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Quando ad essere contagiosa
è la solidarietà:
ecco come sono nate
3.000 mascherine

EMERGENZA CORONAVIRUS - Un circuito virtuoso dove hanno avuto la meglio disponibilità e altruismo. Dalle Suore Oblate fino al Gruppo Bucciarelli, da chi ha donato materiale tessile a chi lo ha lavorato a mano e poi consegnato
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Tutto è partito da una telefonata che richiedeva aiuto. Mancano i dispositivi di protezione per il personale sanitario dell’Ospedale Covid di San Benedetto e per le persone in situazione di disagio. Il tam tam prende vita. Si mette in moto la produzione tessile di mascherine lavabili e non certificate.

Al lavoro per produrre mascherine

Le prime ad essere coinvolte sono le Suore Oblate che stanno gestendo una progettualità sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno denominata “Laboratorio di frontiera” e che vede il coinvolgimento di donne in situazione di disagio nella produzione di capi tessili. Tramite la collaboratrice Francesca Mozzoni e con il coinvolgimento dell’Associazione Superfac di Spinetoli, contattano una dozzina di sarte del territorio, le quali a loro volta manifestano la propria gratuita disponibilità a produrre le mascherine.

Detto, fatto. La Congregazione delle Suore Oblate e l’Associazione Superfac hanno anche messo a disposizione risorse finanziare per acquistare le materie prime necessarie per realizzare i dispositivi di protezione. A seguire, sono stati contattati amici e conoscenti per fornire ulteriori preziosi supporti nella produzione di mascherine; in poco tempo si è generata una squadra di alto valore. Si è coinvolto Bruno Bucciarelli dell’omonimo Gruppo Bucciarelli Laboratorio analisi che ha fornito le istruzioni necessarie ed i modelli per procedere alla realizzazione delle mascherine ed ha dato la disponibilità sua e della propria impresa a procedere gratuitamente alla sterilizzazione delle mascherine. Alcuni imprenditori hanno donato materiale tessile, altri hanno venduto tessuto a prezzi competitivi.

Ma c’era uno scoglio importante da superare che era rappresentato dalla difficoltà di spostamento per la vigenza di un decreto ministeriale denominato “Resto a casa”. Ed è per questo motivo che si è immediatamente aggiunta alla squadra Albarosa Clerici presidente dell’Associazione Amici Disparati di Spinetoli e socia della ditta Gls con sede a Monteprandone che ha assicurato la logistica per la consegna dei tessuti garantendo un collegamento costante tra le parti in gioco. Alla squadra si è poi aggiunto un grande player del settore, Domenico Sacconi di Kiro, azienda produttrice di cashmere che ha partecipato alla realizzazione dei dispositivi di protezione mettendo in campo le proprie risorse e le competenze del settore e le capacità produttive. I tessuti sono stati consegnati dalla ditta Lom Fashion di Mancini.

Ma cosa ha generato tutta questa collaborazione? Banalmente si potrebbe dire che sono state prodotte e sterilizzate circa 3.000 mascherine lavabili ma nella realtà si è generata fiducia. E quando c’è la fiducia la comunità rinasce, cresce, ha il germe della generatività, diventa luogo di creatività. Le prime 800 mascherine sono state consegnate a Rosarno per proteggere i ragazzi coinvolti nella raccolta degli ortaggi; il tutto grazie all’incessante coinvolgimento di Lucia Mielli, operatrice sanitaria dell’Ospedale civile di San Benedetto del Tronto da sempre voce autorevole degli ultimi. Le prossime consegne verranno fatte alle forze dell’ordine fino ad aiutare gli operatori sanitari del territorio e le organizzazioni del terzo settore.

Hanno inoltre collaborato all’iniziativa le aziende G & C Industrial Provider Srl, Promotex di Antonio Gagliardi, Zallocco Srl, Bordoni Pierina Cappellificio, Italmont Srl, Acquaroli Srl, Loft Designer, Satec Srl, Eurografica di Carbonari Natalino, Mattioli Albino Srl.

Lavoro ultimato


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