«Nonostante il Pd abbia trovato una diversa sintesi ed abbia abbandonato linea e nomi rispetto agli incontri bilaterali della settimana scorsa, noi di Italia Viva restiamo fermi sul valore dell’unità di tutta la coalizione che perseguiremo con ogni mezzo». Così il coordinamento regionale di Italia Viva dopo che la direzione Pd di oggi ha sfornato la candidatura a governatore di Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia e presidente Anci Marche. «Abbiamo avuto questo atteggiamento sin dall’inizio e lo avremo fino alla fine, senza nessun veto ma chiedendo forte discontinuità – prosegue Italia Viva -. Atteggiamento che ha unito tutti i possibili alleati al di fuori del Pd. Sulle novità in casa Pd aspettiamo notizie dal segretario del partito democratico Giovanni Gostoli, è lui il nostro interlocutore e con lui abbiamo preso impegni che ci aspettiamo siano rispettati. Il Pd ha tutto il diritto di riunire e deliberare con i suoi organismi, ma sia chiaro, per allearsi occorre rispetto reciproco e pari dignità. Non vogliamo regalare la nostra regione ai populisti, quindi ognuno si prenda le proprie responsabilità visto che nessuno può definirsi autosufficiente». Questa la presa di posizione dei renziani in vista della riunione di domani sera con le altre forze politiche che chiedono una candidatura civica: Articolo1, Azione, Diem 25, Italia in Comune, Le nostre Marche, +Europa e Uniti per le Marche (Psi, Verdi, Civici). Per il Pd il rischio spaccatura è concreto.
Intanto Angelo Sciapichetti, assessore regionale, su Facebook difende la scelta e l’operato del governatore uscente Luca Ceriscioli: «E’ stato capace di un gesto che in pochi avrebbero fatto: con grande generosità e senso di responsabilità ha lasciato il passo ad altri. Si è fatti da parte come volevano e speravano molti.Qualcuno dovrà ricredersi sulla dirittura morale e sulle capacità dell’uomo, qualche altro dovrà inventarsi un nuovo hobby non avendo più chi offendere, umiliare, delegittinare. Adesso non ci sono più alibi, avanti insieme verso la nuova stagione, ma il tempo come sempre è galantuomo».
Anche il senatore Francesco Verducci accoglie la scelta con soddisfazione: «Oggi il Pd ha dato prova di grande compattezza e spirito di squadra. Maurizio Mangialardi può aprire una nuova stagione per le Marche. Ha la forza e l’innovazione necessarie. Da sindaco e presidente Anci Marche ha la consapevolezza dei problemi e delle potenzialità dei nostri diversi territori. Serve costruire subito una progettualità che ridia fiducia alle categorie più esposte alle difficoltà, che coinvolga le energie trainanti della società marchigiana, che reinventi il nostro modello di sviluppo. La destra strumentalizza la paura, va sconfitta perché dannosa e inconcludente. Noi dobbiamo costruire per continuare a crescere. Il Pd non può abdicare al suo ruolo. Nella valorizzazione di tutti i movimenti civici e delle forze politiche che stanno lavorando a un nuovo progetto per le Marche, la proposta di Mangialardi deve allargare il campo e avere l’obiettivo di aggregare tutti quelli che si riconoscono nei valori e negli ideali dei riformisti e dei progressisti».
Nonostante i 35 voti favorevoli (2 contrari, 1 astenuto) nella direzione regionale di questa mattina (leggi il servizio), qualcuno storce il naso anche nel Pd. Come l’area di Base Riformista, i cui massimi esponenti sono la sottosegretaria Alessia Morani e il deputato Mario Morgoni. «Mangialardi non è la candidatura più competitiva che avevamo a disposizione – dichiara Morgoni a Cronache – e non ci mette al riparo rispetto al risultato finale, però rispetto l’indicazione della maggioranza. Resto convinto che la figura della Mancinelli fosse la più forte e convincente. Anche perché su Mangialardi gravano pendenze giudiziarie che di certo non aiuteranno in campagna elettorale. Comunque confido che con la coalizione si trovi l’indicazione di una candidatura più unitaria possibile, se dovesse essere Mangialardi la rispetterò. Ma se dovesse venire fuori un altro nome, magari civico, il Pd dovrà tenerne conto, perché un atto di forza sarebbe da irresponsabili». Tra i più critici l’ex assessore regionale Paolo Petrini che stamattina ha abbandonato il dibattito prima della votazione e ora sta pensando di auto-sospendersi dal partito.
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