«Abbiamo evitato il collasso del sistema, le misure restrittive stanno funzionando, ed è ovvio che quando raggiungeremo un picco e il contagio comincerà a decrescere, almeno in percentuale, speriamo fra qualche giorno, non potremo tornare subito alla vita di prima. Al momento non è ragionevole dire di più, ma è chiaro che i provvedimenti che abbiamo preso, sia quello che ha chiuso molte delle attività aziendali e individuali del Paese, sia quello che riguarda la scuola, non potranno che essere prorogati alla scadenza».
Sono le parole del presidente del consiglio Giuseppe Conte, che finita in mattinata una riunione a Palazzo Chigi con gli altri ministri – alcuni collegati in videoconferenza, gli altri presenti, compreso lui, con mascherina e guanti – ha rilasciato alcune considerazioni sull’emergenza legata al diffondersi del Coronavirus.
«Bisogna usare il buonsenso e agire tutti con la massima consapevolezza – ha aggiunto– le sanzioni penali per chi trasgredisce ci sono e verranno applicate in modo severo e sono d’accordo con quei sindaci che hanno chiuso anche le ville e i parchi, una cosa è fare attività sportiva un’altra è trasformare i luoghi pubblici in punti di assembramento, cosa inammissibile. Al momento non sono previste altre misure restrittive di largo respiro, ma se non saranno rispettati i divieti dovremo agire».
Conte si è detto soddisfatto di quanto fatto finora per contenere la pandemia. «Noi siamo più che soddisfatti di tutti i passi compiuti sino ad ora – ha sottolineato – passi che si sono ispirati ad almeno quattro principi: trasparenza, perché non nascondiamo nulla ai cittadini, e chi lo fa in altri Paesi rischia di pentirsene amaramente; massimo rigore, perché non abbiamo sottovalutato nulla e assunto sempre gli scenari peggiori come indicatori; adeguatezza delle misure e infine proporzionalità, senza la quale gli italiani, abituati ad un grande individualismo e a radicate libertà civili, non avrebbero retto, visto che non siamo in Cina e non viviamo in uno Stato centralizzato».
Di sicuro, anche per le scuole, come per la trasformazione di un intero Paese in una «zona rossa, nei prossimi giorni – ha spiegato – prenderemo le scelte adeguate in base ai principi sopra esposti e come sempre sarà «determinante il parere degli scienziati, i migliori sul mercato e di cui ci stiamo avvalendo, visto che non rincorriamo i sondaggi ma abbiamo in qualche modo, doverosamente, ceduto il passo alla comunità scientifica, che in alcuni momenti della storia può anche guidare le decisioni politiche».
La riunione con i ministri e alcuni capi delegazione è stata fatta per attuare nel più breve tempo possibile le misure dell’ultimo decreto. Quei 25 miliardi di euro che in parte vanno al settore sanitario in parte a quello del mondo del lavoro, per puntellare sia il sistema ospedaliero che produttivo e che a quanto pare sarà seguito da almeno un altro decreto economico ad aprile. Ma il capo del Governo rivela anche che è in dirittura d’arrivo — «penso fra due settimane saremo pronti per firmarlo» — anche un altro decreto, quella leva di politica economica interna.
E anticipa: «Ci stiamo lavorando giorno e notte nonostante l’emergenza, sarà un’opera di sblocco di investimenti pubblici mai vista prima, per alcune decine di miliardi di euro, basti pensare a quello che hanno al momento bloccato due stazioni appaltanti come Anas e Rfi, non so dire al momento se saranno 50, o 70, o 100 miliardi di euro, ma di sicuro sarà il più grande provvedimento degli ultimi decenni in termini di semplificazione delle procedure e degli investimenti, una cosa che nessuno ha mai realizzato prima e di cui l’Italia ha un bisogno quasi disperato, oggi più che mai per immaginare almeno una ripresa robusta dopo la crisi da coronavirus, e per trasformare questa crisi in una virtù. Sarà la migliore reazione possibile – ha evidenziato il premier – che potremo dare ai mercati, un’accelerazione mai vista prima negli investimenti pubblici, un provvedimento molto forte su cui spero ci sarà la larga convergenza di tutte le forze politiche».
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