di Walter Luzi
Poggio di Bretta, frazione di Ascoli, piange la scomparsa di Emidio Corsini. “Pagghia”, come lo chiamavano tutti, lottava con coraggio da due anni contro il male. Aveva passato i suoi ultimi cinquanta giorni in ospedale. Inutilmente. Senza miglioramenti e senza speranza era tornato nella sua casa della frazione ascolana da qualche giorno. Qui aveva potuto riabbracciare, finalmente, le sue tre nipotine: Federica, ormai studentessa universitaria, e poi Ludovica e Lucrezia, le più piccine. La moglie Caterina, i figli Cinzia e Filippo, il genero Franco, la nuora Monia lo hanno assistito con amore smisurato e dedizione assoluta fino alla fine. Perchè Emidio se li meritava davvero. L’affetto dei suoi cari, e la stima di tutti. Il lavoro e la famiglia sono state le stelle polari della sua vita. Self made man e uomo di sport, imprenditore di successo e giramondo. Emidio Corsini ha incarnato meglio di chiunque altro la faccia più pulita, scanzonata e lavoratrice della nostra terra. La gioia e l’orgoglio di saper fare, costruire, nel lavoro e nelle relazioni umane. Non c’è stata iniziativa, sportiva o sociale, nel suo paese, che non lo abbia visto impegnato. Sempre in prima fila. Con lo stesso entusiasmo, la stessa giovialità, la stessa umiltà, la stessa generosità.
Classe 1938, aveva appreso giovanissimo il mestiere, o meglio, l’arte di muratore alla scuola del padre Filippo. Maestro severo ed esigente con lui, come sapevano essere solo i padri di una volta. Ma preziosissimi, per ogni loro insegnamento. E’ ancora minorenne quando il papà deve andare in Tribunale a firmare un “certificato di emancipazione” per fargli fare impresa con Luigi e Antonio d’ P’pàppà, primi imprenditori edili di Brecciarolo. Nel 1962, poco più che ragazzo decide di emigrare all’estero in cerca della sua strada nella vita. Sceglie la Svizzera, Kolliken, cantone di Argovia di lingua tedesca. Ma il gran cuore e il carattere amabile di Emidio sanno parlare tutte le lingue del mondo. I suoi datori di lavoro, Otto e Toni Suter, diventano presto i suoi migliori amici. Lui alloggia a casa Sieghenthaler, diventa uno della famiglia. Gioca scherzi alla loro anziana madre “mutte” e l’amicizia con i suoi figli dura ancora oggi.
Lega con altri ragazzi italiani con i quali condivide gioie e nostalgie della vita da emigranti. Torna a Poggio di Bretta nel 1964 solo per sposare la sua Caterina e portarla con sé in Svizzera. Lavorano entrambi e le sue domeniche la giovanissima Titina le passa in cucina a preparare, mattarello in mano, tonnellate di tagliatelle per tutta la compagnia. Sono anni di Kolliken che ricorderanno con gli occhi lucidi per tutta la vita. E lì torneranno tutte le volte che capiterà l’occasione a salutare gli amici svizzeri. Rientrano per sempre in Italia solo quando Titina si scopre in dolce attesa. Arriverà Cinzia, oggi impiegata all’Ordine dei Dottori Commercialisti, nel 1966. Poi Filippo, che porta lo stesso nome del nonno, oggi brillante imprenditore con la sua ditta “Soluzioni Alberghiere”, nel 1971. Emidio Corsini rimane nell’edilizia, settore trainante dell’economia all’epoca, in società con Peppino Luciani. L’amico di una vita. Quando l’Ascoli festeggia la prima promozione in serie A lui porta i tifosi poggesi sul suo camioncino bardato di bianconero fino in Piazza del Popolo. Poi nasce la lunga amicizia con Francesco Scorsa. A metà degli anni ’80 “Pagghia” cessa l’attività imprenditoriale e rileva le quote del suocero Francesco “C’ccucc’” Gabrielli alla Seges. Con i soci Carlo Gallina e Bruno Procaccioli opera fino ai primi anni 2000. Uno dei suoi dipendenti è il papà dell’attuale sindaco Fioravanti. Nessuno lo ha dimenticato. Il giovane primo cittadino ascolano è stato fra i primi a rendergli omaggio alla casa funeraria Damiani.
Nel 1980 Emidio è alle Olimpiadi di Mosca fra gli italiani che esultano per l’oro e lo storico record mondiale di Pietro Mennea. Quattro anni dopo accompagna fino a quelle di Los Angeles i sogni a cinque cerchi del pistard compaesano Vincenzo Ceci. Corsini ha anche seguito dal vivo ben sei edizioni dei campionati mondiali di ciclismo su strada (nella foto è con Greg Lemond), quasi tutte insieme all’inseparabile amico Quinto Amatucci. Le due ruote, passioni grandi e antiche di Emidio, con o senza motore. Nel 1998 porta in pullman mezza Poggio di Bretta e la sua Poggese, di cui è sponsor e primo sostenitore, nella sua amata Kolliken per una partita di calcio amichevole e una festa popolare che dura una notte intera. E’ una sorta di gemellaggio calcistico fra le due località che si cementa il 24 giugno del 2000 con la “gara” di ritorno che ricambia la cordiale ospitalità degli svizzeri. Una grande festa dello sport e dell’amicizia che in paese ricordano ancora. E che “Pagghia”, ancora lui, aiuta nell’organizzazione e finanzia. «Non ambisco ad essere il più ricco del cimitero» diceva spesso scherzando ogni volta che partiva. Domenica 23 febbraio, dopo il funerale che si terrà alle 10 nella chiesa di San Giovanni Battista, nella sua Poggio di Bretta, partirà per l’ultimo viaggio. Sarà l’addio a un grand’uomo.
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