di Luca Patrassi
Due negazioni affermano, è anche una regola matematica e quando si parla di matematica – non ce ne vogliano alcuni democrat #nopanico di Pesaro – incombe il governatore della Regione Marche, Luca Ceriscioli. Si ricandida o no Ceriscioli alla guida delle Marche? No ed ancora no. Ceriscioli lo ribadisce ad ogni occasione ed anche ieri ha avuto modo di affermarlo, solo che oramai siamo ben oltre la doppia negazione.
«La scelta l’ho fatta cercando di costruire così l’unità» rileva Ceriscioli riferendosi alla candidatura a governatore di Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia e presidente Anci Marche. Nonostante le indicazioni di molti dei governatori delle Regioni interessate al prossimo voto (Lombardia, Veneto, Campania, Puglia e Marche tra gli altri) il governo non sembra voler raccogliere la proposta di andare al voto in estate, a luglio, preferendo arrivarci con calma ad ottobre. Il picco di popolarità di cui sta godendo in questa fase emergenziale il governatore Luca Ceriscioli fa pensare molti – anche all’interno del Pd – che la candidatura bis del presidente uscente possa essere la carta migliore di cui dispone ora il centrosinistra per tentare di vincere le elezioni.
Ceriscioli, però, continua a negare e a smentire una simile eventualità: si gode la popolarità e aspetta. Magari non sarà nella posizione di quello che attende il passaggio del “nemico” seduto sulla sponda del fiume, ma di sicuro Ceriscioli non ha in mente alcuna mossa a breve termine, semplicemente si può permettere il lusso di attendere quelle degli altri. Si fosse votato a luglio, era chiaro che la posizione di Ceriscioli sarebbe stata ancora più forte ma non è detto che per ottobre la musica cambi. Vero è che in politica tre o quattro mesi sono un’eternità, un tempo sufficiente per far cambiare sentimenti all’opinione pubblica e ribaltare intenzioni di voto, dunque partita aperta.
La posizione di Ceriscioli, comunque, è sicuramente molto più forte di quanto non lo sia stata prima dell’emergenza corona virus ed ora quanti attaccavano il governatore, anche all’interno del Pd, sono costretti ad apparizioni lampo per poi battere in ritirata. Accade così dalla famosa ordinanza del governatore Ceriscioli di chiusura delle scuole con ricorso al tar del governo e le conseguenti spillette #nopanico di alcuni sindaci dem che hanno punto chi le ha indossate. Oggi Ceriscioli si dimostra più interessato alla curva dei contagi che non a quella dei sondaggi e continua a dire che non si candiderà: paradossalmente il problema, in casa Pd, potrebbe essere di chi finora gli ha fatto la “caccia” pur di estrometterlo.
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