di Maria Nerina Galiè
Manca pochissimo a Comunanza, per il completamento della piazzola di atterraggio per l’eliambulanza, attrezzata per il volo notturno. E’ questione di giorni e, appena terminata l’istallazione dei potenti fari, ci sarà l’inaugurazione della struttura che sorgerà nell’area messa a disposizione dal Comune e sulla quale sorgerà anche il Centro polifunzionale della Protezione Civile, pagata da Croce Rossa Italia. In questo caso, il 28 febbraio scadranno i termini per partecipare alla gara d’appalto e aggiudicarsi i lavori che dovranno essere terminati in 12 mesi. Nella stessa zona è prevista la costruzione della sede definitiva dei Vigili del fuoco, sempre che vada in porto l’istituzione del distaccamento di Comunanza.
Oltre a Comunanza, le elisuperfici predisposte per far atterrare l’elicottero anche di notte saranno 34 in tutta la regione, 27 delle quali già esistenti ed in fase di adeguamento, altre 6 nuove tra cui Acquasanta, Montegallo e Montemonaco nel Piceno, Montegiorgio nel Fermano, Visso e Fiastra nel Maceratese. Le piazzole, con il buio, saranno le uniche a permettere l’intervento del personale a bordo dell’elicottero, che di giorno invece abbiamo visto atterrare nei posti più impensabili o calare il medico con il verricello.
Ma cosa cambierà per il servizio che da oltre 30 anni offre ai marchigiani la possibilità di raggiungere il Trauma Center di Ancona in massimo 25 minuti?
«Molto», dice Germano Rocchi direttore del servizio eliambulanze delle Marche che sottolinea, da medico e tenente colonnello del Corpo Militare della Croce Rossa con alle spalle cinque missioni all’estero: «Nel 2016 ho proposto questa importante innovazione. Prima non era possibile. Gli elicotteri per volare di notte devono avere la visione notturna che in Europa era vietata fino al 2015 in quanto considerata arma strategica».
La prima novità è rappresentata dai velivoli. I due modernissimi Agusta Westland (Aw) 169 della ditta Babcock Mission Services Italia, vincitrice della gara d’appalto, sono in uso a Marche Soccorso già dalla fine del 2019, per aver sostituito gli “Aw 109”, meglio noti con il nome di “Icaro”, pronto per essere archiviato insieme ai velivoli a cui era stato affibbiato. Per una dimensione esterna di poco più grande, gli “Aw 169” dispongono di un abitacolo del 72% più grande, più ampio addirittura di quello dell’ambulanza, tale quindi da permettere al personale sanitario di lavorare agevolmente al suo interno. Le basi da cui parte il nuovo elicottero sono quelle di Ancona e Fabriano. Ma solo una delle due sarà abilitata al volo notturno ed in quella ci saranno due piloti pronti al decollo, come prevede la normativa, e appositamente addestrati. Non più uno solo come per il servizio dall’alba al tramonto che d’inverno limita adesso gli interventi a metà pomeriggio. A bordo dell’elicottero inoltre ci sono un tecnico di volo, un medico rianimatore, un infermiere e, se le circostanze lo richiedono, un operatore del soccorso alpino specializzato in Sar (search and rescue).
«In questo modo – afferma il dirigente medico – il servizio di eliambulanza permetterà di estendere la sala emergenze dell’ospedale “Torrette” di Ancona su tutto il territorio, sia di giorno che di notte». A fare la differenza non è soltanto il breve tempo per raggiungere il presidio più avanzato della regione. Ma conta soprattutto la competenza del personale a bordo. «Una competenza maturata con l’esperienza nel fare tutti i giorni la stessa cosa. Nel nostro caso si tratta di intervenire su ogni tipo patologia traumatica, o non traumatica ma comunque con rischio di vita e farlo con le tecniche e la strumentazione più all’avanguardia».
Cosa dire, dottor Rocchi, a chi bofonchia sull’eccessivo uso dell’elicottero per il soccorso? Sui costi ritenuti in qualche caso sprechi, per i casi di feriti trasportati in Ancona con problemi poi rivelatisi non così gravi.
«Io da trent’anni, a mie spese, partecipo a corsi di aggiornamento e formazione negli Stati Uniti, molti più attenti dell’Italia alla spesa sanitaria. Lì è considerato fisiologico un 50% di over triage, cioè di situazioni in cui l’intervento non era necessario. Le spese fisse, con l’elicottero a terra o in volo, incidono per il 90%. Il rimanente 10% è relativo alle spese per il carburante. Non dimentichiamoci che è in gioco la vita delle persone. Cos’è meglio un volo in più, anche se inutile, o uno meno ma con epilogo fatale?».
L’attivazione dell’eliambulanza risponde ad un criterio situazionale, stabilito dalla Regione Marche nel 2016, secondo protocolli ministeriali e basato su documenti istruttori redatti da un gruppo di lavoro con specifiche competenze. «Facciamo l’esempio di uno scontro frontale tra due veicoli – spiega il direttore – dove il ferito sta in piedi e apparentemente bene. Se però ha un’aorta lesionata e non si interviene in tempo, poco dopo muore. Seguire il criterio situazionale, che può corrispondere ad un volo di oltre cinque metri o ad una rientranza delle lamiere dell’auto incidentata per oltre 30 centimetri, per dirne alcuni, può fare la differenza tra la vita e la morte. Perché ci permette di intervenire a prescindere dalle apparenti condizioni del paziente. Non trasportiamo al “Torrette” solo pazienti in codice 3, cioè gravissimo, e con codice di priorità rosso».
«Non serve scomodare il caso del campione di Formula 1 Michael Schumacher – è ancora il dottor Rocchi a parlare – era cosciente dopo la caduta con gli sci, ma aveva il casco rotto. Non è stato centralizzato nel posto giusto. Si è aggravato, è stato trasferito in un ospedale attrezzato e operato. Ma dopo 4 ore, con le conseguenze che tutti conosciamo».
Oltre agli interventi in notturna, per cui manca solo la firma del contratto per essere attivati, è in fase di sviluppo anche il volo in condizioni di scarsa visibilità attraverso un sofisticato sistema che permette di percorrere una rotta aerea predefinita, da piazzola a piazzola, anche con la nebbia, senza l’ausilio della torre di controllo».
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