di Federico Ameli
Con le stringenti disposizioni ministeriali per arginare la diffusione del Coronavirus, nella serata dell’11 marzo l’ultima ancora più severa, i cittadini sono stati chiamati a tante rinunce, seppure necessarie. Pub, cinema, palestre e luoghi di ritrovo di ogni genere sono stati costretti ad abbassare le saracinesche, mentre la popolazione è stata caldamente invitata a rimanere in casa il più possibile, nel tentativo di scongiurare ogni potenziale occasione di contagio. Fin qui tutto chiaro, ma il divieto assoluto di celebrare messa non scongiura certo il rischio che uno dei nostri cari possa venire a mancare: nessuno se lo augura, ci mancherebbe, ma per questioni come questa, purtroppo, non c’è legge umana che tenga.
Cosa cambia per i funerali da qui al prossimo 3 aprile? Per saperne di più abbiamo contattato alcune agenzie funebri del territorio, chiedendo se le istituzioni o eventualmente le diocesi avessero impartito loro disposizioni più o meno precise in merito. Pietro Damiani, titolare dell’omonima impresa ascolana, spazza subito via ogni dubbio. «C’è molta confusione e, non avendo ricevuto particolari indicazioni, stiamo procedendo autonomamente per gestire al meglio la situazione di emergenza. L’unica cosa certa, oltre alla sospensione delle celebrazioni in chiesa -afferma Damiani – è il divieto di trasporto delle salme entro le prime 24 ore dal decesso. A dirla tutta, pare che sia ancora possibile servirsi di strutture come la casa funeraria che solitamente mettiamo a disposizione dei nostri clienti, ma in queste circostanze abbiamo precauzionalmente deciso di sospendere il servizio».
Non sarà dunque possibile richiedere di far tornare a casa per un’ultima volta i propri cari dall’obitorio dell’ospedale, come confermatoci anche dai responsabili di altre imprese della vallata e in particolare dal titolare di un’altra agenzia funebre di Ascoli, che pur lamentando l’assenza di disposizioni mirate assicura che la legge del 2012 che fino a qualche giorno fa consentiva il trasporto delle salme al proprio domicilio sia stata sospesa nell’ottica di limitare al minimo gli spostamenti. «In un momento storico del genere – sostiene l’uomo – per svolgere un lavoro come il nostro c’è bisogno di precauzioni importanti, ma soprattutto di buonsenso». La veglia in casa resta vivamente sconsigliata e comunque limitata ai parenti più stretti nel rispetto delle vigenti norme igienico-sanitarie, con le funzioni religiose che, in assenza della canonica messa in chiesa, si limitano a una breve benedizione del feretro direttamente al cimitero da parte del sacerdote, con particolare attenzione riservata ovviamente al rispetto delle norme previste, onde evitare un pericoloso sovraffollamento di persone. A questo proposito, il titolare dell’agenzia aggiunge che «gli stessi sacerdoti, essendo perlopiù nella fascia d’età più a rischio, sono preoccupati per la situazione e stanno cercando di limitare in ogni modo le occasioni di contagio». Da ridurre al minimo indispensabile anche le composizioni floreali, categoricamente proibite in ospedale, così come i paramenti sacri e i canonici ornamenti funebri, a tutto vantaggio di un rito più intimo e meno sfarzoso, senza dubbio difficile da affrontare per chi non potrà assistere di persona alle esequie di un caro amico, ma quantomeno privo di quell’atmosfera sfarzosa che troppo spesso si respira in un momento così doloroso. Chi invece rimpiange il rito canonico dovrà tenere duro ancora per qualche settimana, un motivo in più per restare in casa evitando inutili rischi.
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