di Maria Nerina Galiè
Pochi minuti fanno la differenza quando si tratta di salvare una vita. Con questo spirito oggi, 3 febbraio, i Vigili del fuoco di Ascoli e Fermo hanno deciso di spendere ore di lavoro, e di tempo libero, per farsi sentire in merito alla richiesta, rimasta inascoltata, di istituire presidi a Comunanza e Servigliano. Il nuovo assetto, diverso dall’attuale che prevede il distaccamento in Amandola, in provincia di Fermo e con personale del Comando di Ascoli, permetterebbe loro di attuare il progetto “L’Italia soccorsa in 20 minuti”. Lo chiedono da tempo, da fine ottobre scorso hanno proclamato lo stato di agitazione e stamattina si sono presentati compatti «per gridarlo», come loro stessi hanno detto, davanti alla Caserma di Ascoli, con tanto di striscioni, affissi sulla recinzione della caserma, tenuti in mano sulla rotonda di viale del Commercio e che recitavano: “Stiamo scioperando per darvi maggiore sicurezza. Vogliamo i Vigili del fuoco a Comunanza e Servigliano”.
Intanto a gruppi facevano avanti e indietro sulla strada fermando le auto in transito. C’erano gli uomini in forza al Comando di Ascoli e Fermo, rappresentati da Massimo Fazzini portavoce coordinamento sindacale Cgil-Fns Cisl-Uil-Confsal e da Bernardo Iacovone, segretario provinciale Confsal. Con loro anche il sindaco di Servigliano Marco Rotoni. Si sono fermati inoltre, dalle 10 alle 14, anche i colleghi della Caserma di Fermo e nei distaccamenti di Amandola, San Benedetto e Arquata. Fermati si fa per dire. L’emergenza è stata garantita, come impongono loro il regolamento ma anche la dedizione, imprescindibile dal lavoro che fanno. Salvare vite, appunto, «attività nella quale devono essere aiutati e non ostacolati da campanilismi o diatribe politiche», affermano. Eppure ci sono finiti proprio nel mezzo. Per il “giallo” del decreto ministeriale che avrebbe dato il via alla sede di Comunanza. Era stato dato per firmato da Stefano Candiani, con le valige in mano alla vigilia della caduta del primo Governo Conte, come riferito da voci molto vicine all’ex Sottosegretario agli Interni. Del documento però non ce n’è traccia. Si sono trovati nella bufera tra le amministrazioni comunali di Comunanza e Amandola, dove il sindaco di quest’ultima, Adolfo Marinangeli, non ha lesinato sui social duri commenti nei confronti del collega, Alvaro Cesaroni, ma anche dei pompieri stessi. «Siamo molto dispiaciuti per le parole di Marinangeli – ha precisato Fazzini – anche perchè noi non abbiamo mai detto nulla di male di Amandola, nè imputato al sindaco qualche mancanza. Si, lì siamo in un container da qualche anno – ha aggiunto – e non è certo una sistemazione ideale. I colleghi che vi lavorano sono in una posizione definibile “poco chiara” a livello contrattuale. Ma non è questo al centro dei nostri pensieri. Noi vogliamo dare ai cittadini tutta la sicurezza possibile».
Per questo sostengono, in ragione di studi fatti appositamente, che Comunanza per il Piceno e Servigliano per la media e alta Valtenna sono posizioni strategiche, tali da garantire il soccorso nei 20 minuti. «Mentre Amandola non soddisfa nè l’uno nè l’altro territorio», ha detto ancora il rappresentate sindacale.
«Voglio invece rassicurare i cittadini di Amandola – sono ancora le parole di Fazzini – che con la sede di Comunanza garantiamo loro il soccorso in 9 minuti, anche se rispondiamo ad Ascoli. Perchè la nostra politica nazionale è quella di far intervenire chi è più vicino».
Le due nuove sedi avrebbero già strutture pronte ad ospitarli, ha spiegato il portavoce: «A Comunanza il sindaco ci ha messo a disposizione una palazzina di tre piani che sarà provvisoria, in attesa della realizzazione di un edificio su un terreno già destinato. A Servigliano, ugualmente avremmo già collocazione e utenze». Tutto pronto anche a livello di personale. «Abbiamo un organico in grado coprire su entrambi i distaccamenti turni h24 di 5 uomini ciascuno», ha rimarcato Fazzini.
Non si fermeranno qui i pompieri di Ascoli e Fermo. Oggi è stato solo l’inizio di una battaglia a suon di scioperi fino a che la loro amministrazione e il Ministero degli interni non avrà dato loro una risposta, fino a quando non avranno l’auspicata firma su un documento che renda ufficiale l’istituzione dei presidi che chiedono. Neppure escludono azioni ancora più incisive. «Stiamo esaminando la possibilità – sono sempre le parole di Fazzini – di agire per le vie legali nei confronti del Ministero e delle nostre Amministrazioni, provinciale, regionale e nazionale. Abbiamo saputo solo a settembre scorso che da marzo, il Ministero degli Interni aveva dato parere favorevole allo spostamento della sede da Amandola a Comunanza, rafforzato dalle Direzione nazionale dei Vigili del fuoco. Le carte ci sono state negate».
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