Massimo Loria era stato tra i primi medici del Piceno in pensione a rispondere all’appello di rientrare in servizio per l’emergenza Coronavirus, la burocrazia l’aveva bloccato. Invece i paletti posti per il limite di età sono stati rimossi e vista «la difficoltà di reperire personale medico e la indilazionabile necessità di assicurare le attività in situazione di emergenza da Covid-19», sono le motivazioni, l’ex primario del Pronto Soccorso dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli torna ad indossare il camice bianco per sei mesi.
La struttura complessa che comprende Pronto Soccorso e reparto di Medicina d’Urgenza di Ascoli sono stati designati per assistere pazienti dell’intera provincia in un percorso “pulito”, termine con cui si segna una netta distinzione tra casi sospetti o confermati di positività al Coronavirus e tutti gli altri. Eventuali promiscuità possono mettere a rischio il sistema. Resta il fatto però che i cittadini, vittime di un malore o un incidente, non sempre sono pienamente consapevoli di poter essere potenzialmente contagiati e il pre triage, un vero e proprio “posto di blocco” che devono superare prima di accedere all’interno del reparto, ha un ruolo fondamentale. Perchè il Coronavirus potrebbe essere dappertutto.
Di sicuro è all’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto, Covid Hospital, che si sta riempiendo anche per pazienti che arrivano da tutte le Marche. Tra degenze non critiche, in terapia intensiva o sub intensiva ci sono attualmente 51 ricoverati.
Loria si aggiunge agli altri colleghi rientrati in servizio che sono Riccardo Pela, ex primario di pneumologia e che segue il reparto ora spostato, Giorgio De Santis chirurgo messo a disposizione del Pronto Soccorso di Ascoli che, tra le altre difficoltà, è da tempo sotto organico di 4 unità, Giorgio Forlini e Giulio Filipponi, anestesisti rianimatori pure ex del “Mazzoni” di cui Forlini ha diretto il reparto (leggi qui).
Ci si affretta nell’Area Vasta 5 non solo a reperire medici e personale per il laboratorio di virologia, che tra breve dovrebbe entrare a regime e processare 800 tamponi in 24 ore. Un lavoro immane ma necessario, che ha aiutato a contenere il virus, tanto per fare un esempio, nel piccolo centro veneto di Vo’ Euganeo, una delle prime zone rosse.
E’ stato conferito l’incarico a tempo determinati a 3 dirigenti biologi di patologia clinica, risultati i primi in graduatoria del relativo avviso pubblico.
Sono stati nel frattempo acquistati monitor multiparametrici per le esigenze nuovo reparto di sub-intensiva, per una spesa di 118.000 euro e 6 ventilatori polmonari dal costo di oltre 17.000 euro ciascuno.
m.n.g.
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