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“Fase 2”, possibile anticipazione
delle celebrazioni religiose
Don Tanchi: «La messa manca
ai fedeli e a noi»

EMERGENZA CORNAVIRUS - Il priore di Mozzano torna sull'argomento che ha diviso Governo e Cei dopo l'annuncio del premier Conte di voler riaprire le chiese a giugno. Il vescovo di Ascoli, Giovanni D'Ercole, dall'inizio dell'emergenza si riunisce tre volte alla settimana in videochat con i parroci
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Il vescovo di Ascoli Giovanni D’Ercole prega nella cripta (Foto Vagnoni)

di Angelo Camaiani

Si calmano le acque nella Diocesi ascolana dopo le esternazioni a caldo del vescovo di Ascoli, monsignor Giovanni D’Ercole, che proprio stamattina ha diramato un comunicato stampa attraverso il quale ha voluto smorzare toni e polemiche sulla decisione del presidente Giuseppe Conte di vietare la celebrazione della santa messa anche nella “Fase 2” dell’emergenza Coronavirus fino al mese di giugno, anche se poi sembra che il Governo stia rivalutando una riapertura più repentina.

Si parla dell’11 maggio per le messe all’aperto e del 25 maggio per il rientro in chiesa, ma dipende tutto dall’andamento del contagio.

Il fatto di poter salire su un pullman al massimo 16 persone alla volta o poter tornare a passeggiare nei parchi, ad esempio, sono state decisioni mal digerite non solo dal nostro vescovo ma anche da tanti altri prelati di tutta Italia, ritrovarsi all’ultimo posto della “classifica” delle attività cosiddette primarie non è stata una cosa gradevole.

La parrocchia di Mozzano

«Una chiesa ultima va bene lo stesso – ha tenuto a precisare don Andrea Tanchi, priore della parrocchia di Mozzano – perché vuol dire che prima o poi torneremo primi grazie all’aiuto di nostro Signore che ci sta accompagnando dall’inizio di questo periodo storico per la nostra comunità, per la nostra vita ma grazie anche al Governo che sta rivalutando la possibilità di una riapertura a breve senza aspettare giugno».

Il lavoro dei sacerdoti in questo momento particolare non si è fermato mai un giorno, lo stesso monsignor D’Ercole, tre volte alla settimana, si “riunisce” in una videochat con tutti gli altri sacerdoti della Diocesi per affrontare i temi del giorno ed organizzarsi al meglio per quello che sarà il dopo virus, ma quello che manca di più ai fedeli e ai sacerdoti è la celebrazione della messa.

«Nessuno si è mai fermato – ha detto don Andrea – ognuno di noi ha continuato nella propria attività, siamo sempre in contatto con il nostro vescovo e abbiamo aumentato il ritmo delle riunioni proprio per evitare di farci trovare impreparati.

In effetti, la santa messa manca a noi e ai nostri fedeli ma io non ho mai smesso di celebrarla nella mia parrocchia, tutti i giorni alle 17 e la domenica alle 11,30, anche se completamente da solo.

Ma voglio dire di più, la domenica c’è qualche fedele che viene davanti al sagrato, nella piazzetta di Mozzano ad ascoltarla attraverso la struttura audio che abbiamo in chiesa, beh ti assicuro che al termine della celebrazione è come se sentissi il calore umano addosso a me nonostante il vuoto e il silenzio assordante».

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