di Luca Capponi
Un tunnel in cui c’è poca, pochissima luce. Eppure di soluzioni, per le scuole di musica, ce ne sarebbero. Gli spazi anzitutto, che nella maggior parte dei casi sono molto grandi. E poi il fatto che il 90% delle lezioni che vi si tiene è di natura individuale. Insomma, il minimo richiesto per far fronte al Coronavirus. «Però di noi nessuno parla, c’è una nebulosa attorno alla nostra attività e nessuno sa dirci niente, nonostante siamo pronti da tempo a ripartire con tutte le misure di sicurezza» è l’amaro commento di Emiliano D’Auria, direttore del Cotton Lab.
«La nostra attività si basa su lezioni individuali, con la possibilità di mantenere ampliamente le distanze previste dalla legge -conferma Fabio Ercoli de LeArti-. Sono stati già adottati tutti i sistemi di sicurezza e prevenzione richiesti dal Ministero che consentiranno sia agli allievi che ai docenti di stare a scuola con la massima tranquillità. Attendiamo fiduciosi un decreto regionale che faccia chiarezza sulla nostra categoria e su alcuni aspetti non espressamente individuati nel decreto del 26 aprile. Sono in costante contatto con il sindaco Fioravanti con il quale stiamo cercando di capire, coordinati dalla Regione, la data di ripartenza delle nostre attività, mi auguro sia il prima possibile».
«Fuori da ogni retorica il danno maggiore è il non poter fare musica con i nostri allievi -continua Ercoli-. Mentirei se non menzionassi anche i danni economici provocati dal lockdown dovuto al Covid 19. Mi preme comunque ricordare l’importanza della tutela della nostra attività artistica magari non tra le prime considerate dal punto di vista economico ma essenziale per un accrescimento culturale, sociale e lavorativo. Di natura sono una persona ottimista e sono convinto che il mondo della cultura tornerà a breve ad essere quello di prima anzi ancora migliore».
Le perdite, come accennato da Ercoli, ci sono e sono ingenti, nonostante molte delle tante scuole presenti sul territorio Piceno abbiano cercato di organizzarsi coi corsi online. «Non nascondo la mia forte preoccupazione -continua D’Auria-. Le gestione di una scuola come la nostra è molto costosa e se non ci sono entrate diventa molto dura andare avanti in mezzo a tante incognite, senza ossigeno». Ad aggravare la situazione del Cotton anche la sospensione della stagione concertistica del Jazz Club che quest’anno tagliava i 30 gloriosi anni di attività live. Un perdita per tutto il territorio, essendo il Cotton l’unico luogo rimasto ad organizzare concerti con star nazionali ed internazionali non solo del jazz.
Cedere ora, però, non lo vuole nessuno. E si prova a guardare oltre. «La ripartenza sarà ovviamente delicata soprattutto dal punto organizzativo -ribadisce Ercoli-. La segreteria e gli insegnanti dovranno fare un grande lavoro per organizzare orari che sono stati stravolti dalle video lezioni che fanno i ragazzi con la scuola pubblica e paritaria, ma di sicuro troveremo delle soluzioni per andare incontro ai ragazzi e alle famiglie, magari optando per lezioni on line e/o in sede in attesa di un ritorno alla totale normalità da settembre».
Scuole di danza, si guarda al futuro tra incertezze e speranze: «Torneremo a ballare insieme»
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati