di Maria Nerina Galiè
Alla vigilia della Fase 2 anche nell’Area Vasta 5, quartier generale della lotta contro il Coronavirus, è tutto pronto per un graduale ritorno alla “normalità”, parola che si sussurra, timidamente. Perché nessuno, adesso, è in grado di prevedere l’andamento della pandemia.
Non mostra incertezze invece Diana Sansoni, direttore del presidio unico ospedaliero del Piceno, nel fare un bilancio sulla gestione dell’emergenza Coronavirus negli ospedali del Piceno.
«Le tre “vecchie streghe” io, Nespeca e Picciotti hanno avuto la meglio di fronte al rischio che ospedali e Rsa diventassero moltiplicatori dell’infezione».
Nell’appellativo apparentemente irriverente c’è invece tutta la stima della Sansoni per le colleghe, Maria Teresa Nespeca e Giovanna Picciotti, direttrici rispettivamente dei Distretti di Ascoli e San Benedetto.
«Il tampone si fa a tutti, indistintamente, prima di entrare nei reparti. Poi, siamo gli unici nelle Marche, ad aver imposto la Tac obbligatoria di un paziente sospetto, anche se negativo al tampone prima del ricovero. E il Bal, il lavaggio bronchiale se la Tac è “significativa”.
Inoltre abbiamo adottato una prassi semplicissima, mettere la mascherina chirurgica a tutti i pazienti. Per proteggere chi li assiste da un eventuale contagio. Sembra un’ovvietà? Non è così scontato utilizzarla. Invece funziona».
La Sansoni parla confortata da esempi, sulla buona gestione, raccontando un caso recente.
«Il giorno di Pasqua è arrivato al “Mazzoni” un paziente apparentemente non sospetto. Senza febbre, con problemi oncologici.
Per le sue condizioni generali lo dovevamo ricoverare in Nefrologia e quindi è scattato l’obbligo del tampone. Positivo. Il paziente è stato trasferito a San Benedetto dove poi purtroppo è deceduto. Nessuno però in ospedale è stato coinvolto con il virus».
Due mesi di trincea negli ospedali piceni, per Diana Sansoni e per il personale che gestisce.
Con 14 contagiati tra i dipendenti dell’Area Vasta 5 su oltre 2.000 persone.
Uno scenario comunque ben diverso da quello di altre province, anche delle Marche.
«Solo due operatori sanitari si sono ammalati assistendo pazienti, per di più arrivati da altri ospedali. Uno da Fermo nella Rianimazione di Ascoli, con diagnosi di negatività. L’altro durante un trasporto da Teramo. Questo ha generato qualche altro caso di contagio tra colleghi, ma nell’ordine di 1 o 2.
Altri si sono contagiati fuori, così come gli amministrativi».
E’ stata tenuta altissima la guardia negli ospedali. Il Covid di San Benedetto, ma anche il no Covid di Ascoli.
«Sono molto soddisfatta e, sebbene con occhi aperti su quello che ci riserverà il futuro, voglio godermi questo momento e concedermi alla speranza».
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