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Pazienti Covid o sospetti:
assistiti a distanza,
rassicurati come in ambulatorio

EMERGENZA CORONAVIRUS - Italo Paolini, medico di famiglie e coordinatore delle Usca, spiega l'importanza ma anche l'efficacia della gestione domiciliare dei positivi o sospetti. E racconta il suo metodo. L'obiettivo è quello di offrire le migliori cure, limitando il rischio che i professionisti diventino potenziali untori per gli altri assistiti 
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Sempre meno contagi da Coronavirus, zero per il quarto giorno consecutivo nel Piceno, mentre si riduce anche il ricorso alle strutture ospedaliere, alle terapie intensive sopratutto. Un trend innescato dal lockdown, di cui si stanno vedendo gli effetti.

Ma anche dimostrazione che il sistema sanitario risulta più preparato ad affrontare le conseguenze dell’emergenza che tra un po’, ci si augura, non sarà più tale.

L’obiettivo, che è anche della sperimentazione con l’idrossiclorichina, autorizzata dall’Aifa ma nata da un’intuizione del dottor Procolo Marchese e dall’equipe del reparto di Cardiologia del “Mazzoni” di Ascoli, è quello di contrastare, o scoprire, precocemente gli effetti del Covid, prima che ci sia bisogno del ricovero. E, nello stesso tempo, di limitare il contagio anche tra gli operatori sanitari e medici di famiglia ma non a discapito dell’efficacia delle cure.

Ruolo centrale in questa sfida (a prescindere dallo studio clinico al quale il medico potrà deciderà se aderire o meno),  sono le Usca, unità speciali di continuità assistenziale. Da tre settimane ormai, 7 giorni su 7 alle 8 alle 20, task force composte da medico e infermiere o due medici si alternano nel seguire a domicilio pazienti Covid o sospetti. 

Le Usca sono attivate dai coordinatori “senior”, medici di famiglia con almeno 10 anni di attività, su chiamata del medico di famiglia o pediatra di libera scelta del paziente Covid o sospetto.

I medici di “Una mela al giorno”, trasmissione radiofonica di Radio Ascoli, con il dottor Italo Paolini

Uno di loro è Italo Paolini, medico di medicina generale di Arquata del Tronto.

«Al coordinatore spetta il compito intanto di verificare la rispondenza tra la richiesta e i criteri di attivazione delle Usca. Se c’è, si fa uscire la squadra, appositamente formata e dotata di adeguati dispositivi di protezione individuale, ma anche di saturimetro ed ecografo palmare. In media le uscite sono 1 o 2 al giorno. Le richieste sono molte di più, soprattutto per casi sospetti».

Quando il paziente è stato preso in carico, parte l’attività delle Usca con il monitoraggio telefonico e, sempre che non ce ne sia bisogno prima, di visite programmate. Il coordinatore non fa visite a domicilio, anche per ridurre il rischio di contagio per sè stessi ma soprattutto per evitare di diventare potenziali “untori” degli altri assistiti che continua a seguire sul territorio.

Il saturimetro (pulsossimetro)

«Ciascun medico senior stabilisce le modalità di gestione a distanza dei pazienti. Nel mio caso li contatto con consulti telefonici o audiovisivi 2 volte al giorno. Per rendere tutto più semplice ho dotato i pazienti di un video esplicativo. Il video consulto permette la valutazione clinica, e valutare un eventuale peggioramento anche dai movimenti o dal colore della cute. Ha poi l’effetto di rassicurare il paziente stemperando eventuali ansie. A mio pare nella vita ciò che più spaventa è l’incertezza.

Nella chiamata chiedo la temperatura, la frequenza cardiaca e respiratoria, pressione e saturazione arteriosa, con il saturimetro, sia a riposo che dopo una camminata di 6 minuti. Se ritengo che ci sia bisogno di un’ecografia rimando alle Usca».

Come rispondono i pazienti alle visite a distanza?

«Si sentono seguiti. E sono bravissimi nell’attuare i controlli e a riferire. Nel caso di anziani, c’è il familiare preparato anche nel mantenimento della distanza di sicurezza e nell’uso delle protezioni. E’ importante anche valutare anche il quadro familiare in cui avviene la gestione a distanza. Capire se c’è la disponibilità di un familiare per l’assistenza, e secondo regole di prevenzione efficaci, ma anche se ci sono soggetti a rischio a contatto con i malati ».

Da senior, un commento sui colleghi delle Usca?

«Ce ne sono 11 nel distretto di Ascoli. Sono giovani, volenterosi e preparati. Vederli all’opera mi fa allargare il cuore alla speranza per il futuro della professione medica».

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