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Miasmi nauseabondi
a Villa Sant’Antonio,
210 residenti si costituiscono parte civile

ASCOLI - Oggi al Tribunale di Ascoli la prima udienza del processo, davanti al giudice Barbara Bondi Ciutti, che vede imputati il presidente del Consind (Domenico Procaccini), il presidente del CdA e l'ad di "Picena Depur" (Longino Carducci e Fausto Latini). Cittadini rappresentati dall'avvocato Anna Laura Luciani, gli imputati dai legali Manuel Formica e Francesco Marozzi
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Oltre 200 residenti di Villa Sant’Antonio, rappresentati dall’avvocato Anna Laura Luciani, si sono costituiti parte civile stamane, giovedì 20 febbraio, nel corso della prima udienza del processo che vede imputati il presidente del Consind Domenico Procaccini, il presidente del Consiglio di Amministrazione di “Picena Depur”, Longino Carducci, e l’amministratore delegato della stessa società Fausto Latini per i miasmi nauseabondi provenienti dal depuratore consortile che dal giugno 2017 al dicembre 2018 hanno ammorbato l’aria e creato disagi notevoli alla popolazione. In apertura di udienza, davanti al giudice Barbara Bondi Ciutti, l’avvocato Luciani ha chiesto l’ammissione della costituzione di parte civile dei residenti, mentre i legali degli imputati, gli avvocati Manuel Formica e Francesco Marozzi, hanno sostenuto l’assenza di concretezza del danno, a loro giudizio fondata solo sulla residenza dei firmatari, e l’indeterminatezza dei presupposti.

L’avvocato Anna Laura Luciani

La Luciani ha ribadito che il danno alla popolazione è stato determinato nell’impossibilità di condurre una vita normale e che nel computo vanno comprese anche le attività commerciali. Dopo una pausa, il giudice Bondi Ciutti ha ammesso la costituzione di parte civile, ai fini del risarcimento danni, dei 210 residenti di Villa Sant’Antonio (alcuni dei quali presenti in aula) disponendo un sopralluogo dei tecnici dell’Arpam, al fine di verificare eventuali disfunzioni dell’impianto consortile di proprietà del Consind gestito da Picena Depur. Prossima udienza il 28 aprile prossimo.

«Le conseguenze dannose del reato – il commento dell’avvocato Luciani – non sono state eliminate perché molti abitanti riferiscono di aver sentito ancora gli inequivocabili miasmi del depuratore. Voglio comunque evidenziare che più di 200 residenti hanno deciso di rivolgersi al tribunale per avere giustizia, dimostrando la loro assoluta attendibilità, nonostante le forti difficoltà a far riconoscere concretamente e ufficialmente i disagi subiti nel corso di almeno diciotto mesi». In attesa degli sviluppi giudiziari, che potrebbero concretizzarsi solo in un’oblazione di 103 euro a carico degli imputati, procedura che consente di estinguere il reato commesso, gli attivisti del comitato civico “Aria pulita” non abbassano la guardia e continuano a segnalare puzze e fumi sospetti all’Arpam, monitorando ogni giorno la zona industriale, a ridosso del centro abitato della popolosa frazione divisa in due Comuni dalla striscia bianca della Salaria.

Cla.Fe.


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