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Coronavirus, Galanti (Pmia)
«I camionisti non sono untori»

ASCOLI - Parla il segretario nazionale dell'associazione delle imprese del trasporto: «Ci sono autisti che vivono per un mese nella cabina del camion. Diventa impossibile anche trovare aperti bagni e ristoranti. Senza il trasporto si ferma l'Italia». Avviato sondaggio anonimo tra i trasportatori
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di Renato Pierantozzi

Roberto Galanti

In attesa di app e screening di massa anche le associazioni di categoria si mobilitano per cercare di monitorare i contatti e tenere sotto controllo l’emergenza Covid-19 in modo anche di far ripartire l’economia. In prima linea ci sono le associazioni dei trasportatori come la Pmia (Piccole e medie imprese autotrasporto) guidata a livello nazionale dall’ascolano Roberto Galanti.

«Siamo partiti nelle 30 province dove siamo rappresentati – dice a proposito dell’indagine – coinvolgendo in modo anonimo circa 2000 persone. Non si tratta di dati ufficiali, ma anche noi vogliamo avere un po’ il quadro della situazione cercando di dare un mano ai ricercatori visto che non penso che si riusciranno a fare 60 milioni di tamponi o di esami». Nei giorni scorsi proprio un’indagine scientifica aveva ipotizzato una propagazione del virus lungo le direttrici di traffico più intese come quelle del Nord Italia fino all’Emilia utilizzando anche i mezzi pesanti. Una ipotesi che ha scatenato un’ondata di roventi polemiche tra gli addetti ai lavori.

«Non siamo “attapirati” – risponde Galanti – ma molto preoccupati di fronte magari a sintesi e semplificazioni. I Tir hanno garantito e stanno garantendo la tenuta di comparti strategici come l’alimentare, solo per citarne uno, e chiediamo che si cancelli l’idea pregiudizievole del trasportatore “untore” (e sono diversi gli episodi spiacevoli, registrati in questo senso) e si lavori insieme per la reale sicurezza collettiva».

Galanti non nasconde le difficoltà del settore. «Tutto passa per il trasporto su “gomma” – dice – dai carburanti al cibo, ma nessuno ci sta aiutando. Gli autisti restano anche un mese fuori casa vivendo in cabine per non mettere a rischio le proprie famiglie. Non abbiamo chiesto o ricevuto ringraziamenti, non abbiamo avuto alcun aiuto nemmeno nella logistica, nulla che potesse far sentire anche solo la vicinanza del Paese alle nostre imprese. Ma ora, al mondo della ricerca e a chi gestisce l’emergenza covid 19, poniamo alcune domande a tutela della sicurezza e della professionalità della categoria».

Che cosa chiedete in particolare? «Qualcuno – prosegue Galanti – ha verificato quanti contagi ci sono tra gli trasportatori? Quanti sono i dipendenti dei supermercati addetti alla ricezione delle merci che sono stati contagiati dai trasportatori? Quanti e quali sono gli autotrasportatori che oltre a viaggiare in ambito nazionale, hanno fatto trasporti negli altri Paesi? Quante famiglie di trasportatori risultano contagiate? Con quante persone e con chi gli autotrasportatori hanno avuto necessari contatti di lavoro? Quanti sono i trasportatori che sono stati controllati con tamponi? In riferimento alla ipotesi di mappatura dei contagi, si sono attivate le eventuali misure straordinarie di contenimento?».

Galanti è anche console onorario della Moldova per Marche e Abruzzo. «Molti sono andati via dall’Italia – conclude – per chi è rimasto senza lavoro mi sto mobilitando, anche personalmente, per aiutarli».

 


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