di Luca Capponi
C’è una luce in fondo al tunnel. Fare in modo che non si spenga è un dovere di tutti. Dal primo all’ultimo. Fuori dalla retorica e dal buonismo di facciata. Il Piceno, come il resto d’Italia, prova per l’ennesima volta in pochi anni a ripartire. Stavolta dopo una pandemia. Arrivata dopo una serie infinita di terremoti. Il lockdown è finito. La lotta, no.
Ma il punto non è questo. Il punto è: usare la testa. Nessuno ha intenzione di ergersi a paladino del sapersi comportare. E tutti sanno quanta fatica si è fatta e quanta ancora se ne farà. Gente, tanta, senza lavoro, che in questi mesi ha perso troppo. Attività commerciali in ginocchio. Incognite sul futuro. Tenuta mentale di molti messa a dura prova. Socialità ed aggregazione quasi sparite. E’ un mondo diverso, quello del Covid. Occorre farci i conti finchè non sarà finita.
Anche se le “attenuanti” ci sono. E tutte comprensibili. La voglia di uscire, la frustazione maturata da inizio marzo, la difficoltà nel rapportarsi con gli altri. Facce di una medaglia che da un lato, giustamente, inducono anche chi ha il dovere di controllare a un certo tipo di elasticità. Ma che non possono e non devono sfociare nel “libera tutti” selvaggio e indiscriminato. Una frase che non suona nuova, ma che giova ripetere.
Due esempi. Il lungomare di San Benedetto affollato. Bene, fa piacere, ma in troppi senza protezione laddove le distanze non lo permettono. In troppi. Stesso discorso ad Ascoli, dove durante la serata di domenica soprattutto, in centro storico, non sono sfuggiti alcuni assembramenti, diciamo così, poco ortodossi. Rue del centro in cui ci si è trovati a festeggiare la ritrovata libertà (ben vengano le feste) ma con una certa distrazione in quanto, e siamo sempre da capo, a distanze e dispositivi di protezione.
Dalla caccia all’untore di qualche settimana fa, con i più intransigenti pronti a segnalare e bacchettare anche il minimo spostamento (altrui), fino a scene di “lassismo” completamente agli antipodi. Ma il virus esiste ancora. E’ bene tenerlo a mente. E anche se i volti sono coperti dalle mascherine, l’importante resta sempre non perdere la faccia.
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