di Martina Marinangeli
Presentazione ufficiale, oggi in conferenza stampa, per il nuovo commissario di Forza Italia nelle Marche, Francesco Battistoni, succeduto in maniera piuttosto repentina al predecessore Marcello Fiori. Archiviati i ringraziamenti d’ufficio a quest’ultimo ed il benvenuto d’obbligo al senatore, i vertici regionali azzurri hanno declinato le linee guida che intendono seguire nei mesi che li separano dalle elezioni di maggio per la guida di Palazzo Raffaello, facendo sapere che puntano ad essere «la seconda forza della coalizione di centrodestra, con il compito di drenare i voti dei moderati». La ricerca di uno spazio vitale, insomma, in un’alleanza in cui la Lega fa la parte del leone e Fratelli d’Italia esprime il candidato. E allora, come ha ricordato il vice presidente forzista del Consiglio regionale, Piero Celani, «dobbiamo ripartire dall’ascolto dei territori, dalla gente, per superare le difficoltà che stiamo attraversando. I nostri competitor interni ed esterni sono aggressivi e noi dobbiamo adeguarci». Il dato positivo, sottolineato da tutti, è «l’unità della coalizione e la condivisione del progetto per risollevare le Marche» e sul braccio di ferro strisciante tra Carroccio e Fdi per il candidato governatore, Battistoni non si allontana di un millimetro dal politically correct: «ci rimettiamo alla decisione finale del tavolo nazionale. Siamo uomini di partito e facciamo i bravi soldatini».
Il nome fatto da Giorgia Meloni, ovvero il deputato Francesco Acquaroli – su cui la Lega ha però tirato il freno a mano – è la persona giusta? «Perché no», la risposta concisa del neo commissario azzurro. «Non ne faccio una questione di nomi, ma di programma e coalizione». E allora ecco i pesi massimi del partito tutti schierati per sciorinare la loro ricetta, con Battistoni che torna a cavalcare la polemica sull’uso dei Fondi Ue che l’ha visto protagonista nei giorni scorsi, la coordinatrice per la provincia di Pesaro, Elisabetta Foschi, che punta il dito sulla necessità di un cambio di passo a 180° sulle infrastrutture, tallone d’Achille della regione, e la capogruppo regionale Jessica Marcozzi molto critica sui cinque anni dell’esecutivo Ceriscioli, «durante i quali i dati sono stati tutti negativi: dalla mobilità passiva triplicata, alla ricostruzione al palo, passando per la chiusura di 4mila imprese nel 2019». Il coordinatore per la provincia di Ancona, Daniele Silvetti, ha sottolineato come Fi «punti a dar voce a quella richiesta di unità e cambiamento che viene dai territori», parole a cui hanno fatto eco quelle di Riccardo Sacchi, collega del Maceratese: «il ruolo di Forza Italia sarà quello di stabilizzatore in una coalizione che rischia di essere percepita come troppo a destra in una Regione tradizionalmente moderata». Ha poi dato una sferzata al partito quando ha ricordato che «si è passati dal 25 all’8%: dobbiamo porci la questione, essendo più meritocratici e meno ‘albergo con porte girevoli’».
A tirare le somme ci pensa il deputato Simone Baldelli, che ha ricordato come «la ruota giri per tutti i partiti: anche la Lega è stata al 4% ad un certo punto. È normale, ma il nostro impegno è quello di rafforzarci», puntando l’accento su quanto finora fatto in Parlamento: «dai 312 milioni di euro di risparmi della Camera assegnati ai terremotati su mia proposta, al referendum costituzionale, che ho firmato, per non tagliare il numero dei parlamentari. Bisogna avere coraggio anche di fare battaglie impopolari per frenare il populismo dei 5 stelle».
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