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Ojetti replica a Canzian:
«La provocazione del vescovo
ha ottenuto effetti»

ASCOLI - Chiese aperte o chiuse. Il medico ed ex consigliere comunale replica al collega che aveva preso posizione: «In un momento dove si programmano le riprese delle attività, non è lecito da parte della Chiesa chiedere la riapertura dei luoghi di culto?»
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di Stefano Ojetti

(medico ed ex consigliere comunale)

Egregio collega dott Antonio Canzian, ho letto con interesse i suoi rilievi relativi a quanto recentemente affermato da Sua Eccellenza mons. Giovanni D’Ercole vescovo di Ascoli Piceno che definire irriguardosi – Arroganza – Protervia – Superficialità – ,ancor più se pronunciati da un rappresentante istituzionale nei confronti di un alto Prelato, sarebbe un eufemismo. 

Stefano Ojetti

Le premetto che precorrendo i tempi in data 17 febbraio mi rivolgevo alle Autorità ecclesiastiche competenti consigliando circa l’opportunità di sospendere il “segno della pace” nelle funzioni religiose questo per esplicitarle quello che è il mio pensiero riguardo alla necesità di circoscrivere il Covid-19.

Mi sarei aspettato però che altrettanto zelo mostrato in queste sue affermazioni nei riguardi di Sua Eccellenza lo avesse manifestato anche prima, magari denunciando il ritardo di circa un mese e mezzo intercorso dalla data del 31 gennaio, in cui si è dichiarato lo stato di emergenza, e dell’ 11 marzo data in cui è stato dichiarato lo stato di quarantena o ancora avesse posto la questione dei  150 colleghi deceduti perchè  mandati in prima linea spesso senza adeguati presidi terapeutici atti a salvaguardarne l’incolumità personale.

Antonio Canzan

E su questo aspetto ci sarebbe parecchio da dire anche anche in riferimento al “comitato scientifico” che ha affermato  dapprima che ci si trovava di fronte ad una banale influenza non contagiosa salvo poi smentirlo, che le mascherine servivano solo per i contagiati per non propagare la malattia per poi renderle obbligatorie per tutti, ed in questo contesto abbiamo assistito ad un fiorire di scienziati e virologi per la maggior parte sconosciuti fino al giorno prima.

Non mi risulta però abbia posto altrettanta attenzione in positivo nei confronti  di mons. D’Ercole quando ha fondato il Polo di Accoglienza e Solidarieta che assicura 100 pasti al giorno ai bisognosi con annesso centro diurno, dove è possibile usufruire anche di una doccia e di abiti puliti o quando è stato tra i pochi religiosi  in campo nazionale che ha accolto l’invito di Papa Francesco ospitando in curia cinque ragazzi di colore che non avevano alcuna collocazione.

In  un momento dove i fumatori possono provvedere ai loro bisogni, dove si programmano tutte le riprese delle attività, dove addirittura si riaprono  le agenzie per il gioco, non è lecito da parte della chiesa e nella fattispecie di un vescovo chiedere la riapertura dei luoghi di culto? ” Sileant chatholici in munere alieno” (tacciano i cattolici in faccende che non li riguardano).

Ed è proprio questo il punto. Esistono esigenze materiali che vanno giustamente soddisfatte ma esistono anche esigenze spirituali che non si possono sottovalutare o peggio disconoscere. Viviamo un momento di grande angoscia dove per due mesi si è stati relegati in casa e dove non tutti possono usufruire di spazi adeguati, con la preoccupazione per molti di avere problemi di sostentamento, con la paura di non poter riprendere il proprio lavoro e quindi di trovarsi dall’oggi al domani  in uno stato di povertà.

Il vescovo Giovanni D’Ercole

E’ proprio in questi momenti che il “Credere“, il poter ascoltare la parola di Dio , il poter avvicinarsi all’Eucarestia rappresentano per i cristiani valori che, nell’ambito di una giusta programmazione e rispetto delle regole , lo Stato non può  negare. E a tale proposito vale qui la pena di ricordare l’art. 7 della Costituzione che dice testualmente : “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani…..”.

Sua Eccellenza da buon comunicatore ed esperto del settore altro non ha fatto che agire attraverso una provocazione che certamente ha ottenuto i suoi effetti, come dimostrano le oltre 200.000 visualizzazione del suo video divenuto virale e le interviste fattegli dalle maggiori tv nazionali. Il risultato è che oggi si parla di riaprire le chiese al culto dei fedeli  probabilmente il 10 maggio, ovviamente con le massime e dovute precauzioni. E poi  altro non ha fatto che ribadire ciò che il giorno prima era stato detto attraverso un documento ufficiale dalla Cei, “I Vescovi Italiani non possono accettare di veder compromesso l’esercizio della libertà di culto“, ribadito peraltro ieri sera anche dallo stesso  cardinale Camillo Ruini. Un cordiale saluto.

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