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«Scoprii le cento torri
viaggiando tra le neve»
Maselli racconta i suoi “delfini”
La storia del cinema al Caffè Meletti
(Le foto)

ASCOLI - La due giorni di celebrazioni in occasione dei 60 anni del film si è rivelata un successo. Il regista ospite d'onore, tra aneddoti e curiosità: «Blain era spaventato dalla sua statura. Milian? Lo notai insieme a Pasolini». Gremite le proiezioni così come la cena di gala. Lo storico locale di piazza del Popolo punta sulla settima arte
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Francesco Maselli

di Luca Capponi 

(foto di Andrea Vagnoni)

Dalla fragilità di Tomas Milian alla prima sceneggiatura di una commedia leggera intitolata “Le ragazze chiacchierate”, dalla “provvidenziale” tormenta che lo portò alla scoperta di Ascoli fino a Gerard Blain che faceva le bizze perché si sentiva basso di fianco ad attrici come Betsy Blair, Claudia Cardinale, Antonella Lualdi e Anna Maria Ferrero. Ma non solo, perchè con un monumento come Francesco Maselli, 89 anni appena compiuti e una lucidità da fare invidia a un ventenne, poi si finisce a parlare di molto altro; gli esordi di fianco a mostri sacri come Michelangelo Antonioni e Luchino Visconti o la sfortunata esperienza hollywoodiana di “Ruba al prossimo tuo”, nel 1969, con Rock Hudson e la stessa Cardinale.

Il regista ascolano Giuseppe Piccioni

Come sfogliare un bel libro di cinema. Che diventa ancora più affascinante se dentro ci sono Ascoli e una storia travolgente cominciata 60 anni fa. Di cui oggi si festeggia l’anniversario grazie all’iniziativa del Caffè Meletti, che fu tra le location principali de “I delfini”, il primo grande film girato tra le cento torri. Era il 1959. L’anno successivo l’opera andò in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia duellando con “Rocco e i suoi fratelli” di Visconti (che vinse il Leone d’argento) e “Adua e le compagne” di Antonio Pietrangeli.

«La città è identica, siete riusciti a non rovinarla, si è mantenuta una grande eleganza -racconta Maselli-. L’architettura sempre molto visibile è di fatto straordinaria ed è la stessa che mi affascinò all’epoca, quando capitai la prima volta qui dopo un viaggio pieno di neve e di freddo. Ricordo che a un tratto vidi un cartello con la scritta Ascoli Piceno – Gioli Hotel, mi precipitai perché faceva freddo e avevo paura, ero su un’Alfa Romeo 1900 che col ghiaccio sbandava. Sono entrato nell’albergo, faceva caldo, ed è stato un bel momento. Poi ho scoperto questa piazza meravigliosa e il Meletti, suo centro nevralgico».

Maselli è stato l’ospite di punta della due giorni di tributo voluta dallo storico locale. Un successo vero, che ha portato centinaia di persone e studenti ad assistere alle proiezioni del film (in copia restaurata) al Cineteatro Piceno e una partecipazione numerosa anche alla cena-evento a cui, oltre al regista romano, hanno partecipato tra gli altri il collega ascolano Giuseppe Piccioni ed il critico Enrico Magrelli. Oltre a molti che all’epoca parteciparono alle riprese come comparse, tra cui Erminia Tosti Luna, Maria Pia Montanari e Sandra Pasquali. Una serata emozionante, durante cui Maselli ha ritirato il premio speciale donatogli dal Meletti per il lustro che ha dato e continua a dare alla città.

Una scena del film all’interno del Meletti

Come detto, lunga è la lista di aneddoti e le curiosità raccontate (non solo) dal cineasta. Che ricorda ironicamente il set, impreziosito da un cast davvero stellare, come «Un incubo, soprattutto nella gestione degli attori, dove tutto il lavoro era dominato da questo insopportabile Gerard Blain che era bravissimo ma aveva il dramma di sentirsi basso davanti alle attrici, mi tormentava che non voleva mai stare vicino a loro, mi ripeteva sempre “je suis bas”, ma non potevo farci nulla». Dopo la famigerata tempesta di neve Maselli tornò ad Ascoli per vivere la città e “studiarla”. Così la sceneggiatura che il produttore Franco Cristaldi («Un uomo speciale, un grande amico con cui ho fatto sei film») aveva comprato proprio da Pietrangeli, col tempo, prese un’altra piega e, attraverso il lavoro fatto insieme a Ennio De Concini, Aggeo Savioli e Alberto Moravia («Partecipò a due o tre riunioni ma fu utilissimo e con la sua strana e gelida intelligenza azzeccò delle cose che ci servirono. Era un personaggio molto particolare») divenne prima “Provincia amara”, poi “I delfini” con le sue sette settimane di lavorazione in loco. Un ritratto lucido, senza sconti, del lato più ipocrita della provincia italiana. Attualissimo.

«Dal punto di vista sociale e politico -spiega Maselli- credo che la situazione sia peggiorata rispetto ai tempi, molte delle conquiste fatte attraverso lotte e difficoltà hanno rischiato, ultimamente, di essere distrutte. La trovo una cosa molto allarmante e che va combattuta, percepisco ancora disuguaglianze e differenze sociali, una enorme regione di povertà e di difficoltà a vivere in contrasto con una classe imprenditoriale molto disinvolta».
«Ero e sono comunista» dice di sé. Ma senza nessuna spocchia, trasmettendo un senso di rispetto raro, antico. E grande umiltà anche nell’ammettere i fallimenti nelle virate verso la commedia. «Prima con “Fai fretta a uccidermi…ho freddo!” con Monica Vitti e Jean Sorel poi due anni dopo con “Ruba al prossimo tuo” -aggiunge-. Non mi sono venute bene, non si tratta di un genere che è nelle mie corde, ci provo a fare lo spiritoso ma non mi viene».

Un quadro al Meletti con un’immagine del film del 1960

Tra i tanti racconti, spicca quello su Tomas Milian, ancora poco conosciuto e al suo terzo film italiano. «Uno strano personaggio. -ricorda Maselli- Aveva frequentato l’Actors Studio e quando lo notai faceva il mimo in uno spettacolo del “Festival dei due mondi” di Spoleto, ero andato lì con Pier Paolo Pasolini. Aveva un viso interessante, ci parlai e sentii questa sua parlata strana, tra italiano, cubano e americano. Convinsi Cristaldi e lo feci diventare un personaggio importante de “I delfini” e protagonista del film successivo “Gli indifferenti”. Aveva un carattere malinconico, era un depresso di natura che veniva da sei tentativi di suicidio. La compagna di allora era disperata e ci diceva di fare qualcosa per lui, a fine giornata era sempre scontento di ciò che aveva girato, rimaneva turbato dal fatto di recitare male, cosa non affatto vera perché aveva un bel temperamento».

Lo storico locale con le luminarie natalizie

Infine, altri momenti da ricordare. In primis l’impegno del direttore del Meletti Valter di Felice, che sta tenacemente e felicemente riportando in auge una vena cinematografica (e non solo, votata all’arte in generale) rimasta purtroppo fino ad oggi “sommersa”. Per l’occasione ha dato vita a una serie di bottiglie di anisetta a tiratura limitata (venti esemplari) con l’etichetta  raffigurante Claudia Cardinale e un’opera di Alejandro Pereyra.
Poi le collaboratrici  Valeria Nicu e Valentina Carradori, che annunciano altre iniziative a tema, tra cui il lancio di una linea di abbigliamento su “I delfini”. Ma soprattutto l’inizio delle riprese del nuovo film di Piccioni, pronto a partire intorno a marzo. «Si intitola “L’ombra del giorno” -rivela- ed è una storia ambientata negli anni ’30 durante il periodo del grande consenso al fascismo, muro che sembrava indistruttibile ma che iniziava a mostrare le prime incrinature, le leggi razziali e la dichiarazione di guerra. Lo girerò a Roma».

 

 


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