«La collocazione geografica che ha portato da sempre Valle Castellana a gravitare su Ascoli. Inoltre il territorio del comune teramano, che fa già parte della diocesi, ricade già nelle competenze del tribunale ascolano e la Corte d’Appello è quella di Ancona. La maggior parte della popolazione residente studia, lavora, fa acquisti e si cura ad tra le cento torri, con cui Valle è collegata da diverse corse giornaliere di autobus. Anche per quel che riguarda le comunicazioni tv e radio locali ricevono solo canali delle Marche. Infine, dopo i gravi danni causati dai recenti eventi sismici, molti vallecastellanesi si sono trasferiti qui».
A tornare sull’argomento referendum riguardante il passaggio del comune abruzzese nelle Marche è la storica associazione Ascoli Nostra. Che non ha dubbi su quale debba essere l’esito della consultazione popolare indetta per l’8 marzo prossimo, dove per essere approvato il quesito dovrà ricevere almeno il 50% più uno dei voti favorevoli. «Ci siamo sempre battuti per la tutela del patrimonio storico, artistico e culturale del territorio piceno e quindi appoggiamo in pieno l’iniziativa del “Comitato per il Referendum Valle Castellana nelle Marche” e ne auspichiamo il meritato successo» è l’augurio.
L’idea di Ascoli Nostra, però, è suffragata, da basi storiche e sociali. «Dopo un secolo di battaglie Valle Castellana riesce a fare un primo passo per staccarsi dalla provincia di Teramo -spiega ancora l’associazione-. Il passaggio nelle Marche è una necessità sentita dalla popolazione sin dai tempi post-unitari. Storicamente già dal secolo VIII il territorio di Valle Castellana apparteneva al potente monastero di Sant’Angelo Magno. Nella suddivisione in regioni furono tracciati confini geografici senza tenere in giusta considerazione le realtà storiche, culturali, sociali ed economiche delle popolazioni».
«Dalle nostre ricerche effettuate presso l’Archivio Comunale sono state ritrovate tre delibere comunali sull’argomento. La prima del 1891, la seconda 1948 ed infine una del 1965 adducendo come prima motivazione quella geografica. Valle Castellana, infatti, dista 40 chilometri da Teramo mentre Ascoli si trova a solo 18 chilometri» è la conclusione di Ascoli Nostra.
A poco più di un mese dalla consultazione, però, la partita sembra apertissima. Nel capoluogo e nelle tante frazioni, alcune spopolate dal terremoto, i pareri sono discordanti, e crescono i timori relativi all’astensionismo della fascia più anziana, che rischia di far deragliare la questione. Tutti però sono concordi nell’ammettere che il legame con Ascoli sia consolidato e ben radicato, nonostante alcuni insensati campanilismi: basterà?
Lu. Ca.
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