggetto autorevole il portavoce regionale Carlo Ciccioli che ha una lunga militanza. Proprio da Ancona si sussurra vengono i maggiori dubbi su Castelli candidato presidente.
Se uno, tra Castelli e Acquaroli, diventerà presidente o male che vada consigliere regionale, l’altro è destinato al Parlamento. Se fosse eletto alla Regione, Acquaroli dovrebbe dimettersi da deputato. Ma alle prossime politiche, che potrebbero anche giungere prima del tempo alla luce del risultato alle regionali in Emilia Romagna e degli scricchiolii all’interno della maggiortanza giallorossa al Governo centrale, Castelli avrebbe probabilmente la strada spianata per giocarsi il posto alla Camera. Al momento l’unico punto certo è che, nella distribuzione nazionale, la candidatura a presidente della Regione Marche tocca a Fratelli d’Italia partito che, sulla scia della vittoria ad Ascoli, dove ha fatto eleggere sindaco Marco Fioravanti, vuole continuare ad espandersi approfittando anche, come la Lega, della fase confusa all’interno dei forzisti.
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