L’ospedale unico nel Piceno continua a dividere il territorio a suon di dichiarazioni di politici e comitati, rinfocolate dalla recente delibera di Giunta della Regione Marche che dà il via libera alla realizzazione della nuova struttura di Pagliare. Una voce si leva invece fuori dal coro e lancia, o meglio rilancia, l’appello per avere l’azienda ospedaliera Marche Sud. E’ quella di Valeriano Camela, dirigente medico dell’Area Vasta 5 ed ex consigliere regionale. Ha ricoperto la carica a Palazzo Raffaello 2010 al 2015, ha quindi assistito all’approvazione del piano sanitario del 2012: «Ancora vigente – precisa – e che aveva previsto il percorso per l’istituzione dell’azienda ospedaliera Marche Sud in esito al processo di integrazione funzionale dei plessi di Ascoli e San Benedetto». «Come è possibile – tuona l’ex consigliere regionale – che in questa fase di acceso confronto-scontro sulla sanità, con al centro l’ospedale di primo livello, nessuno ne abbia mai fatto riferimento. Che nessuno abbia mai avanzato una richiesta ufficiale. Eppure – aggiunge – il presidente Luca Ceriscioli (della Regione Marche, ndr) ha dichiarato in più occasioni la propria disponibilità ad esaminare le carte per studiare la fattibilità». Lo ha fatto durante una conferenza stampa ad Ascoli, lo scorso ottobre affermando: «Gli accessi annui al Pronto Soccorso, negli ospedali di Ascoli e San Benedetto insieme, sono 70 mila l’anno. Se fossero riuniti in un unico polo, in breve si arriverebbe agli 80 mila necessari per avere l’azienda ospedaliera». La numerosa platea composta per lo più da personale sanitario ha accolto la dichiarazione con meraviglia.
«Me lo ha ribadito anche di recente – sottolinea Camela – e il Presidente è una persona seria e, sono convinto, non rifiuterebbe di approfondire tale punto, qualora richiesto».
«L’azienda ospedaliera – sostiene il medico – sarebbe la vera vittoria per il nostro territorio, l’unico modo per innalzare davvero la qualità dei servizi. Vorrebbe dire autonomia gestionale ed economica. Significherebbe scegliere gli investimenti e decidere di sviluppare una specialità piuttosto che un’altra anche in funzione delle richieste che ci vengono dalla mobilità attiva». I cui introiti al momento vengono ridistribuiti in ambito regionale.
«Inutile competere con l’Emilia Romagna o la Lombardia – ammonisce Camela – noi però possiamo raccogliere una cospicua utenza dal Centro-Sud, come già avviene con flussi rilevanti dal reatino e dal vicino Abruzzo. Diventare un’eccellenza in alcuni settori poi ci metterebbe sullo stesso piano di altre strutture marchigiane. Adesso noi dobbiamo fare riferimento al Torrette di Ancona per alcune specializzazioni o a Pesaro per altre. Anche per una sorta di complementarietà di servizi, potremmo noi diventare punto di riferimento regionale per altre eccellenze».
Il dottor Camela non entra nella questione dell’ospedale in vallata. Incalzato però dice: «Certo, un’unica struttura permetterebbe una migliore organizzazione, più moderna e funzionale. Basti pensare che adesso, a parità di medici, i turni raddoppiano tra Ascoli e San Benedetto. Siamo in una fase cruciale per lo sviluppo della sanità picena. La sua collocazione geografica comunque pare essere ormai definita, lo dico sulla base degli atti. Guardiamo quindi oltre. E bando alle ciance, facciamo sentire la voce del territorio in forma ufficiale e forte». L’appello del medico in particolare è rivolto ai politici eletti in zona: «E’ inaccettabile che da parte loro non sia stata mossa nessuna azione per sostenere la causa dell’azienda ospedaliera. Io l’ho fatto, per quanto ho potuto, nel ruolo che ho rivestito nel consiglio regionale. Continuo a farlo, dall’esterno. Ma il silenzio è assordante».
M.N.G.
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