Il Coronavirus fa meno paura perchè ha perso la sua virulenza. E’ quanto sta emergendo dagli esami dei tamponi eseguiti nelle ultime settimane nel laboratorio di Biologia Molecolare dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli.
Un ulteriore riprova sta nel fatto che «sporadicamente, da qualche tempo, troviamo positivi al tampone pazienti del tutto asintomatici e che fanno ricorso al Pronto Soccorso, sia di Ascoli che di San Benedetto, per i motivi più disparati», ha raccontato Diana Sansoni, direttore del presidio unico ospedaliero dell’Area Vasta 5.
Uno di questi è la tredicesima vittima del Piceno, l’uomo di 88 anni di San Benedetto deceduto il 4 maggio e registrato dal Gores il 5, come deceduto a San Benedetto. Ma al “Madonna del Soccorso” in quella data non ci sono state vittime.
Era stato trasportato al Pronto Soccorso del “Mazzoni” di Ascoli per un trauma domestico.
Come è ormai di prassi, tutti i pazienti prima di entrare nei reparti ospedalieri, pure se non hanno sintomi riconducibili al Coronavirus, vengono sottoposti a tampone.
Nel caso in questione, l’uomo era in gravi condizioni e assistito con tutte le cure dovute nell’area separata del Pronto Soccorso, predisposta per i pazienti di cui non si ha la certezza della negatività. E’ deceduto prima che si conoscesse l’esito dell’esame. Era positivo.
«In queste situazioni – ha spiegato Cesare Milani, direttore di Area Vasta 5 – il personale sanitario è dotato di tutti i presidi di sicurezza individuale, però sono fasi concitate. La vita del paziente viene prima di tutto».
C’è stata quindi preoccupazione tra gli operatori?
«C’è stata da parte di tutti. Tenere pulito il Pronto Soccorso di Ascoli è sempre stata una nostra priorità. Ed i sistemi hanno funzionato fino ad ora. Però si sa che in questo lavoro ci sono dei pericoli».
Nelle 24 ore successive tutti gli operatori che hanno avuto contatti con il paziente sono stati sottoposti a tampone. Il dottor Fortunato: «Sono risultati negativi».
«La salma – ha sottolineato Diana Sansoni – è stata trattata come impone la procedura per un caso Covid. Nel momento del decesso non si conosceva l’esito del tampone e il dubbio è d’obbligo».
m.n.g.
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