foto e testo di Andrea Pietrzela
Il coronavirus ha ormai varcato la soglia della nostra regione. Il trentenne di Vallefoglia, la coppia di coniugi a Fano, due residenti di Pesaro e Urbino e uno studente liceale di Pesaro: queste le sei persone infette, su un totale di un milione e mezzo di abitanti, sul suolo marchigiano. La paura è tanta anche ad Ascoli, dove undici persone hanno scelto l’isolamento volontario e altre due sono risultate negative ai tamponi. Anche se l’invito alla calma del direttore generale di Area Vasta 5, Cesare Milani, è stato chiaro, il recente scontro istituzionale Ceriscioli-Conte ha creato ulteriore panico e confusione sul da farsi. Per queste ragioni, abbiamo deciso di andare a verificare come la città di Ascoli sta reagendo di fronte a questo evolversi della situazione.
I SUPERMERCATI – Nei supermercati appare ancora tutto sotto controllo. L’afflusso della clientela, negli ultimi cinque giorni molto più alto rispetto alla media, non ha ancora causato povertà sugli scaffali e mancanza di prodotti o beni di prima necessità. «I prodotti più ricercati sono stati sin da subito quelli a lunga conservazione – ci spiega Roberto Panfini, direttore del punto vendita Conad di via Erasmo Mari a Porta Maggiore – tonno, pasta e farina sono stati venduti di più, ma mai fino al punto di avere gli scaffali vuoti come si vede nelle foto su internet. Dal giorno di sabato scorso la clientela è aumentata e compra di più, ma tutto il personale ha lavorato bene e non è mai mancato nulla». «Nel weekend abbiamo registrato più vendite del normale, ma il vero picco è stato lunedì – ci racconta Alessandro Celani, contitolare del punto Coal di via Filzi a Campo Parignano – i prodotti che inizieranno a scarseggiare per primi sono quelli di prima necessità, dato che abbiamo registrato un aumento della clientela del 30%, una percentuale altissima. Ancora abbiamo i magazzini pieni ma alcune consegne già iniziano a tardare, io credo che qualche problema organizzativo potrebbe presentarsi tra 15 o 20 giorni. L’unica cosa che è finita per ora è l’amuchina, è sparita talmente velocemente che noi neanche ce ne siamo accorti…» ci racconta con un sorriso. Allora siamo andati a chiedere a chi è specializzato nella vendita di prodotti di questo tipo.
SCAFFALI VUOTI – «Mi sembra che la gente stia impazzendo, ho l’impressione che alcuni leggano solo ciò che vogliono vedere. L’altro giorno ho dovuto convincere una signora a non usare l’ammoniaca per lavarsi le mani, poi due signore hanno litigato per una bottiglia di alcol». È quasi uno sfogo quello di Andrea De Cesare, addetto alle vendite all’interno di “Acqua e Sapone” di via Murri a Porta Maggiore, che sembra come incredulo di fronte alle sue stesse parole. «L’allarmismo è tantissimo: sono stati presi di mira candeggine, disinfettanti per tutti i tipi di superfici, per i piatti e per i panni. Noi riforniamo gli scaffali un giorno sì e uno no, ma ultimamente stiamo facendo davvero molta fatica». Quando siamo arrivati Andrea era impegnato a svuotare un bancale carico di guanti in lattice: «Non ho mai visto un ordine di tanti guanti e lavoro qui dentro da più di dieci anni…».
Non è dunque la mancanza di cibo a spaventare gli ascolani, che però sono già partiti alla rincorsa di prodotti disinfettanti. La paura del virus è tanta, ma i casi finora registrati nella regione non giustificano un principio di allarmismo così forte anche nella nostra zona, ancora libera dal Covid-19. Inoltre, se si considera che che nel resto d’Italia c’è chi guarisce stando a casa e prendendo tachipirina, la situazione appare molto meno fuori controllo. Gli undici casi di quarantena volontaria nel Piceno sono un esempio perfetto di prevenzione e non devono generare paura: la prevenzione è un’arma fondamentale contro ogni tipo di virus, ma è bene che non si trasformi in una forma di psicosi o di terrore collettivo. Magari senza generare panico e senza far finire a litigare per una bottiglia di alcol.
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