di Maria Nerina Galiè
Si sa ancora poco sui gusti e le abitudini del Coronavirus, ma sembra gradire poco i bambini. In Italia solo l’1% della popolazione da 0 a 18 anni ha contratto la malattia, il 2% in Cina.
Se i minori fossero stati i prediletti del Covid, l’impatto sociale della pandemia sarebbe stato, se possibile, ancora più devastante.
«Almeno questo virus sta risparmiando il futuro. Ricordo da ragazzo, che una dottoressa raccontava dell’epidemia di poliomielite, che ha mietuto vittime soprattutto tra i bambini», ha raccontato il dottor Ermanno Ruffini, primario di Pediatria e Neonatologia dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli,
Dottore, perché il Coronavirus non “ama” i più giovani?
«Sono due le ipotesi più accreditate. Una è che nei bambini il recettore Ace 2, al quale si lega il virus per entrare nelle cellule umane, è meno affine al virus».
La seconda teoria?
«Dice che il bambino ha una riposta immunitaria innata d’intensità inferiore, quindi i sintomi della malattia sono meno gravi. Nella maggior parte dei casi inesistenti. Negli adulti la reazione degli anticorpi è più vigorosa, infatti nella cura si fa largo uso di antinfiammatori».
Ma non per questo i piccoli sono esenti dalle restrizioni previste per gli adulti. Soprattutto adesso che ci si avvicina alla “Fase 2”.
«Possono essere veicoli del virus e contagiare gli adulti. I nonni ad esempio. I genitori devono essere attenti a far indossare loro la mascherina e abituarli a seguire le regole igieniche e di distanziamento».
La Pediatria diretta dal dottor Ruffini dal 22 marzo ospita l’analogo reparto del “Madonna del Soccorso” di San Benedetto, trasformato in Covid.
E’ aumentato il lavoro?
«Gli accessi da Pronto Soccorso si sono ridotti drasticamente. Sia per paura di infettarsi che per prudenza. Ora abbiamo 5 piccoli al nido e 4 in patologia neonatale. In pediatria ce ne sono 3. In questi casi si tratta di ricoveri necessari ed anche piuttosto lunghi. Sono capitati carditi reumatiche, pertosse o polmoniti».
Con la polmonite è scattato il sospetto di Covid?
«Il nostro protocollo prevede di sottoporre a tampone tutti coloro che si presentano al pronto soccorso con febbre, tosse e difficoltà respiratorie. Se si tratta di minori siamo noi della pediatria a scendere al Pronto Soccorso per il consulto, bardati con tutti i dispositivi di protezione individuale. Abbiamo fatto fare il test al 40% dei ricoverati in Pediatria. Tutti negativi. Certo non lo abbiamo richiesto per i bambini portati con traumi, ne abbiamo ricoverati 7 in quest’ultimo periodo».
Poiché, gli «ospedali sono fonte di cura ma possono esserlo anche di contagio», per dirla con il dottor Ruffini, i pediatri di libera scelta hanno un ruolo fondamentale in questa fase della pandemia, nella quale si cerca di tenere il più possibile i piccoli pazienti lontani dalle strutture sanitarie.
«I pediatri stanno svolgendo un grande lavoro sul territorio – precisa il primario di Pediatria – e sono costantemente in contatto con l’ospedale. Il coordinamento tra territorio e ospedale rende la risposta all’utente ancora più funzionale. C’è da dire che parte del loro impegno sta nel gestire le ansie dei genitori, che però adesso soccombono di fronte alla paura del Coronavirus. Riteniamo che nella “Fase 2” ci riavvicineremo ai numeri di prima della pandemia».
Che ne pensa del divieto di tornare a scuola?
«Sono d’accordo. Basta vedere che l’influenza stagionale, che era alla coda quando è stato imposto il lockdown, si è bloccata.Quando ricomincerà la scuola, dovrà avvenire con tutte le precauzioni, a partire dal distanziamento. Impensabile fare classi numerose».
Anche il Punto Nascita del “Mazzoni”, diretto dal dottor Andrea Chiari, ha momentaneamente accorpato quello di San Benedetto, registrando dal 22 marzo 110 nascite.
Dottor Ruffini, ci sono stati casi sospetti Covid tra le partorienti?
«Si, due e le abbiamo trasferite all’ospedale di Civitanova. Una era realmente positiva, ma il bambino no. L’altra era negativa».
Cosa prevedono i protocolli per le neo mamme contagiate, vengono tenute lontano dai piccoli?
«Se le mamme stanno bene tengono il bambino vicino. Tra loro c’è un separatore. Possono anche allattare perchè il latte materno non trasmette il virus».
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